Severo Ma Giusto, Dottor Garbo e articoli del CdT: alcune precisazioni

(Aggiornato) Hanno fatto molto discutere due articoli recentemente pubblicati dal nostro portale. Nel primo, abbiamo riferito di una petizione online – lanciata dall'utente Severo Ma Giusto – che chiede alle autorità italiane di bloccare le attività social di Ferdinando Lorenzotti, noto anche come Nanduccio o Dottor Garbo, balzato agli onori delle cronache grazie a un servizio delle Iene e, parallelamente, per aver pesantemente insultato Lugano e la Svizzera in alcuni suoi post. Nel secondo, lo stesso Dottor Garbo, presentatosi in redazione, ha voluto chiarire alcuni aspetti e, soprattutto, contestualizzare le sue parole.
Su YouTube, ieri sera, Severo Ma Giusto a sua volta ha attirato la nostra attenzione per aver affermato di aver «collaborato» al primo articolo e che il Corriere del Ticino glielo ha «pubblicato». La cosa, comprensibilmente, ha creato non poche incomprensioni. In molti ci avete scritto, chiedendoci lumi. E noi, beh, possiamo tranquillamente dirvi che l'utente in questione non ha né collaborato all'articolo né tantomeno lo ha scritto. Banalmente, in redazione è arrivata una sua segnalazione nella quale ha annunciato l'avvio di una petizione. Considerando che Lorenzotti aveva espresso quelle opinioni su Lugano e sulla Svizzera, ci è sembrato giusto trattare il tema. Senza, però, e lo ribadiamo, la collaborazione di Severo Ma Giusto. La redazione del CdT, aggiungiamo, ha semplicemente dato diritto di replica a Lorenzotti, come da lui richiesto di persona. Non era né tantomeno è nostra intenzione prendere le parti di nessuno né, ancora, dare giudizi di merito sulla persona e sul personaggio.
Fra gli scritti ricevuti in queste ore, ha catturato la nostra attenzione anche un'e-mail dell'Associazione Vittime del Bullismo, di cui in realtà si conosce poco o nulla. E-mail nella quale viene spiegato: «Il soggetto in questione, Severo Ma Giusto, è già stato denunciato tramite Polizia Postale italiana da numerosi utenti su TikTok per una serie di reati, tra cui violenza privata, stalking, diffamazione, bullismo e violenza psicologica. La nostra Associazione, attiva nella lotta contro il bullismo, ha già ricevuto segnalazioni da oltre 12 utenti che si sono dichiarati vittime di tale comportamento, portando video e documentazione». Documentazione a cui il Corriere, parzialmente, ha avuto accesso.
«Non ho mai dichiarato di aver scritto l’articolo, ma di aver collaborato inviandovi la mia pubblicazione» ha in seguito replicato Severo Ma Giusto. «Parlare di "collaborazione" non significa dire di aver redatto un pezzo per voi, ma di aver fornito i contenuti su cui si basa il vostro stesso articolo». Quanto all'Associazione, l'utente ha aggiunto: «Io, con la mia petizione, ho identificato Lorenzotti per quello che è. Un individuo che ha commesso atti documentati di violenza e bullismo, e ho ritenuto che il suo comportamento fosse di rilevanza pubblica, motivo per cui ho informato i mezzi di comunicazione, inclusa la vostra testata». E ancora: «La raccolta firme di questa presunta Associazione è pubblicata nelle storie TikTok di Lorenzotti stesso. Non è affatto casuale che Lorenzotti stia promuovendo questa petizione fasulla nelle sue storie, mentre cerca di screditare me attraverso il vostro articolo, arrivando persino a citarlo in una sua diretta TikTok. Basta confrontare il testo della mia petizione con quello della loro per vedere il plagio e la manipolazione: hanno semplicemente sostituito il nome di Lorenzotti con il mio, ribaltando le accuse. Nella mia petizione ho documentato, con prove inconfutabili, le aggressioni fisiche commesse da Lorenzotti. Plagiando la mia raccolta firme, ora cercano di far passare me per il responsabile dei reati commessi da Ferdinando Lorenzotti. Nel frattempo, Lorenzotti va in live su TikTok, utilizzando il vostro articolo come sfondo per screditarmi. Millanta di avermi denunciato per una serie di reati inesistenti. Si fa scudo dietro questa "Associazione" per cercare di ribaltare la narrazione e nascondere le sue vere responsabilità».