Il fatto

«Sorpreso dal numero di vittime», Don Leo rischia oltre cinque anni

Il rettore del Papio sul prete in carcere dal 7 agosto e accusato di una ventina di toccamenti
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Locarno
21.03.2025 19:17

Una ventina di toccamenti. E, in un caso, don Rolando Leo sarebbe andato anche oltre, rischiando più di cinque anni di carcere chiesti dall’accusa, secondo indiscrezioni pubblicate dalla RSI. Proponeva massaggi rilassanti ma poi, in realtà, con il gomito toccava le parti intime delle vittime (sei di loro l’avrebbero vissuto una sola volta, ma per uno - invece - sarebbero oltre dieci), sempre sopra i vestiti. Atti sessuali ai danni di quattro minorenni e cinque maggiorenni nel Sopraceneri, mentre un caso (quello più grave) sarebbe avvenuto fuori Cantone: «manipolazioni più spinte approfittando del fatto che il maggiorenne stava dormendo».

«Ovviamente sono rimasto sorpreso anch’io dal numero delle presunte vittime contenuto nell’atto d’accusa. A loro va il mio primo pensiero e la mia vicinanza. Benché la notizia abbia generato nuovo dolore in Collegio, posso dire che il clima di lavoro è rimasto sereno». Sono le parole di don Patrizio Foletti, 71.enne rettore del Papio, alla notizia del numero di vittime al termine dell’inchiesta contro l’ex cappellano di Ascona, difeso dall’avvocato Marco Masoni e in carcere dal 7 agosto 2024, che aveva anche ricoperto altre cariche di rilievo fino al momento dell’arresto: responsabile dell’Ufficio istruzione religiosa scolastica cantonale e assistente spirituale della Pastorale giovanile diocesana.

I reati ipotizzati nell’inchiesta condotta dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni sono quelli che erano stati avanzati sin dall’apertura delle indagini: coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, atti sessuali con fanciulli e pornografia. Reati dei quali il presbitero, in regime di espiazione anticipata della pena al carcere della Stampa da novembre, dovrà rispondere di fronte ad una Corte delle Assise criminali.

I fatti risalirebbero al 2015-2023

I fatti che hanno portato al rinvio a giudizio del sacerdote risalirebbero al periodo compreso tra il 2015 e il 2023, anche se i primi episodi sarebbero stati riferiti da un giovane all’allora vescovo, Valerio Lazzeri, nel 2021. Non avendo saputo più nulla, lo scorso febbraio decide di rivolgersi di nuovo alla Curia, questa volta in mano all’amministratore apostolico Alain de Raemy. Quattro mesi più tardi, al rientro da un pellegrinaggio di una decina di giorni insieme a un gruppo di giovani a Medjugorje, scatta il fermo.