Se i gioielli di famiglia vengono usati per fare cassa

Gioielli di famiglia: un’espressione antica divenuta simbolo di tutte le cose preziose e di cui non vorremmo mai privarci. Ma è ancora così? L’oreficeria tramandata di generazione in generazione ha il valore emotivo di un tempo? Sembra di no. Le testimonianze che abbiamo raccolto raccontano di una tendenza a liberarsi molto più facilmente di questo genere di oggetti. E non solo, come si potrebbe pensare, per far fronte a una situazione economica difficile.
Un’organizzatrice d’aste del Luganese, da noi contattata e che per motivi professionali ha preferito restare anonima, racconta che spesso le persone per cui lavora vogliono cedere i beni di un parente deceduto per ottenere denaro, invece di conservarli come ricordo del caro estinto o di frammenti passati di vita familiare.
La nostra interlocutrice, tuttavia, non ci vede nulla di strano o di moralmente sbagliato: «Non posso dire che lo facciano perché non danno valore agli oggetti appartenuti ai morti: anch’io venderei tutto, se non altro perché non saprei dove mettere le cose!» afferma in tutta tranquillità. «Il mio compito è principalmente far sì che queste persone ottengano un guadagno maggiore possibile, senza doversi affidare ai siti di compravendita» spiega con tono scettico. Siti divenuti ormai molto popolari dove si può vendere e acquistare di tutto: da un gioco per i bambini a una proprietà immobiliare. «Ma chi fa da sé – ammonisce la nostra interlocutrice – corre sempre il rischio di vendere qualcosa ad un prezzo troppo basso o di essere imbrogliato».
Non si deve sapere
Un’altra opzione per trasformare rapidamente i gioielli di famiglia in denaro contante è rappresentata dai cosiddetti «compro oro», che ormai da qualche decennio fanno parte della nostra quotidianità. Ne abbiamo parlato con un impiegato attivo in uno di questi negozi nel Luganese il quale, pur mostrandosi gentile e disponibile, ha subito dichiarato anch’egli di voler mantenere l’anonimato per tutelare la reputazione dei suoi clienti. Sembra essere opinione comune, infatti, che chi vende il proprio oro ha delle difficoltà economiche, perciò nessuno vuole che si sappia. «Quando una persona decide di fare questo passo preferisce non dirlo perché non vuole essere giudicato» spiega con un filo di amarezza. «Buona parte dei clienti pretende la privacy più assoluta, anche se sta vendendo un gioiello semplicemente perché non sa cosa farsene e non perché ha bisogno di soldi. Non aiuta – conclude – la percezione della Svizzera come di un Paese dove nessuno fatica a pagare le bollette». Non è così, ovviamente, «ma molte persone si chiudono per evitare situazioni imbarazzanti».
Un fatto generazionale, o no?
Imbarazzo o meno, le persone oggi sembrano più disposte ad alienare i gioelli di famiglia. In particolare, come emerso da una serie di testimonianze da noi raccolte a Lugano, le nuove generazioni sono più propense a vendere per investire il ricavato in altri beni come un computer nuovo, un cellulare o una vacanza. Chi invece è cresciuto in epoche meno consumistiche ha un rapporto differente con l’oro di genitori, nonni e bisnonni, e ritiene assurdo cederlo solo per ottenere beni materiali senza un significato. «Ma la gente di oggi non ha già abbastanza cose da buttare via? Perché devo vendere la mia fatica per della robaccia che non serve?» esclama un arzillo ottant’enne con un tono di grande disapprovazione, mentre una gentile e affabile donna di quasi novanta tre anni dichiara l’esatto opposto: «I gioielli non me li porto nella tomba e il tempo passa. Bisogna godersi la vita quando si può».
«Ma i beni di famiglia valgono più di qualunque capriccio» commenta con fermezza una mamma quarantacinquenne. «Con un po’ d’impegno e pazienza, ci si può togliere questi sfizi senza rinunciare agli oggetti ereditati». La testimonianza di uomo di mezz’età va invece in una direzione diversa: «Non ho mai considerato di vendere il mio oro, ma francamente, non credo che ne sentirei la mancanza. Per me sono intoccabili le fotografie e i diari, non i gioielli».
I giovani, invece, definiscono spesso gli oggetti appartenuti ai nonni come cose vecchie od oggetti inutili che dopotutto nessuno indosserà mai più. «Perché devo privarmi di qualcosa di bello per dell’oro vecchio che rimarrà comunque chiuso in un cassetto?» dichiara una ragazzina di diciotto anni con tono di sufficienza, come se la domanda non avesse ragione d’esser posta.
La domanda invece rimane e ne porta con sé altre: è solo una questione generazionale? Oppure i gioielli di famiglia stanno davvero perdendo quel valore simbolico che hanno avuto in passato? E voi lettori, cosa fareste?