Pandemia

Sport e vodka, la ricetta della Bielorussia contro il coronavirus

«Niente allarmismi e niente psicosi» le parole del leader Lukashenko contro l’infezione che comincia ormai a impensierire anche il Paese dell’Est Europa nonostante una tardiva presa di coscienza dei rischi
Il presidente Alexander Lukashenko, negli scorsi giorni, durante una partita di hockey dimostrativa. ©EPA/ANDREI POKUMEIKO
Andrea Colandrea
05.04.2020 15:45

L’allarme coronavirus ha iniziato a suonare anche a Minsk, dove la prima vittima della pandemia è stata registrata lo scorso 31 marzo, quando proprio per il virus è morto un attore teatrale di 75 anni ben conosciuto nel Paese governato da Alexander Lukashenko. L’«ultimo dittatore d’Europa», fino a pochi giorni fa, in tutte nelle sue apparizioni pubbliche ha continuato a rilevare che misure restrittive sarebbero state fuori luogo, ma che una profilassi basilare come «bere vodka, praticare attività sportiva, andare a fare la sauna e mangiare sano» sarebbero state sufficienti per far fronte all’emergenza. Il «disegno» politico dietro all’epidemia, del resto - secondo lo stesso Lukashenko - sarebbe quello dei grandi gruppi di potere occidentali: voler controllare gli Stati europei per sovvertirne l’assetto e metterli in ginocchio.

Fatto sta che in Bielorussia la consapevolezza del pericolo da coronavirus, nell’ultima settimana, sarebbe molto aumentata. Nei luoghi pubblici, pur non essendovi divieti particolari, la gente comincia a farsi vedere con le mascherine. La paura, forse, si è diffusa anche tramite i social media. Il paradigma fatto proprio dalla classe dirigente nel Paese, agli occhi dell’opinione pubblica occidentale, appare però rovesciato: proprio Lukashenko ha rilevato che «il corpo deve combattere l’infezione e che bisogna stare più spesso all’aria aperta». Inoltre, sarebbe necessario mangiare burro e cibi grassi perché i cibi grassi aiutano i polmoni a combattere i virus». Tutto l’opposto di quanto sarebbe necessario fare per fermarlo. Lo stare a casa, a Minsk, non alberga. Su quali basi scientifiche poggia la strategia di Lukashenko? Il presidente bielorusso ha affermato in televisione di avere contatti stretti con uno scienziato russo ritenuto «molto intelligente» e di essere favorevole a una linea di profilassi sanitaria poco allarmistica e più basata sull’esperienza. «Niente allarmismi e niente psicosi». Del resto non avrebbe deciso di calcare questa strada anche la Svezia?

Anche la Comunità europea, nel frattempo, avrebbe messo sul tavolo aiuti mirati per l’emergenza coronavirus. Minsk, al di là del fatto che nessun cittadino (tranne i pochi contagiati) sia stato messo in quarantena, pare comunque essersi attivata. I maggiori ospedali del Paese sono stati riconvertiti, come si legge sul sito della onlus Mondo in cammino. «Gli interventi chirurgici sono stati rimandati per fare posto a migliaia di ricoverati con diagnosi di polmonite». Si tratterebbe non solo di Vitebsk, considerata addirittura la Bergamo bielorussa, ma anche di strutture di cura di altre città. Secondo l’organizzazione le rassicurazioni fornite da Lukashenko striderebbero con il quadro reale della pandemia in Bielorussia. «Ormai - si legge ancora nel testo - i medici e gli infermieri contagiati sono decine ed ognuno di loro è un potenziale focolaio per i pazienti che sopraggiungono».

Anche in Bielorussia la Covid19 starebbe dunque attecchendo pericolosamente. Anche se, come detto, i cittadini restano liberi di viaggiare, i negozi restano accessibili, così come i mezzi di trasporto pubblici. Il social distancing non esiste ancora. Le cifre ufficiali indicano che i morti per coronavirus in Bielorussia sono per ora soltanto otto, le persone contagiate 526, i guariti 53 (dati di domenica). L’onda epidemica, però, continua ad avanzare e ha già convinto anche i granitici «cugini» russi a prendere provvedimenti drastici.