Locarno

«Si sentivamo minacciati e non hanno fatto altro che difendersi»

Le difese si sono battute per il proscioglimento dai principali capi d’imputazione a carico dei quattro giovani a processo per il pestaggio di un richiedente l’asilo nella Rotonda di piazza Castello - «Il loro intento era di disarmare il loro aggressore che li minacciava impugnando un coltello»
©Chiara Zocchetti
Spartaco De Bernardi
18.04.2023 13:05

(Aggiornato alle 17.27) «Non hanno fatto altro che difendersi dal loro aggressore che tentava di colpirli con un coltello. Volevano solo disarmarlo e fare in modo che se andasse una volta per tutte». Questo il leitmotiv delle arringhe difensive pronunciate dai patrocinatori dei quattro ragazzi da lunedì a processo per il pestaggio ai danni di un richiedente l’asilo dello Sri Lanka avvenuto la notte dell’8 ottobre dell’anno scorso nella Rotonda di piazza Castello a Locarno. Sia l’avvocato Pascal Cattaneo, patrocinatore del 23.enne che colpì il richiedente l’asilo con diversi colpi inferti con uno skateboard, sia il suo collega Giuseppe Gianella, difensore del 30.enne che sferrò pugni e calci contro il suo rivale, hanno chiesto il proscioglimento da tutti i principali capi d’imputazione a carico dei due giovani contenuti nell’atto d’accusa firmato dal procuratore pubblico Pablo Fäh: tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale, tentate lesioni gravi, lesioni semplici, rissa e omissione di soccorso. O che comunque, nel caso in cui dovessero essere ritenuti colpevoli, vengano mandati esenti da pena poiché avrebbero reagito per legittima difesa alle ripetute aggressioni da parte del loro rivale.

«Colpi non pericolosi»

« I pugni, i calci, e i fendenti inferti con lo skateborad non hanno mai colpito la testa di colui che li stava minacciando con il coltello in pugno» ha ribadito l’avvocato Cattaneo nella sua arringa. Colpi a secondo il legale, non sono da ritenersi pericolosi e che mai hanno messo in pericolo la vita della vittima, o presunta tale. L’intento del 23.enne, così come quello di tutti gli altri componenti del gruppo, era di allontanare l’aggressore e di disarmarlo. Per loro rappresentava una minaccia concreta e temevano per la loro incolumità. Anzi per la loro stessa vita. Siccome tutti i tentativi di far desistere il richiedente l’asilo dai suoi intenti bellicosi erano risultati vani, alla fine non è restato loro che affrontarlo. «Ma sempre e solo per difendersi», ha sottolineato ancora Cattaneo, rilevando altresì che i colpi inferti contro il loro rivale non gli hanno provocato ferite gravi: solo, si fa per dire, la frattura di una costola, un’abrasione alla spalla e un’escoriazione all’avambraccio come riportano i veri referti medici agli atti. Da qui la richiesta di proscioglimento, oltre che dall’accusa di tentato omicidio intenzionale, anche da quella di tentate lesioni gravi. Proscioglimento che il legale del 23.enne ha chiesto anche per i reati di rissa ed omissione di soccorso.

«Lo scontro lo ha cercato lui»

La stessa richiesta l’ha formulata l’avvocato Gianella, secondo il quale l’aggressore è uno solo: il richiedente l’asilo che è andato a cercare lo scontro con i quattro imputati in generale e con il suo assistito in particolare. Tanto che pure lui, con una lunga serie di precedenti penali, verrà rinviato prossimamente a giudizio per rispondere del reato di tentato omicidio in relazione a quanto accaduto l’8 ottobre scorso nella Rotonda di piazza Castello. «Nega di aver impugnato un coltello, e dice di non conoscere i giovani che ha affrontato quella sera. Non è per nulla credibile». E in più ha problemi psichiatrici dovuti all’abuso di alco e al consumo di stupefacenti. Proprio in preda ai fumi dell’alcol cercò la rissa quella notte brava, trovando nel gruppo di giovani che frequentava la zona di piazza Castello i bersagli ideali. «La loro è stata nient’altro che legittima difesa. Temevano per la loro vita e hanno fatto di tutto per cercare di scacciare il loro aggressore», ha insistito il patrocinatore del 30.enne. Legittima difesa che è stata invocata pure dall’avvocata Chiara Donati, patrocinatrice dell’altro 28.enne che colpì con un calcio alla schiena il richiedente l’asilo e per questo è accusato di tentate lesioni gravi, oltre che di rissa ed omissione di soccorso. Reati dai quali ha chiesto che il suo assistito venga assolto.

Ammesso il consumo di droga

Sulla medesima lunghezza d’onda l’avvocato Felice Dafond, difensore dell’altro 23.enne, che si limitò a colpire il richiedente l’asilo con una pietra. Un gesto che, secondo il legale, non può nemmeno configurare il reato di lesioni semplici nulla agli atti dimostra infatti che con il lancio di quella pietra il giovane, gemello del ragazzo che aveva brandito lo skateboard, abbiano provocato delle ferite al rivale. Anche il suo assistito dev’essere quindi prosciolto da ogni accusa. I quattro avvocati non si sono infine opposti a che i loro assistiti vangano riconosciuti colpevoli di infrazione alla legge federale sugli stupefacenti, infrazione che comporta una multa. La sentenza è attesa per questa mattina.