Sherlock Holmes: la fine a Meiringen fu un nuovo inizio

Lo scenario delle Alpi bernesi, a un tiro di schioppo da Meiringen, fu teatro di una vicenda drammatica. Sherlock Holmes, lottando furiosamente con il professor Moriarty, grande criminale e suo acerrimo nemico, scomparve nelle acque della cascata del Reichenbach, ingrossate dallo scioglimento delle nevi. Fu la fine del celebre detective? Macché, si trattò anzi di un nuovo inizio sul quale oggi andiamo a indagare a nostra volta.
Lo facciamo insieme a Paolo Gulisano, medico, scrittore e saggista di Lecco. È l’autore di Indagine su Sherlock Holmes (Edizioni Ares, 2020), saggio in cui racconta sia del celeberrimo detective sia di chi gli diede vita, ossia lo scrittore scozzese Arthur Conan Doyle. Leggendo Indagine su Sherlock Holmes scopriamo quanto siano legate a doppio filo la vita reale di Arthur Conan Doyle e quella immaginaria di Sherlock Holmes che nei romanzi e racconti di cui è protagonista ci viene narrata dal suo altrettanto noto collaboratore, il medico John H. Watson.

L’atto finale nelle Alpi bernesi
Innanzitutto ci chiediamo perché Conan Doyle decise di narrare la scomparsa di Sherlock Holmes nei pressi di Meiringen. «Il duello alla cascata del Reichenbach – spiega Paolo Gulisano – è narrato ne L’ultima avventura, racconto che completa gli undici inseriti nella raccolta intitolata Le memorie di Sherlock Holmes. Conan Doyle volle infatti mettere la parola fine alle avventure del detective che gli aveva dato grandissima fama come scrittore per potersi dedicare ad altri generi letterari. La sua intenzione era infatti di dedicarsi ad altro per essere riconosciuto come un autore universalmente apprezzato per la capacità di affrontare un più ampio spettro di temi. Ecco quindi che dopo aver “seppellito” Sherlock Holmes si cimentò con il romanzo storico, quello alla Sir Walter Scott, per intenderci. Ossia la maggiore gloria letteraria di Scozia, che diede vita a Ivanhoe – per citare uno dei suoi personaggi più conosciuti – e del quale Conan Doyle avrebbe voluto eguagliare la fama».
Il che, per quel che riguarda il romanzo storico, non gli riuscì, come spiega ancora Paolo Gulisano. «Detto in estrema sintesi, Conan Doyle arrivò troppo tardi. Il genere del romanzo storico era ormai al tramonto, suscitando poco interesse nei lettori. Insomma, i gusti letterari del pubblico stavano cambiando inesorabilmente. Ciò detto, i romanzi storici di Conan Doyle, per esempio La Compagnia bianca, ambientato durante la Guerra dei cent’anni, non sono per nulla male e valgono anzi una lettura».

Il ritorno sulla scena
E che dire allora del ritorno sulla scena del detective più famoso al mondo? «Ebbene, Conan Doyle volle sbarazzarsi di Sherlock Holmes – passatemi l’espressione – anche perché il personaggio, con il grandissimo successo decretato fin da subito dai lettori, aveva come soverchiato per popolarità lo scrittore stesso, offuscandone le indubbie qualità che gli avrebbero comunque permesso di dedicarsi ad altri generi letterari, al di là di quello dei gialli. D’altronde, la raccolta di racconti comprendente L’ultima avventura era stata pubblicata nel 1894, quando Conan Doyle aveva 35 anni e legittimamente poteva ambire ad altro come scrittore, lui che il grande successo, grazie appunto a Sherlock Holmes, l’aveva conosciuto già con il primo romanzo con protagonista il detective, ossia Uno studio in rosso del 1887. I lettori non ne vollero però sapere di rinunciare alle avventure di Sherlock Holmes e quindi Conan Doyle lo resuscitò, anche per una sorta di rispetto nei loro confronti».

L’evoluzione del personaggio
Date di pubblicazione alla mano, fra L’ultima avventura e il ritorno sulla scena di Sherlock Holmes passano ben otto anni, un ritorno segnato nel 1902 dall’apparizione del romanzo Il mastino dei Baskerville. La saga del detective, sempre tenendo conto degli anni in ci sono stati pubblicati originariamente romanzi e racconti, complessivamente copre l’arco di ben quarant’anni. Si può quindi presumere che vi sia stata un’evoluzione del personaggio del detective. Ma è davvero così, Paolo Gulisano?
«Innanzitutto, mi permetto di annotare che Conan Doyle con Il mastino dei Baskerville ha raggiunto l’apice della sua arte letteraria. Insomma, questo è decisamente il suo miglior libro. Quanto all’evoluzione del personaggio, Sherlock Holmes nel corso del tempo come uomo in effetti è cambiato».
Allora, entriamo maggiormente nei dettagli: «L’evoluzione e la maturazione del personaggio di Sherlock Holmes rispondono alla logica delle cose. Arthur Conan Doyle era ancora giovane quando ha scritto Uno studio in rosso. Aveva 28 anni quando venne pubblicato e quindi la maturazione del detective ha fatto il paio con quella di Arthur Conan Doyle come uomo prima ancora che come scrittore. A partire da Il mastino dei Baskerville, i romanzi e i racconti vedono protagonista uno Sherlock Holmes alle prese con i sentimenti e i temi più profondi della vita, il che lo rende anche più umano per noi lettori, che proprio per questo motivo lo sentiamo più vicino a noi, negli anni della maturità del detective. E appunto quella del suo creatore».

