«Stavamo vivendo una situazione straziante»
No. No. E ancora no. I vertici della casa anziani di Sementina a processo da stamattina di fronte alla Pretura penale continuano a respingere ogni accusa. «A fine marzo 2020 ci siamo accorti di quello che stava capitando. Che i residenti morivano. E gli ultimi occhi che vedevano erano i nostri e quelli del personale. Eravamo sottodotati. Abbiamo quindi chiesto aiuto al Team Care perché stavamo vivendo una situazione straziante», ha sottolineato in lacrime la direttrice sanitaria. La quale ha precisato di aver ribadito al medico cantonale che così non si poteva andare avanti. Che serviva una mano. Dei consigli. E servivano subito, perché più il tempo passava e più la situazione peggiorava.
Veniamo ora ad un'altra fattispecie, la mancata stesura della lista dei contatti con esposizione significativa avvenuti con il paziente nelle 48 ore precedenti l'applicazione dei provvedimenti disposti dalle autorità superiori per debellare la COVID-19. «Non è stato fatto perché non erano dati i requisiti di contatto significativo, non in quanto non abbiamo voluto farlo. Man mano che arrivavano le direttive sono infatti sempre state attuate. A livello cantonale non esiste ancora oggi uno strumento condiviso per il tracciamento», ha tagliato corto il direttore amministrativo.
Adesso si stanno per affrontare altri due casi. Il primo è quello dell'infermiera che svolse un turno notturno benché fosse positiva al virus. Il secondo, più eclatante, è l'ingresso di tre operai nella struttura per eseguire lavori di ritinteggio al terzo piano. Nessuno di esterno, però, avrebbe dovuto entrare in una casa anziani del Canton Ticino (secondo quanto disposto dal medico cantonale) a metà aprile 2020.
Il dibattimento riprenderà domani mattina con l'audizione di una caporeparto - chiesta dalle difese - in qualità di persona informata sui fatti.