Conflitti e cinema

Sokurov: «Nella mia patria stanno accadendo cose tremende»

Uno dei più importanti registi russi del cinema mondiale ha parlato della decisione di non lasciare il proprio Paese e si è soffermato su quanto sta succedendo nel conflitto
© EPA/FABIO CIMAGLIA
Ats
09.12.2022 16:17

La «mia lingua è il russo e la mia patria è dove la mia lingua è parlata. Una patria dove stanno accadendo cose tremende». Così uno dei più importanti registi del cinema mondiale, Aleksandr Sokurov, riassume la decisione di non lasciare il proprio Paese (dove ha avuto un anno fa, prima della guerra in Ucraina, uno scontro televisivo con Putin sull'indipendenza da concedere ad alcune regioni della Russia in particolare del Caucaso, ndr) e si sofferma su quanto stia succedendo durante il conflitto.

L'occasione per parlarne è la conferenza stampa a Roma per l'uscita di Fairytale, una sorprendente «favola» nera (realizzata lavorando esclusivamente sulle immagini d'archivio) nella quale immagina una sorta di limbo che ospita Hitler, Mussolini, Stalin e Churchill (più i «cameo» di Gesù e Napoleone), impegnati in conversazioni, riflessioni, scontri e proclami davanti a folle oceaniche e «fantasmatiche».

Il film, dopo il debutto al Locarno Film Festival e il passaggio al Torino Film Festival, arriva nelle sale da 22 dicembre con Academy Two. Inevitabile che le domande dei giornalisti riportino il cineasta Leone d'oro 2011 a Venezia con Faust, a parlare di come stia vivendo questo periodo in Russia: «ho molte difficoltà e non oso immaginare quello che ci aspetta - commenta -. Devo constatare che c'è la censura, utilizzata come un'arma fredda contro la gioventù».

Pochi giorni fa «ho concluso un corso, all'Università di cinema e tv di San Pietroburgo, con i saggi di diploma di 17 studenti. Anche senza considerare che alcuni possano venire mandati in guerra a combattere, non so cosa possano aspettarsi. Il futuro per i giovani in Russia è più che buio», bisogna evitare «che un'intera generazione venga privata della possibilità di realizzarsi».

È possibile agli intellettuali esprimere dissenso nel Paese? «È molto difficile - risponde -. Come cittadino l'unica cosa che posso fare è scrivere una lettera al presidente, con la mia protesta per la situazione e l'ambiente politico russo. L'ho sempre fatto ma adesso non ricevo più risposte. I media statali evitano accuratamente di intervistarmi perché per loro sono un persona non gradita». Inoltre «tutti i media dell'opposizione, a quanto sappia, hanno lasciato il Paese. Una cosa molto grave, perché uno Stato non può essere libero senza voci dell'opposizione».

Fairytale è un'ironica e spietata esplorazione del delirio da potere, realizzata «senza l'uso di attori o tecnologia deep fake» ma facendo interagire, attraverso i dialoghi creati da Sokurov, Hitler, Mussolini, Stalin e Churchill rielaborando quei rari momenti «nei quali questi personaggi, nelle immagini che abbiamo ricercato negli archivi di tutto il mondo, mostravano come fossero realmente, attraverso emozioni più private, come ridere, essere tristi o pensierosi. Pezzettini con i quali ho composto con l'aiuto di cinque giovani colleghi, un enorme mosaico».

Un ritratto che ha sullo sfondo i mondi riflessi o creati da artisti come Piranesi, Gustave Doré e Hubert Robert o i richiami alle grandi cave di marmo italiane. «Io non mi sento né giudice, né accusatore, né difensore - sottolinea -. Mi sento responsabile quanto gli altri nel mare umano che mostro. Possiamo far fucilare o impiccare un dittatore ma cosa si fa con le milioni di persone che l'hanno portato al potere?». Infine il regista di L'arca russa torna sulle difficoltà dei cineasti emergenti ad esprimersi, anche in Italia «dove forse la situazione è peggiore di quella in Francia - aggiunge -. Si devono aiutare per sostenere l'importanza del cinema italiano che non ha avuto eguali in Europa, La storia del cinema non sarebbe stata la stessa senza i grandi registi italiani».

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