E gli avversari del detective?
Che dire invece degli avversari di Sherlock Holmes? Pure loro sono cambiati nel tempo? «È proprio così. All’inizio sono antagonisti normali, delinquenti che rispecchiano la “normalità” del crimine, per così dire. Quando però Conan Doyle decide di mettere mano a L’ultima avventura, ecco che a sconfiggere il detective più bravo al mondo non poteva che essere il re dei criminali, quel professor James Moriarty che viene descritto con immagini figurate alquanto suggestive quali “il Napoleone del crimine”, “un ragno al centro della tela” oppure “l’arcicriminale”. Moriarty è un professore universitario che ha scelto la via del male e sceglie di seguirla facendo un cattivo uso della sua grande intelligenza e delle sue facoltà e abilità. Ecco quindi che pure gli avversari e i nemici di Sherlock Holmes nel tempo acquistano uno spessore maggiore».

Una domanda senza risposta
Indagine su Sherlock Holmes è una lettura agile e interessante perché racconta molto anche del creatore di Sherlock Holmes, un Arthur Conan Doyle che mai ha deluso e a tutt’oggi non delude i suoi lettori. È un’indagine a 360 gradi, insomma. Arrivati alla fine del libro di Paolo Gulisano in testa ci è però rimasta una domanda senza risposta: quanto mai avrà guadagnato Sherlock Holmes grazie alla sua attività di brillante detective?
«Conan Doyle in effetti non lo dice e al più sottolinea che Sherlock Holmes, quando riceve un incarico da persone di pochi mezzi, dopo aver risolto il caso rinuncia al compenso che gli spetterebbe, peraltro mai quantificato. È però vero che il detective ha avuto anche clienti facoltosi, come Wilhelm Gottsreich Sigismond von Ormstein, granduca di Cassel-Felstein e sovrano ereditario di Boemia, uno dei protagonisti del racconto Uno scandalo in Boemia. Possiamo quindi presumere che Sherlock Holmes in talune occasioni si sia meritato un sostanzioso emolumento da parte del committente di turno. Più in generale, sicuramente avrà sempre presentato la sua parcella, come un medico oppure un avvocato».
L’investigatore che procede come un medico
Arthur Conan Doyle, unitamente allo scrittore statunitense Edgar Allan Poe (1809-1849), è stato l’inventore del genere letterario del giallo, che in italiano prende il nome dal colore della copertina dei libri pubblicati dalla Mondadori a partire dal 1929 (per lo stesso motivo in francese il genere prende il nome di «noir»). Merito delle avventure di Sherlock Holmes e del suo modo di condurre le indagini, i cui successi sono dovuti al modo di procedere del detective con i suoi ragionamenti, tipici di un medico.

Se Conan Doyle non avesse studiato medicina, avremmo mai conosciuto un personaggio come Sherlock Holmes? Lasciamo sempre la parola a Paolo Gulisano. «La risposta è no, non avremmo mai visto nascere il detective che conosciamo. Il modo di procedere di Sherlock Holmes è proprio come quello di un medico che osserva e analizza i sintomi per cercare di arrivare alle cause del malessere del paziente, per riuscire a stabilire di quale malattia soffra. Il buon medico e il buon detective partono entrambi dagli effetti e seguendo un percorso a ritroso provano a stabilirne le cause».
In effetti, Arthur Conan Doyle ebbe un grande maestro, alla facoltà di medicina di Edimburgo, quel professor Joseph Bell di cui potete leggere in breve anche ne Il decodificatore qui a lato. «Bell è stato fondamentale nella formazione accademica di Conan Doyle, in tempi nei quali la scienza non faceva ancora parte del bagaglio delle investigazioni criminali, se non in misura limitata. Da notare che Bell, quando Conan Doyle seguì per la prima volta una delle sue lezioni, era già una colonna della facoltà di Medicina di Edimburgo pur se aveva solo 39 anni. Bell apparteneva a una grande dinastia di medici scozzesi che praticava la chirurgia a Edimburgo da oltre centocinquant’anni. Insomma, il background medico è stato davvero fondamentale per la nascita di Sherlock Holmes e soprattutto del suo modo di procedere nelle indagini».

