L'intervista

«Sì, percepiamo la polarizzazione, ma all’Eurosong niente violenze»

Conradin Cramer è il presidente del Consiglio di Stato di Basilea Città – Con lui proviamo a dipingere un ritratto della città in attesa dell'arrivo dell'Eurovision Song Contest
© Keystone/SRG SSR
Paolo Galli
22.02.2025 06:00

Mentre l’Europa discute di questioni di sicurezza collettiva, tra tensioni e interessi globali, la data di inizio dell’Eurovision Song Contest si avvicina. E Basilea si prepara ad accogliere il grande evento internazionale. In quest’epoca tanto polarizzata, è impossibile non prevedere un’edizione priva di messaggi politici. Ne parliamo direttamente con il presidente del Governo di Basilea Città, Conradin Cramer.

© Keystone/Georgios Kefalas
© Keystone/Georgios Kefalas

Signor Cramer, tutti i biglietti per le esibizioni dal vivo sono stati venduti nel giro di appena sette minuti. C’è una grande attesa in vista dell’Eurovision Song Contest (ESC). Vale anche per il Governo basilese?
«Siamo tutti molto contenti che l’Eurovision Song Contest susciti così tanto interesse. Non sorprende che i biglietti per gli spettacoli dal vivo siano stati così richiesti. Ma ciò che mi rende particolarmente felice è che i biglietti disponibili per l’Arena Plus sono andati esauriti nel giro di un giorno appena. Questo dimostra, davvero, quanta attesa ci sia per l’evento».

Che cosa rappresenta, per voi, per la città e il cantone, questa opportunità?
«Per noi rappresenta un’enorme opportunità per presentare Basilea al mondo come città aperta alla cultura. Vogliamo ispirare i fan e gli abitanti della città con il nostro variegato programma di accompagnamento. Sarà un grande festival per tutta la popolazione. E ci sarà anche un valore aggiunto economico diretto, ad esempio con alberghi e ristoranti pieni. E a lungo termine, Basilea beneficerà di un grande effetto di marketing».

Immagino, in effetti, ci sarà una grossa risposta successiva alla manifestazione in termini turistici. Ritiene che oggi Basilea sia in qualche modo sottovalutata rispetto a quanto già raccoglie sul piano turistico?
«È vero che l’ESC ha un effetto duraturo sul turismo, come dimostrano gli studi condotti sulle precedenti città ospitanti. In generale, però, a Basilea non possiamo lamentarci: il 2024 è stato l’anno di maggior successo nelle statistiche turistiche di Basilea, con oltre 1,5 milioni di pernottamenti».

Qual è, a suo modo di vedere, oggi, l'immagine di Basilea al di fuori di Basilea?
«Basilea è già sinonimo di città cosmopolita, tollerante e di cultura. Grazie alla nostra posizione nel triangolo di confine, viviamo uno scambio internazionale che ispira arte, musica e creatività. La città combina la tradizione storica con una scena culturale moderna e innovativa e attira persone da tutto il mondo. L’Eurovision Song Contest offre l’opportunità di presentare proprio queste qualità a un vasto pubblico internazionale. Non vedo l’ora di offrire la diversità culturale, l’ospitalità e l’atmosfera speciale di Basilea a un pubblico globale durante la manifestazione».

Lei non ha nascosto, in un'altra intervista, che nel 1992 rimase deluso dall'esito del voto sull'entrata nello Spazio economico europeo. Che cosa rappresenta, ai suoi occhi, l'Europa? L’Eurovision Song Contest corrisponde a questa sua visione?
«Per me l’Europa rappresenta l’unione di differenti nazioni e di diversi gruppi etnici, preservandone le caratteristiche e la diversità. Questo è esattamente ciò che simboleggia l’ESC. Le nazioni competono tra loro in una gara pacifica, a volte con una strizzatina d’occhio reciproca. Questa dimensione conciliante deve essere messa, per quanto mi riguarda, in primo piano».

Siamo consapevoli che i requisiti di sicurezza sono enormi. La situazione viene quindi costantemente rivalutata in stretta consultazione con tutte le autorità coinvolte. Tuttavia, a Basilea abbiamo molta esperienza nell’organizzazione di grandi eventi

Molti sottolineano la politicizzazione della manifestazione, l'ideologia progressista e gender friendly che veicola. Come vive queste critiche?
«Per quanto ci riguarda, non ci interessa trasmettere un messaggio particolare. Vogliamo piuttosto dimostrare che a Basilea tutti possono sentirsi a proprio agio, indipendentemente dal genere e dall’identità a cui si sentono di appartenere. Tra l’altro, non lo dimostriamo solo durante l’ESC; il Cantone di Basilea Città ha introdotto una legge molto moderna sull’uguaglianza proprio l’anno scorso».

