Ambiente

Se la Groenlandia dovesse sciogliersi più del previsto

Secondo l'analisi di un campione di terreno risalente a 426.000 anni fa, la cosiddetta «Terra del ghiaccio» ospitava molta vegetazione nella parte nord occidentale — Alla luce dei dati, preoccupa il possibile innalzamento del livello del mare
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Red. Online
22.07.2023 20:00

È conosciuta, da tutti, come la «Terra del ghiaccio». Ma di ghiaccio, in passato, la Groenlandia potrebbe non averne avuto. Quantomeno, non tanto quanto si è sempre ipotizzato. A sverlarlo è una ricerca condotta sul suolo del Paese. Ricerca che ha creato non poche perplessità tra gli scienziati. La scoperta fatta sul terreno groenlandese, oltre a portare alla luce il passato della Nazione, ha sollevato infatti anche alcune riflessioni — o forse sarebbe più corretto dire preoccupazioni — su quello che potrebbe accadere nel mondo qualora la calotta di ghiaccio si sciogliesse. L'aumento del livello degli oceani sommergerebbe le coste di tantissimi Paesi in tutti i contenti. Ma vediamo, nello specifico, qual è il collegamento tra la scoperta dei ricercatori e l'ipotesi di pericolo che si potrebbe venire a creare in futuro.

Se il ghiaccio si sciogliesse

Ci sono voluti anni prima che i ricercatori capissero l'importanza di ciò che avevano sotto gli occhi. Sì, perché i materiali rinvenuti nella profondità del suolo groenlandese non appartengono a uno studio recente. È infatti merito delle ultime analisi condotte se è stato possibile avanzare l'ipotesi che suggerisce che la Groenlandia, un tempo, fosse tappezzata da meno ghiacciai. Arrivando al dunque, grazie a un'osservazione al microscopio è stato possibile trovare tracce di ramoscelli, muschio e foglie, mescolati ai sedimenti estratti in profondità di un impianto militare della Guerra Fredda, posizionato sulla calotta glaciale della Groenlandia. 

Oltre a evidenziare la presenza di materiale insolito per la regione, le nuove analisi hanno consentito di stabilire anche il periodo a cui risalirebbero le tracce rinvenute. Ossia, a circa 416.000 anni fa, quando la temperatura della Terra non era molto più alta di quella attuale. Ed è qui, insomma, che nasce il problema. Questi risultati infatti, dimostrano che un tempo la Groenlandia aveva perso un'enorme quantità di ghiaccio in condizioni climatiche molto simili a quelle in cui viviamo attualmente. E proprio per questo, le possibilità che in un futuro non troppo remoto il ghiaccio si sciolga di nuovo, sommergendo di diversi metri le coste, diventano ancor più concrete. 

«Se la calotta glaciale groenlandese si è sciolta in modo sostanziale nel passato, questo cambierà le nostre proiezioni per il futuro. Potrebbe avere un costo finanziario e umanitario enorme». Parole, queste di Andrew Christ, ricercatore post-doc dell'Università del Vermont, nonché scienziato impegnato nell'analisi del campione di terreno. 

Quando c'erano gli alberi

Ma non è tutto. Quello che suggeriscono i dati dello studio pubblicato da Science, è uno scenario preciso. Una Groenlandia, insomma, come non l'abbiamo mai vista. Ma che potremmo conoscere in un futuro non troppo lontano. Risalendo all'era del campione analizzato, ossia andando indietro nel tempo di circa 426.000 anni, il paesaggio della Groenlandia a quei tempi era tutt'altro che coperto dai ghiacci. Al contrario, le piante crescevano persino nel nord-ovest del Paese. 

Ed è proprio per lo scenario a cui si potrebbe assistere un domani che il coautore dello studio, Paul Bierman, geologo dell'Università del Vermont, ha definito «spaventose» le implicazioni di tale scoperta. Qualora la calotta di ghiaccio dovesse ridursi secondo le stime ipotizzate dagli esperti — fino a portare, di nuovo, alla nascita di piante in quel lato dell'isola — porterebbe a un aumento del livello del mare compreso tra un metro e circa cinque metri e mezzo. 

«Se guadiamo dove si trovava il livello del mare 400.000 anni fa e dove si trovano gli esseri umani oggi, un numero enorme di abitanti della Terra vive in prossimità delle zone che verrebbero colpite», confessa Bierman. «Questo significa che dobbiamo necessariamente invertire la traiettoria di pompaggio del carbonio nell'atmosfera o scateneremo cose irreversibili su scala umana, oltre a gravi danni per il nostro pianeta». 

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