Se Dubai ha un problema con l'acqua dolce

A Dubai, le alternative per svagarsi, di certo, non mancano. C'è la piscina più profonda al mondo, ma anche una pista da sci dentro al centro commerciale. Per non parlare dei numerosissimi parchi acquatici. E, sempre parlando di acqua, fra le attrazioni più importanti della città, c'è anche quella che viene considerata la fontana più alta del mondo, che ogni anno con i suoi spettacoli attira milioni di turisti. Già da questo primo elenco risulta spontaneo chiedersi però da dove riesca Dubai a reperire tutta l'acqua dolce necessaria ad alimentare le sue meraviglie. Attorno ai suoi palazzi sfarzosi e imponenti, infatti, ci sono solo deserti e mare. Ma il trucco, sta proprio qui: è dal mare, infatti, che la metropoli riesce a recuperare l'acqua dolce che non possiede. Il tutto utilizzando, nel Golfo del Persico, tecnologie di desalinizzazione ad alta intensità energetica, che hanno un costo particolarmente elevato. Dal punto di vista economico, certo, ma anche e soprattutto per l'ambiente. Vediamo per quale motivo.
Riassumendo, a Dubai, tutto (o quasi tutto) è artificiale. Così come lo è l'acqua dolce. Secondo il rapporto sulla sostenibilità, l'anno scorso la città ha desalinizzato circa 163,3 miliardi di litri d'acqua. Producendo, durante ogni operazione, enormi quantità di rifiuti salmastri (noti come salamoia) che, insieme alle sostanze chimiche utilizzate durante il processo di desalinizzazione, non fanno altro che aumenterà la salinità del Golfo. Detto in altre parole, si preleva dell'acqua di mare (salata), restituendo al mare dei rifiuti che ne aumentano solamente la concentrazione di sale, dando il via a ulteriori pericoli. La desalinizzazione, unita al cambiamento climatico, porterebbe infatti innalzare di almeno cinque gradi la temperatura delle acque costiere del Golfo, entro il 2050. Con conseguenze, va da sé, devastanti.
La metropoli, da una parte, sta prendendo molto seriamente la questione. Basti pensare che, alla fine di questo mese, ospiterà la COP28, vertice globale delle Nazioni Unite sul clima. Al tempo stesso, già da tempo, la città sta correndo ai ripari con nuove misure, tra cui l'impiego di nuove tecnologie, per risolvere il problema, e numerose iniziative ambientali. Una di queste, in particolare, ha lo scopo di ridurre la domanda di energia e acqua del 30% entro il 2030. Ciononostante, gli sforzi compiuti finora potrebbero non essere ancora abbastanza. E, proprio per questo, c'è pressione per far sì che si trovi presto una soluzione definitiva alla desalinizzazione.
A compromettere severamente lo stato di salute del Golfo del Persico, dopotutto, sono anche le isole artificiali che Dubai continua a costruire. Secondo uno studio, la temperatura dell'acqua intorno all'isola di Palm Jumeirah è aumentata di ben 13 gradi nel corso degli ultimi 19 anni. Stando a un'altra ricerca, invece, la salamoia e i rifiuti industriali hanno causato una crescita eccessiva di alghe microscopiche nel Golfo. Alcune di queste fioriture sarebbero così dannose da aver addirittura costretto gli impianti di desalinizzazione a chiudere o a ridurre le operazioni. In altre parole, insomma, cercando di risolvere il problema iniziale della mancanza di acqua potabile, si andrebbero ad alimentare ulteriori difficoltà, che comprometterebbero anche le soluzioni apparentemente più efficaci.
La situazione, dunque, è grave. A tratti gravissima. Qualora si aggiungesse altro sale all'acqua già ipersalina del Golfo si potrebbe minacciare severamente anche la biodiversità. Basti pensare che già il 70% delle barriere coralline nel Golfo del Persico sono già scomparse, mentre 21 specie di pesci che dipendono dai coralli sono ad alto rischio di estinzione.
Da un certo punto di vista, come detto, Dubai le sta pensando tutte per riuscire ad arginare un problema che, altrimenti, potrebbe diventare insormontabile. Tra le soluzioni, c'è quella di ricorrere a una tecnologia di desalinizzazione più efficiente ed ecologica disponibile, ossia l'osmosi inversa. Dall'altra parte, invece, la città si sarebbe addirittura rivolta agli scienziati per trovare una soluzione tra le nuvole. In altre parole, pur di trovare una fonte d'acqua alternativa, Dubai sarebbe pronta a chiedere agli esperti di «stimolare chimicamente» le nuvole, così da far piovere più frequentemente. Si tratta, a tutti gli effetti, di una sperimentazione senza alcuna evidenza scientifica. Ma nella città dove tutto è possibile, chissà che anche la pioggia, prima o poi, non riesca a cadere a comando.