Solare in alta montagna: «Prima centrale nel 2025»
La premessa di fondo per il direttore di AET, Roberto Pronini, è chiara: «Gli impianti solari in altura producono più energia in inverno rispetto all’estate. E visto che in futuro il problema dell’approvvigionamento energetico durante l’inverno si presenterà con maggiore insistenza, abbiamo deciso di investire in questo progetto».
Nessuna località identificata
Sette grandi fornitori di energia elettrica del Paese, tra cui anche l’azienda elettrica ticinese (AET), hanno quindi deciso di unire le forze in vista della costruzione di almeno dieci centrali fotovoltaiche in altura. Promotrice del progetto è la IG Solalpine. «Si tratta di persone molto affidabili, con grandi competenze, sia tecniche sia giuridiche», commenta Pronini. Tra i promotori figura, per esempio, anche l’ex direttore di ElCom, Renato Tami. Nel progetto AET compare accanto ad altri grandi produttori di energia del Paese, come la CKW di Lucerna, la EWZ e EKZ del canton Zurigo. «Si tratta di partner affidabili con cui condividiamo altri investimenti. Così facendo vogliamo anche replicare la formula che abbiamo adottato negli anni ’70 per la partecipazione di AET negli impianti nucleari». Le centrali solari ad alta quota dovrebbero produrre circa 2 mila gigawattora all’anno. «A 2000 metri di quota, i pannelli solari hanno una resa invernale superiore del 30% rispetto alla pianura». In inverno, infatti, gli impianti ad alta quota hanno il vantaggio di trovarsi sopra la nebbia. Senza dimenticare che il costo del terreno risulta decisamente inferiore rispetto ai prezzi praticati in pianura. «Ora si tratta di valutare tutti gli aspetti giuridici, pianificatori e ambientali», prosegue Pronini. «Poi si dovrà individuare le zone di montagna in cui edificare i nuovi impianti». Al momento, prosegue Pronini, non è stata identificata nessuna località. La promessa, comunque, è di costruire impianti con il minore impatto ambientale ed estetico possibile. Le comunità locali - si legge sulla NZZ che ieri ha anticipato la notizia - parteciperanno ai ricavi e verranno coinvolte, assieme alle associazioni del territorio, nelle varie fasi di avvicinamento del progetto.
A livello federale
Un’importante assist intanto è arrivato durante l’ultima sessione parlamentare a Berna. Nell’ambito delle discussioni sulle misure urgenti volte a garantire a breve termine l’approvvigionamento elettrico, le due Camere hanno infatti approvato una serie di allentamenti che faciliteranno la costruzione di impianti di grandi dimensioni nelle zone di montagna. «Dalle Camere è arrivato un messaggio chiaro», spiega Pronini. «Occorre produrre al più presto due terawattora di energia rinnovabile in più all’anno, anche attraverso procedure semplificate. Questo progetto si inserisce esattamente in questo solco, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo».
Come due campi da calcio
Intanto, nell’Alto Vallese qualcuno si è già mosso. Sulle montagne di Grengiols e Gondo, presto sorgeranno due grandi impianti solari che assieme produrranno circa 20 gigawattora all’anno. Con una produzione annua complessiva di 100 gigawattora tra pubblico e privato, il nostro Cantone invece figura nella parte bassa della classifica delle regioni che meglio sfruttano il fotovoltaico: «Chiaramente si tratterà di valutare se in Ticino vi sono luoghi adatti in cui sviluppare progetti simili», spiega Pronini. «Al momento il piano energetico cantonale tuttavia non prevede la produzione di energia con centrali ad alta quota. Ad ogni modo, se si dovesse investire solo oltre Gottardo, potremmo comunque ricevere una parte dell’energia per il Ticino». Ma quanto saranno grandi questi impianti? «Parliamo di strutture di una certa dimensione. Dal profilo della produzione dovranno garantire almeno 5 gigawattora. Per la grandezza possiamo immaginare uno o due campi da calcio. Ad ogni modo, l’idea è di trovare delle zone in cui l’uomo è già presente con altre attività. Pensiamo agli impianti di risalita, dove l’allacciamento elettrico e le vie di accesso sono già presenti. L’idea è di avere pochi parchi a livello svizzero, ma tendenzialmente grandi». E sulle tempistiche? «L’obiettivo è di avere in servizio la prima centrale svizzera, in grado di produrre 10 gigawattora all’anno, entro il 2025», conclude Pronini.