Focus economia

Se le Borse europee sono traini mentre gli indici USA rallentano

I listini azionari del Vecchio continente sono in netto rialzo rispetto a inizio anno, quelli d’oltreoceano hanno meno vigore – La guerra dei dazi sin qui ha danneggiato soprattutto gli Stati Uniti, molti investitori giocano una parte delle loro carte su altre piazze
© EPA/RONALD WITTEK
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
17.03.2025 06:00

Nelle ultime settimane il panorama delle Borse è parzialmente cambiato. L’indice borsistico mondiale in dollari Msci Acwi resta a livelli alti, ma alla chiusura di quest’ultimo venerdì il suo guadagno su base annua era del 10%, contro il 18% di fine 2024. C’è stato dunque un rallentamento e d’altronde in rapporto all’inizio di quest’anno l’indice globale ha una seppur lieve flessione. Da gennaio ad oggi c’è stata una volatilità maggiore. Ma uno degli elementi più interessanti è che le battute d’arresto in questi mesi sono venute soprattutto dalla Borsa americana, che aveva corso molto in precedenza, mentre le Borse europee hanno registrato un andamento migliore.

Le cifre

Gli indici USA hanno il segno negativo, sempre a valori di quest’ultimo venerdì, rispetto a gennaio. L’indice S&P 500, che più riassume il quadro di New York, è a -4% su inizio anno e a +10% su un anno prima. L’indice Dow Jones è rispettivamente a -2% e a +7%, l’indice tecnologico Nasdaq a -8% e +10%. La musica è diversa per l’Europa, che era stata a lungo più lenta degli USA e che ora invece va meglio. Alcuni esempi: a Francoforte l’indice tedesco DAX è a +14% su inizio anno e a +28% su un anno fa; a Milano l’indice italiano Ftse Mib rispettivamente a +13% e a +14%; a Londra l’indice britannico Ftse 100 è a +4% e a +11%; a Zurigo l’indice svizzero SMI è a +11% e a +10%. Per queste e altre piazze europee il passo è ora più sostenuto.

L’Asia dal canto suo è ora un po’ una via di mezzo, con alcune oscillazioni delle economie di riferimento che si riflettono anche sui listini azionari. Anche qui, alcuni esempi. A Tokyo, per l’indice giapponese Nikkei 225, che in precedenza aveva pure molto corso, il segno è negativo rispetto sia a inizio anno (-5%) sia a un anno fa (-4%). In Cina, dove c’erano state anche marcate battute d’arresto nella fase precedente, il segno ora è positivo; a Hong Kong l’indice Hang Seng è rimbalzato rispettivamente a +22% e a +43%; a Shanghai, l’indice Ssec è a +4% e a +11%. A Mumbai, l’indice indiano BSE Sensex è a -5% e a +1%.

I fattori

In campo borsistico il tema maggiore del momento è dunque il fatto che sia ora l’Europa (UE ma non solo, vedi anche Regno Unito e Svizzera) a fare da traino, non la potenza americana. I fattori principali che danno origine a questa situazione sono tre. Il primo è che la nuova guerra dei dazi voluta dal presidente USA Trump per ora sta danneggiando soprattutto gli Stati Uniti. Anche l’Europa e altre aree nel mondo hanno danni, ma per ora gli USA di più. I timori maggiori sono su un forte rallentamento della crescita economica americana (in precedenza invece robusta) e su una marcata risalita dell’inflazione a stelle e strisce.

La seconda ragione è che stanno aumentando le speranze di una crescita economica europea più solida (in precedenza invece contenuta), grazie anche ai nuovi piani di investimento previsti dalla Germania ma anche da altri Paesi europei. Timori su crescita e inflazione ci sono anche per l’Europa, ma attualmente meno che per gli USA. La terza ragione è più tecnica ed è legata alla periodica rotazione attuata da molti investitori, cioè allo spostamento di una parte degli investimenti borsistici da aree e settori che sono già molto cresciuti ad altri che sono cresciuti meno e che presentano quindi maggiori opportunità a prezzi più ragionevoli. L’esempio classico è quello dello spostamento dai titoli tecnologici americani, protagonisti di grandi ascese, a titoli di settori più tradizionali, magari appunto in una serie di casi europei.

Dovendo fare previsioni, sulla base degli elementi oggi disponibili si possono indicare alcune direzioni di marcia probabili. La guerra dei dazi USA da una parte, gli altri contrasti geopolitici e i conflitti bellici non ancora superati dall’altra, potrebbero continuare ad agire come elementi negativi per le Borse mondiali, che però nel loro complesso hanno dimostrato più volte parecchia resilienza. Al di là di volatilità e ribassi ora più presenti di prima, i listini azionari dovrebbero comunque poter mantenere livelli apprezzabili.

Il quadro

Lo spostamento di investimenti borsistici dagli Stati Uniti all’Europa (con l’Asia in posizione intermedia) dovrebbe continuare nei prossimi mesi, a meno che in base a fatti nuovi gli svantaggi commerciali diminuiscano solo per gli USA e nel contempo aumentino solo per il Vecchio continente, ipotesi per ora poco probabile. La Borsa USA, la più importante al mondo, è comunque destinata a riprendere prima o poi il suo ruolo di traino principale. Il fatto che le Borse europee in alcune fasi possano fare da traini conferma in ogni caso che il Vecchio continente non è fuori dai giochi e mantiene una sua rilevanza anche in campo borsistico.