Ticino

Servono più letti nelle case anziani: «Bisogna accelerare le procedure»

John Baldi, nuovo direttore di ADiCASI, lancia un appello: «Ricorsi e iter burocratico rallentano la costruzione di nuove strutture» – Nel cantone le liste d’attesa si allungano: mancano circa 300 posti – Sul settore pesano anche l’’aumento dei costi e la scarsa reperibilità di personale
©Chiara Zocchetti
Giona Carcano
30.01.2024 06:00

In Ticino mancano posti letto nelle case per anziani. Nel Mendrisiotto (vedi articolo a lato) ne servirebbero un’ottantina, mentre su tutto il territorio cantonale le stime parlano di circa 250-300 posti. Una cifra importante, e che va ad allungare le liste di attesa per accedere a queste strutture centrali per il buon funzionamento della società. Ma non è solo la carenza di spazi a preoccupare il settore: anche i costi in aumento e la carenza di personale sono aspetti che non possono essere trascurati. «Una delle sfide principali riguarda proprio il fabbisogno rispetto alle aspettative della popolazione e la mancanza di risorse», ci spiega John Baldi, da poche settimane nuovo presidente dell’Associazione dei direttori delle case per anziani della Svizzera italiana (ADiCASI). All’orizzonte, inoltre, la situazione potrebbe aggravarsi. Sul tavolo del Parlamento c’è infatti la questione del Preventivo 2024. E nella manovra di rientro ci sono tre voci (rallentamento/posticipo di progetti, riduzione del contributo globale e prelievo parziale sui fondi degli enti CPA) che «pesano» oltre due milioni di franchi. «Da parte del Cantone c’è sempre stata negli anni la volontà di adeguare le risorse ai bisogni», chiarisce Baldi. Tuttavia, «il nuovo mandato di prestazione è fermo al palo». Ed è un problema, proprio perché a fronte del deciso aumento del carovita, i prezzi standard «sono fermi a dieci anni fa». Riuscire ad avere un po’ di margine su questi costi, permetterebbe alle strutture di disporre di nuovo ossigeno. «Una casa per anziani ha costi per il personale che arrivano all’82%-85% del totale», spiega il nuovo presidente di ADiCASI. «Sono costi legati a contratti collettivi e alle scale cantonali, sui quali ci sono margini di manovra pressoché nulli. La leva d’azione potremmo averla sul rimanente 15% dei costi: il fabbisogno medico, i materiali, gli alimentari. Ma, appunto, su questa parte siamo fermi da un decennio». Un buon esempio sono i pasti. Come ricorda Baldi, «parliamo di 3,50 franchi a pasto per persona. Pur con tutta l’imprenditorialità di questo mondo, non possiamo più coprire i costi».

L’altra sfida

Un’altra grande sfida, come ricorda il nostro interlocutore, riguarda la parte del personale curante. «Tutto il settore sanitario in Ticino sta soffrendo di questa carenza», riconosce. «È da tempo che si discute di un adeguamento dei salari, allineandoli a quelli del personale ospedaliero e, più in generale, a quello dei dipendenti cantonali. E questo proprio per rendere più attrattiva la professione. Come ADiCASI stiamo cercando di promuovere il settore fra i giovani, nelle scuole, anche a livello di formazione». Ma i numeri delle persone formate in Ticino non basta comunque per coprire il fabbisogno. «E il fenomeno è in aumento», avverte ancora il presidente. Per provare a sopperire alla mancanza di risorse, le case per anziani provano dunque a unire le forze. «Sfruttando le sinergie è possibile ottimizzare mantenendo alta la qualità del servizio offerto. La rete permette di esplorare nuove vie, e magari di potersi permettere figure specializzate che attualmente mancano in alcune strutture». ADiCASI, come del resto il Cantone, cerca quindi di incentivare una relazione sempre più stretta fra le case per anziani delle diverse regioni. Tenendo però presente le particolarità del territorio ticinese. In questo senso, l’associazione punta a una sempre maggiore integrazione delle strutture per la terza e quarta età nel tessuto di un comune. «Crediamo che un servizio capillare, di prossimità, aiuti l’anziano a migliorare la propria qualità di vita. Oggi, le nuove case per anziani sono aperte alla popolazione, perché devono essere luoghi di incontro e scambio intergenerazionale», rileva Baldi.

Il rebus

La situazione, insomma, è sotto molti aspetti in piena evoluzione. «Un rebus», riassume il presidente. «Ma se non ci sarà un cambiamento radicale e continueremo a mettere cerotti, sarà difficile poter continuare a fornire lo stesso servizio di qualità». Anche perché al di là dei costi e della scarsa reperibilità di personale, servono nuove strutture per la cura degli anziani. Il problema, però, sono anche i ricorsi e i ripensamenti che si incontrano a livello comunale quando si tratta di portare avanti dei progetti. «Lavoro alla fondazione Opera Charitas di Sonvico da oltre 20 anni, e anche noi abbiamo toccato con mano il problema», racconta Baldi. «I ricorsi contro la ristrutturazione dell’edificio hanno ritardato il progetto di 15 anni». Per Baldi, si tratta dunque di agire sulla sensibilizzazione. «Da una parte ci sono iter burocratici troppo lunghi, dall’altra ogni cittadino può entrare in linea di conto tramite dei ricorsi. È un processo democratico sacrosanto, tuttavia bisogna rendersi conto che servono nuove case anziani. La popolazione invecchia, e il fabbisogno aumenta. Serve quindi una presa di coscienza su questo fronte. E la burocrazia andrebbe snellita per accorciare i tempi».

Fumata nera a Vacallo: la San Rocco opta per l'ampliamento

Nel Mendrisiotto, stando alla pianificazione cantonale in materia di anziani, v’è una carenza di un’ottantina di posti letto. Un «vuoto» che, nelle intenzioni, sarebbe stato sostanzialmente colmato dalla realizzazione di una nuova casa per anziani a Vacallo, nel comparto che ospita il centro sportivo. Un iter, quello intrapreso su più anni, che dopo aver superato un primo scoglio – il referendum del 2018 – si è scontrato contro il secondo: i tribunali. Nell’aprile dello scorso anno, infatti, il TRAM ha accolto due ricorsi annullando, di fatto, la variante intercomunale di Piano regolatore. Il tutto, in estrema sintesi, per una questione di collegamento pedonale. L’edificazione di una casa per anziani a Vacallo, oggi, appare dunque un’impresa ardua anche perché si fatica ad ottenere il consenso da parte di tutti gli attori politici. Una «incertezza» – così è stata definita – che ha portato il Consiglio di fondazione della San Rocco a rivedere i piani per la struttura di Morbio Inferiore. Edificio che verrà ristrutturato – a questo punto pure ampliato – e nelle prossime settimane verrà ultimato il bando di concorso (giocoforza aggiornato). «Per passare a una fase realizzativa della Casa di Morbio Inferiore si sono attesi per diversi anni gli sviluppi legati al comune di Vacallo» ha comunicato ieri la già citata Fondazione. E, come detto, «l’incertezza legata al contesto politico riguardante il progetto non consente di procedere e realizzare lo sviluppo di rete di Case per anziani intergenerazionali della Fondazione pianificata in accordo con le autorità cantonali». Da qui, dunque, il nuovo obiettivo: «La Fondazione procede con il progetto di ristrutturazione della sede di Morbio Inferiore e si impegna a realizzare un aumento della disponibilità di camere con un ampliamento». I lavori, si sottolinea, saranno pianificati in modo da evitare trasferimenti in altre sedi degli attuali 110 abitanti della casa.