L'editoriale

Se la natura ha sempre l’ultima parola

L’unica cosa certa in tutto questo disastro è che la Mesolcina è per il momento sì isolata, ma non è e non resterà mai sola
Paride Pelli
24.06.2024 06:00

Quella che ha colpito la Mesolcina è una tragedia destinata a restare nella memoria collettiva e, per qualche tempo, anche a pesare sulla vita quotidiana dei Grigioni e del Ticino. Innanzitutto, ci sono dei morti. È stato trovato, ieri, il corpo di uno di loro e si continua a scavare senza sosta nel fango, in condizioni molto difficili, per rintracciare e recuperare altri due dispersi. Le speranze di ritrovarli vivi si riducono man mano che passano le ore e sono, di fatto, ridotte a un lumicino. A meno di un miracolo, dovremo parlare dunque di tre vite stroncate da un evento meteorologico del tutto imprevedibile. Per quanto dotati, infatti, di tecnologie previsionali di alto livello e per quanto le allerte meteo arrivino fulminee e in gran numero sui nostri smartphone, per il nubifragio di venerdì sera si deve purtroppo ancora una volta – anche se questo può sembrare tragicamente banale – parlare di pura, terribile fatalità.

Questa catastrofe è solo l’ultima di una lunga serie che ci insegna di come, al di là del rispetto che le portiamo o che dovremmo portarle, la natura abbia sempre l’ultima parola. «Fenomeni di questo tipo accadono una volta ogni venti o trent’anni» ha riferito MeteoSvizzera. Forse in futuro si riuscirà a prevedere con estrema precisione la potenza con cui si scateneranno simili tempeste e a organizzarsi per contenere i danni, ma oggi rimane solo lo sgomento per il dramma, appena lenito dalla grande solidarietà che subito si è vista da parte di tutta la Confederazione, dal Consiglio federale fino al Consiglio di Stato ticinese e ai comuni cittadini.

L’intero Paese, con gli occhi sbarrati sulle immagini che sembravano raccontare più l’esito di un devastante terremoto che di una violenta successione di temporali, si è stretto attorno alla Mesolcina e la regione, fin da subito, non è stata lasciata nemmeno un istante in balia del disastro. Non ci voleva, ça va sans dire, ma stiamo dimostrando per l’ennesima volta che l’unione fa la forza. E questo ci servirà anche per le prossime settimane, che per la Mesolcina si prospettano difficilissime. Il solo elenco dei danni fatto dal sindaco di Lostallo - dal depuratore delle acque da risanare ai chilometri di strada perduti, fino alla fermata di Sorte spazzata letteralmente via - mette i brividi. C’è poi il guaio dell’A13 chiusa proprio nel momento peggiore e dell’inevitabile sovraccarico a cui sarà destinata l’autostrada A2, già letteralmente presa d’assalto in condizioni normali.

No, non sarà un’estate come le altre e i tempi della ricostruzione, come è stato comunicato, saranno legati alle condizioni meteo. Prevedibili, sì, ma come abbiamo visto, solo fino a un certo punto. L’unica cosa certa in tutto questo disastro è che la Mesolcina è per il momento sì isolata, ma non è e non resterà mai sola.