Ticino

Sciare non è più uno sport per ricchi

Abbattuti i prezzi delle tessere stagionali per gli impianti di risalita ticinesi: «Siamo più a buon mercato dell'Italia»
Questo inverno sciare sarà meno costoso in Ticino. (FOTO CHIARA ZOCCHETTI)
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
27.10.2024 06:00

Sciare non è più uno sport per tutte le tasche. Anche se forse non lo è mai stato veramente visti i costi dell’attrezzatura, degli impianti di risalita, degli spostamenti per raggiungere le località di montagna e dei pasti che bisogna calcolare se si sta tutto il giorno sulle piste. Soprattutto se questi costi vanno moltiplicati per i componenti di una famiglia. Forse anche per questo in Ticino si sono unite le forze per abbassare i prezzi degli abbonamenti stagionali, attirare sciatori e ridare slancio agli impianti di risalita, dal più piccolo al più grande. Ticinopass, questo il nome della tessera presentata negli scorsi giorni che si pone come obiettivo quello di rendere meno costoso lo svago sulle piste di cinque località montane della Svizzera italiana (Airolo, Bosco Gurin, Carì, Campo Blenio e Nara) e offrire agevolazioni e sconti anche in altre destinazioni cantonali, grigionesi, urane e vallesane. L’idea, in futuro, è anche quella di promuovere il turismo in montagna tutto l‘anno. «I nostri prezzi sono attrattivi anche nei confronti delle vicine località italiane in Valtellina e Valle d’Aosta», ci tiene a precisare Paolo Cortelazzi, direttore della società ticinopass. Che aggiunge. «Se confrontate con le tariffe della Svizzera interna allora i nostri prodotti sono anche tre volte meno cari». E in effetti, confrontando i costi, sciare in Ticino sarà più conveniente che altrove. Nella Svizzera centrale, ad esempio, un adulto arriva a spendere quasi 1’200 franchi per una stagionale, in Engadina 730, a Verbier più di 1’400, in alta Valtellina 990 euro, in Ticino tra i 4 e i 500 franchi.

Tutto questo basterà per lanciare la stagione - che sta per iniziare - e invogliare sempre più appassionati di sport invernarli sulle montagne ticinesi? Nessuno può dirlo. Quel che è certo è che il risparmio è garantito. Almeno secondo Matteo Milani, presidente degli Amici del Nara, la società incaricata di gestire gli impianti di risalita di proprietà del Comune di Acquarossa. Che l’anno scorso ha raggiunto quota 16mila presenze «quando il nostro obiettivo era arrivare a 20mila». Risparmiare sembra dunque possibile «a patto di fare bene i conti - precisa - È vero che i prezzi nel corso degli ultimi anni si sono alzati, ma è normale. Tutto è aumentato, non solo sciare. Ma i nostri prezzi sono assolutamente corretti. Gestire una stazione di risalita è impegnativo».

Sempre più sconti e agevolazioni

Il ragionamento è presto detto. Se tutto aumenta e i portafogli sono sempre meno gonfi, non significa che non possano esserci delle occasioni di risparmio. In effetti, per molte cose è così. Basta pensare ai saldi in ambito commerciale, alle promozioni all’acquisto di un’auto, alle differenze esistenti tra le casse malati, agli outlet di vestiti e scarpe, agli sconti che puntualmente arrivano a cadenza regolare nel corso dell’anno nei grandi magazzini, alle vacanze low cost. È come se la necessità (o la crescente povertà) aguzzasse l’ingegno. Da una parte e dall’altra del bancone.

Si spiegano così le promozioni e gli sconti inclusi nel ticinopass sui negozi di articoli sportivi, sui pernottamenti, su centri benessere e balneari, sul noleggio di attrezzature e sulle stazioni invernali fuori cantone, oltre che ribassi sull’acquisto se domiciliati in determinati Comuni e se si è clienti di BancaStato. Forse anche per questo, anzi, senza il forse, i promotori della tessera ritengono di non essere cari. «Basta andare a sciare 7-8 volte in Ticino per ripagare il prezzo del pass», specifica Cortelazzi. Che rimarca. «Il mercato rispetto al passato è cambiato, si è evoluto. Una volta si compravano le auto in contanti, ora in leasing. Anche possedere una propria attrezzatura da sci non è più così indispensabile. Il segreto è riuscire a rimodellare l’offerta sulla base dei cambiamenti in corso nella società».