Il medico Joseph Bell: fu il grande maestro di Conan Doyle all’Università di Edimburgo.
Quindi, è stata grande la modernità di Conan Doyle, quando ha dato vita al suo detective... «Sicuramente. E poi non scordiamoci che nel contempo ha creato il prototipo del detective con la spalla, nel caso di Sherlock Holmes l’altrettanto noto dottor John H. Watson, colui che ci narra delle indagini e della vita del personaggio di Conan Doyle. Un abbinamento che spesso troviamo fino ai nostri giorni sia nella letteratura sia nei film come pure nelle serie televisive di genere. Basti pensare che un’altra leggendaria giallista, ossia Agatha Christie, che fra l’altro conobbe personalmente Conan Doyle, al fianco al detective belga Hercule Poirot mise da subito l’assistente Arthur Hastings».

Se dovessimo dare un consiglio a chi ne sapesse poco o nulla del personaggio, per iniziare a conoscere il detective di Conan Doyle – e Indagine su Sherlock Holmes, ribadiamo, è una lettura da non mancare, a questo proposito – è meglio iniziare da romanzi e racconti oppure da qualche film? «Sono sicuramente parte interessata, ma non vi è dubbio che i libri di cui è protagonista Sherlock Holmes offrono molto di più rispetto a film e telefilm. A proposito dei quali c’è per esempio da dire che il cappello da cacciatore indossato dagli attori che interpretano il detective non ha mai fatto parte – ma proprio mai – del suo bagaglio nelle vicende narrate da Arthur Conan Doyle. E a proposito di bagaglio del personaggio, in definitiva è solo nei romanzi e nei racconti di Conan Doyle che emerge la grande umanità di Sherlock Holmes, che non è un gelido analista ma un uomo che si dedica al suo lavoro con passione e tenacia per venire al dunque nella sua caccia al criminale di turno, un Holmes che mi piace definire come un cercatore della verità».
Vita e opere di una mente eclettica
La famiglia
Arthur Ignatius Conan Doyle nasce il 22 maggio 1859 a Edimburgo e muore il 7 luglio 1930 a Crowborough, nel sud dell’Inghilterra. La madre Mary Fley è irlandese purosangue, il padre Charles Altamont Doyle viene alla luce in Inghilterra ma pure lui ha origini irlandesi. Il futuro scrittore è il secondo di dieci figli.
Gli studi
Dopo gli studi allo Stonyhurst College, prestigiosa scuola cattolica nel Lancashire retta dai gesuiti, nel 1881 si laurea in medicina all’Università di Edimburgo, dove il suo principale maestro è il professor Joseph Bell. Questi nelle sue lezioni enfatizza l’importanza di un’attenta osservazione al momento di fare una diagnosi. Grazie alle sue dimostrazioni pratiche e alle sue conoscenze Joseph Bell viene considerato un pioniere della medicina forense.

I libri di Sherlock Holmes
Ecco l’elenco dei libri con protagonista Sherlock Holmes scritti da Arthur Conan Doyle: Uno studio in rosso, pubblicato nel 1887, romanzo; Il segno dei quattro, 1890, romanzo; Le avventure di Sherlock Holmes, 1892, raccolta di 12 racconti; Le memorie di Sherlock Holmes, 1894, raccolta di 11 racconti; Il mastino dei Baskerville, 1902, romanzo; Il ritorno di Sherlock Holmes, 1905, raccolta di 13 racconti; La valle della paura, 1915, romanzo; L’ultimo saluto, 1917, raccolta di 8 racconti: Il taccuino di Sherlock Holmes, 1927, raccolta di 12 racconti.
Altre pubblicazioni
Lo scrittore si dedica anche ad altri generi quali il romanzo storico, d’avventura e fantastico. È pure corrispondente dal Sudafrica durante la seconda guerra anglo-boera (1899-1902), che vede gli inglesi commettere molte atrocità nei confronti dei locali coloni di origine olandese. Nei libri La Grande guerra boera (del 1901) e Guerra in Sudafrica: la sua causa e la sua condotta (1902) Arthur Conan Doyle difende con fermezza le ragioni dell’Inghilterra, il che gli vale nel 1902 l’assegnazione del rango di Knight Bachelor e quindi il diritto di farsi chiamare Sir.
Cronista sportivo
Arthur Conan Doyle, che ama lo sport, nel 1908 segue dal vivo molte gare delle Olimpiadi di Londra non solo come appassionato ma anche come cronista per il Daily Mail. In un suo articolo esprime grande indignazione per la squalifica dell’italiano Dorando Pietri, che stremato dalla fatica taglia per primo il traguardo della maratona grazie a un giudice che lo sostiene per un braccio, gesto poi ritenuto irregolare.
Passione per la storia, i gialli e il fantastico

Il libro
Indagine su Sherlock Holmes è stato pubblicato nel 2020 dalle Edizioni Ares. È un interessante viaggio nel mondo di Sherlock Holmes e del suo creatore Arthur Conan Doyle.
L’autore
Paolo Gulisano è nato a Milano nel 1959 e da quando ha 9 anni vive a Lecco. È medico in una casa per anziani e a quella professionale affianca le attività di saggista e scrittore. Appassionato di storia, gialli e del genere fantastico, Gulisano ha dedicato i suoi scritti a numerosi autori, fra i quali J. J. R. Tolkien, la cui opera più conosciuta è Il Signore degli Anelli.