I possibili benefici nell'ospitare l’ESC sono chiari, ma quali sono i rischi? Penso in particolare alla sicurezza, ma anche a eventuali danni d'immagine...
«Siamo consapevoli che i requisiti di sicurezza sono enormi. La situazione viene quindi costantemente rivalutata in stretta consultazione con tutte le autorità coinvolte. Tuttavia, a Basilea abbiamo molta esperienza nell’organizzazione di grandi eventi, come il 125. anniversario del primo congresso sionista nel 2022. Ritengo che l’ESC rappresenti un’altra buona opportunità per Basilea di accogliere persone provenienti da tutta Europa».

Israele tornerà, anche quest'anno, a essere un tema dell’Eurovision Song Contest. Da un lato è inevitabile, vista anche la storia dell'artista in gara. Quanto avete imparato dall'esperienza di Malmö e che cosa potranno fare il Cantone e la Città per evitare escalation nelle eventuali proteste anti-israeliane?
«Siamo in contatto con le autorità di Malmö. Naturalmente sappiamo che ci sono persone che non sono d’accordo con alcune posizioni politiche o alcune delegazioni, e che esprimono le loro opinioni in merito. La nostra responsabilità è quella di garantire che l’espressione delle opinioni politiche rimanga pacifica. Non tolleriamo alcuna forma di violenza o discriminazione. Il nostro obiettivo è quello di favorire un festival pacifico in cui tutti siano i benvenuti».

Lei ha detto: «Si può affermare che nulla di ciò che avviene in pubblico è apolitico». Lo trovo molto interessante. Forse è più vero oggi rispetto ad altri periodi storici. Anche a Basilea si respira quest'aria di polarizzazione?
«Sì, certo, anche a Basilea percepiamo che la polarizzazione sociale è più pronunciata che mai. Ma questo è un fenomeno mondiale. Naturalmente ci sono persone che non amano l’Eurovision Song Contest. Tuttavia, provo un grande senso di attesa per l’ESC di Basilea e credo che, fedele al motto “United by Music”, vivremo un festival pacifico».

Lei in gioventù ha recitato in Macbeth, è stato sul palco quindi. E abbiamo detto di come lo spettacolo a volte diventi politico. Ma rovesciamo i termini: la politica è anche spettacolo?
«I processi politici decidono su questioni che hanno un impatto molto diretto sulla vita delle persone. La posta in gioco è più alta che nel “mondo dello spettacolo”. Ma una cosa è chiara: si possono conquistare maggioranze politiche solo se si rappresentano contenuti convincenti e li si comunica in modo efficace. Ed è qui che un po’ di esperienza sul palcoscenico aiuta sicuramente».

Ha scritto un libro, In die Politik gehen. È un momento particolare, in Svizzera: è emersa la difficoltà nel trovare qualcuno disposto a fare il consigliere federale. Perché?
«Sono rimasto molto sorpreso dal fatto che tanti politici di spicco del Centro non abbiano dato la propria disponibilità ad assumersi responsabilità nell’Esecutivo del nostro Paese. Non riesco a spiegarmelo. Dopo tutto, le cariche governative - nel Comune, nel Cantone o anche nel Governo federale - permettono comunque di organizzarsi, oltre a essere evidentemente molto stimolanti».

Eurovision Song Contest: la 69. edizione del festival europeo della musica si terrà a Basilea, alla St. Jakobshalle, dal 13 al 17 maggio. La Svizzera ha ottenuto il diritto a ospitarla grazie alla vittoria di Nemo lo scorso anno a Malmö. Tra le presentatrici, anche Michelle Hunziker. Allo stadio St. Jakob-Park - la cosiddetta Arena Plus - si svolgerà una proiezione pubblica della serata per 36.000 persone.Conradin Cramer: Classe 1979, basilese di nascita, di formazione avvocato e notaio, il liberale radicale Conradin Cramer è consigliere di Stato dal 2017, alla guida del Dipartimento dell’educazione. È pure presidente dell’Esecutivo. È attivo in politica dal 2002, quando venne eletto nel Consiglio comunale di Riehen. Ha scritto un libro dedicato ai giovani che si danno alla politica: «In die Politik gehen: Tipps für den Nachwuchs».Yuval Raphael: ventiquattro anni, una parte dell’infanzia vissuta a Ginevra, la cantante scelta da Israele è sopravvissuta alla strage del Nova Festival il 7 ottobre 2023. Il rifugio antiaereo in cui si era nascosta con tanti altri giovani era stato colpito da raffiche di mitra e granate dai terroristi, ma lei non è stata colpita, quindi è rimasta nascosta per ore sotto i cadaveri. Nel dicembre 2023 ha raccontato la propria storia a Zurigo.
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