«La neve ci sarà sempre ma...»

Sarà anche così ma intanto senza neve non si scia. E negli ultimi anni le piste ticinesi non sono state proprio ricoperte dalla A alla Z. Milani non è però d’accordo. «La neve ci sarà sempre anche in Ticino, ma sarà incostante. Lo scorso febbraio, ad esempio, ha nevicato così tanto al Nara che siamo stati costretti a chiudere per impraticabilità delle piste». Più flessibilità meteorologica significa dunque più flessibilità nell’adeguare l’offerta. Anche perché «chi l’ha detto che in montagna bisogna solo sciare?», si chiede sapendo già la risposta il presidente degli Amici del Nara. «Oggi non è più come una volta. Oggi si va in montagna anche per trascorrere qualche ora di relax, per camminare, per bere qualcosa, per passare qualche momento di svago e divertimento, insomma».

Chiudere non è possibile

E guai a pensare di chiudere tutto in valle di Blenio. Di non avere più neppure un impianto. «Senza le stazioni di risalita la valle nei mesi invernali è un cimitero. Stessa cosa in Vallemaggia». Le piste e le funivie aperte sono insomma un volano per tutta l’economia locale. Movimento chiama movimento, insomma. Anche perché se la valle in inverno non va in letargo possono continuare a lavorare ristoranti, bar, negozi e anche proprietari di rustici e alloggi di vacanza. Ecco perché il ticinopass, che con oltre 126 chilometri di piste fino a 2.400 metri riunisce in un’unica offerta tutto il comprensorio sciistico del Ticino, è promosso e sostenuto dal Cantone e dalla Confederazione. Con il primo che ha finanziato circa la metà dell’investimento con circa 1.8 milioni di franchi.

In un mercato che cambia, come le condizioni meteorologiche, l’imperativo sembra insomma quello di non rimanere fermi. Ma cercare sempre spunti e soluzioni nuove. Non solo per quanto riguarda le tariffe. «Un grande problema è il costo della manutenzione degli impianti, quelli di Airolo, ad esempio, seppur rinnovati, hanno circa 30 anni - annota Nicola Mona, direttore di Valbianca, la società di gestione delle funivie di Airolo -. Ecco allora che la sfida è quella di cercare collaborazioni e sinergie con le altre stazioni montane, sinergie ancora da trovare ad esempio per l’acquisto dei pezzi di ricambio o per l’impiego dei tecnici specializzati». Ma avere funivie all’altezza non significa solo tenerle da conto, ma anche trovare nuovi investimenti per gli impianti stessi. Un obiettivo non facile. Anche se in vetta si cerca di diversificare l’offerta, promuovendo anche la stagione estiva. Una montagna tutto l’anno, quindi.

L’importanza delle quattro stagioni

Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti di Bosco Gurin, è stato tra i primi a muoversi proprio in questa direzione. «Senza investimenti e progetti per tutto l’anno è difficile restare in piedi. Anche perché, non bisogna sottacerlo, il clima è cambiato e così pure le condizioni di innevamento. A dire che in futuro avranno ragione d’essere solo i comprensori sciistici che si trovano sopra i 1.800 metri sono stati alcuni giorni fa i responsabili dell’associazione di categoria Funivie svizzere». Questo non significa che gli impianti che si trovano al di sotto di questa quota dovranno chiudere, ma saranno fortemente costretti ad adeguarsi. A trasformare cioè la loro destinazione in una meta attrattiva anche d‘estate. «Un esempio virtuoso è senz’altro San Bernardino - annota Frapolli - dove l’assetto della stazione è stato trasformato per permettere agli ospiti di usufruire di servizi e offerte che vanno al di là della singola sciata e sono state pensate per tutte le stagioni».

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