Spagna, la destra avanza ma la maggioranza è incerta
Stando ai primi exit poll, il Pp ha vinto le elezioni legislative in Spagna ma la maggioranza è incerta. Mentre il Psoe tiene, l'estrema destra di Vox viene infatti superata da Sumar (sinistra).
Il Pp di Alberto Nunez Feijòo, secondo i dati forniti dalla tivù pubblica Rtve, è il primo partito di Spagna avendo ottenuto tra i 145 e i 150 seggi; i socialisti di Pedro Sanchez tengono con una forbice tra i 113 e i 118; Sumar, la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz è terzo con 28-31 seggi. Quarta Vox che, invece, esce dimezzata con un numero di seggi tra i 24 e i 27: la scorsa legislatura ne aveva 52.
Bene le forze indipendentiste e locali: Erc 9 seggi, Jxcat 9, Pnv 5, EHbildu 6, Cup 1, Bng 1-2, Cc 1 e Tex 0-1.
Di fatto, se i dati ufficiali confermassero questi numeri, per le destre sarebbe molto difficile raggiungere la soglia dei 176 seggi per avere la maggioranza.
Feijòo, il galiziano doc che vuole la Moncloa
Quel «bimbo felice» nato in un minuscolo paesino della Galizia, nella Spagna rurale profonda, in gioventù aspirante giudice, ora è a un passo dal raggiungere il sogno della Moncloa. Alberto Núñez Feijóo, 61.enne senatore e candidato premier del Partito popolare spagnolo, ha vinto le elezioni, anche se la maggioranza è ancora incerta.
La sua promessa regina resta comunque quella di «abrogare il sanchismo», come le opposizioni definiscono lo stile e l'azione di governo del suo rivale socialista Pedro Sánchez, un misto, a loro dire, di decisionismo, cinismo, e arroganza.
Feijóo è arrivato all'appuntamento elettorale dopo 15 mesi al timone del Pp. E con ampi trascorsi da leader territoriale: sono ben quattro i mandati consecutivi da governatore galiziano (2009-2022).
Quel percorso da navigato amministratore locale - in grado però di influire anche sugli equilibri politici centrali, sempre con toni pacati, senza strepiti - subisce una virata improvvisa a febbraio 2022: momento in cui i popolari invocano a gran voce la sua discesa in campo nazionale per mettere ordine in un partito arrivato a rischio implosione.
La risposta non si fa attendere: l'obiettivo, riportare il Partido Popular, fiaccato da tanti scandali giudiziari, ai fasti dei tempi migliori, quelli dei governi di José María Aznar e di un altro galiziano doc come Mariano Rajoy.
«Siamo qui per offrire affidabilità, maturità, senso di Stato e una direzione chiara», diceva allora Feijóo. E dire che da ragazzo il leader popolare aveva votato Felipe González, storico premier socialista. Ma i tempi, ora, sono decisamente cambiati. Dopo il voto di oggi, Feijóo avrà bisogno del sostegno almeno degli ultraconservatori Vox, la cui linea è distante anni luce da quella «moderata» e «serena» di cui lui si dice promotore.
Poco prima del voto è stato chiarissimo al riguardo: «Di Vox non condivido la visione dello Stato delle autonomie, né la sua visione del cambiamento climatico, né la sua visione della violenza sessista, né il suo modo di affrontare le polemiche».
Gli avversari di lui non si fidano. «Io lo conosco bene - afferma la corregionale Yolanda Díaz, leader della sinistra alternativa di Sumar - è un grande avversario, ma non ha scrupoli a mentire». Per attaccarlo, i rivali hanno più volte rievocato una sua conoscenza controversa del passato, risalente agli anni '90: quella con Marcial Dorado, successivamente condannato per narcotraffico.
Ha sempre detto che all'epoca «non c'era Google, non c'era internet» e non era possibile scoprire al volo la sua identità. Poco prima del voto, candidamente, ha ammesso che ai tempi di quella foto era al corrente che fosse non un trafficante di droga ma «un contrabbandiere di sigarette».