Solo un mese fa Kamala Harris era in Svizzera
«Il 15 giugno Kamala Harris si recherà a Lucerna, in Svizzera, per partecipare al Summit sulla pace in Ucraina». Era il 3 giugno scorso e la Casa Bianca annunciava la presenza della vicepresidente sul Bürgenstock, alla Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina. «La vicepresidente sottolineerà l'impegno dell'Amministrazione Biden-Harris a sostegno degli sforzi dell'Ucraina per garantire una pace giusta e duratura, basata sulla sovranità e l'integrità territoriale del Paese e sui principi della Carta delle Nazioni Unite. La vicepresidente ribadirà il sostegno al popolo ucraino che si difende dall'aggressione russa in corso. Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan si unirà alla vicepresidente per rappresentare gli Stati Uniti al Vertice».
Durante un programma della RTS, Nicolas Bideau, responsabile dell'informazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), non era apparso deluso dall'assenza di Joe Biden: «La delegazione statunitense è di alto livello e sufficiente per parlare di pace», aveva detto.
Il Tages Anzeiger, a una settimana dall'evento, si era occupato della sicurezza che sarebbe ruotata attorno alla visita al vertice della numero 2 della Casa Bianca. «I servizi segreti inviano una delegazione con largo anticipo per preparare vie di fuga e rifugi sicuri, e collaboreranno con le autorità svizzere. È da prevedere anche l'arrivo di elicotteri (i Marine Two verrebbero portati nel Paese dai marines statunitensi) e veicoli, oltre al jet governativo Air Force Two (su cui ha volato la vice, insieme al consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan)». «La Svizzera ha un eccellente curriculum in materia di sicurezza. Questo aspetto sarà sicuramente preso in considerazione nei preparativi», aveva dichiarato l'autore americano ed esperto di servizi segreti Ronald Kessler al quotidiano svizzero-tedesco.
«L'entourage di Harris comprenderà una dozzina di veicoli, con veicoli pilota e motociclette delle forze di sicurezza locali», scriveva ancora il Tages Anzeiger. «Per fare un confronto: nel 2020, l'allora presidente Donald Trump viaggiava con il doppio delle auto di scorta». Poiché Harris dovrebbe intervenire immediatamente come capo di Stato in caso di un incidente che coinvolga Biden, «con lei viaggiano anche i codici nucleari che possono essere utilizzati per controllare le armi degli Stati Uniti. In Svizzera viaggerà anche il cosiddetto "nuclear football", ossia "pallone nucleare", uno dei tre dispositivi di controllo dei missili nucleari strategici, che ha la forma di un pallone da football americano».
Kamala Harris era arrivata, insieme al resto della delegazione USA, a bordo di tre elicotteri Chinook, scortati da due Super Puma dell'Esercito svizzero. Appena atterrata, ai microfoni di Nau.ch la vicepresidente aveva affermato di «sentire lo spirito del Bürgenstock». Kamala Harris, in Svizzera, aveva incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ribadito il sostegno «incrollabile» degli Stati Uniti al popolo ucraino, costretto a difendersi dall'«aggressione» russa.
Secondo una nota diffusa dalla Casa Bianca, la vicepresidente aveva sottolineato il sostegno degli Stati Uniti agli sforzi dell'Ucraina per garantire una pace «giusta e duratura», basata sulla sovranità e sull'integrità territoriale del paese. Harris aveva poi condannato gli attacchi della Russia alle infrastrutture energetiche civili dell'Ucraina e annunciato oltre 1,5 miliardi di dollari in ulteriore assistenza per il fabbisogno energetico di emergenza dell'Ucraina, le esigenze umanitarie come cibo, acqua, alloggi e servizi sanitari e la sicurezza civile. Harris, infine, aveva rimarcato una serie di sforzi intrapresi dall'amministrazione del presidente Joe Biden nelle ultime settimane e mesi per sostenere l'Ucraina, compresa la firma di un accordo di sicurezza bilaterale, l'accordo nell'ambito del Gruppo dei sette (G7, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) sugli interessi degli asset russi congelati in Europa e le misure per migliorare la capacità di difesa aerea dell'Ucraina.
«Forse la conferenza sul Bürgenstock non è stata una vittoria per la pace, ma comunque ha ottenuto dei risultati interessanti», era stata l'analisi a fine conferenza del professore di diritto internazionale all’Università di Ginevra Marco Sassòli. «Non credo che sia stato compiuto un passo avanti per la pace. Non lo credo fino a quando non sarà organizzato, forse dall’Arabia Saudita, un secondo vertice con la partecipazione della Russia. Solo allora forse verranno compiuti dei passi avanti».