Sto cercando la dogana, ma incontro Lionel Messi
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Boké, 6 febbraio 2025. «Cosa stai cercando?». «La dogana». «Hai sbagliato strada, ma non ti preoccupare: è a 100 metri da qui, devi tornare indietro e sulla destra vedrai una capanna rotonda, solitamente c'è una signora che vende qualche snack e un uomo con la radio, lì c'è anche la polizia, ti faranno il timbro di uscita dalla Guinea-Bissau».
Quando sono arrivato la radio stava suonando Siko di Patche Di Rima, il posto non sembrava per nulla un posto di frontiera ma così non era nemmeno la strada che mi avrebbe portato in Guinea. Nel mio racconto scrivo strada ma in realtà era un sentiero, letteralmente. Quando incontravo un'altra bici o una moto, dovevo fermarmi e provare a farmi spazio tra le mura di arbusti e piante della foresta.
Quando 5 chilometri più tardi arrivo alla frontiera, ad aspettarmi c'è un agente, seduto e tranquillo. Anche lui ha la radio accesa ma sintonizzata su un altro canale rispetto al collega della Guinea-Bissau. Sul tavolino c'è un libro con la foto di Lionel Messi che alza la Coppa del Mondo e la scritta Immigration 2024-2025. Parliamo brevemente di calcio, di cui so poco, ma sembrerebbe che anche lui non sia un intenditore; scherziamo insieme e poi mi dà il via libera: il passaporto me lo timbreranno più in là.
Continuo per altri 10 chilometri nella foresta, ogni tanto incrocio qualche villaggio e spesso penso che la mia bici non è pensata per affrontare questo tipo di terreni. Ma nonostante tutto mi sto divertendo come un matto.
Arrivo a un fiume e un ragazzo mi aiuta a mettere la bici sulla piroga, poi mi dà il suo numero dicendomi di chiamarlo se fossi arrivato a Boké: la mia meta.
Dopo 60 chilometri di foresta la strada continua lungo quella che sarà la futura autostrada trans-africana, un'autostrada che dovrebbe collegare le varie capitali dei Paesi africani fortemente voluta anche dal governo cinese, che collabora massivamente nella costruzione. Per il momento, però, è una grande strada sterrata estremamente polverosa ancorché già enormemente trafficata.
La sera, quando arrivo terribilmente stanco, un uomo mi ferma e mi chiede: «Da dove vieni? Brasile?». Guardo il mio corpo ricoperto dalla polvere: rido, onestamente avrei potuto pensare lo stesso. Poi, cerco una carta SIM in tutti i chioschi della città, impossibile trovarla però: c'è troppa richiesta e ci sono troppe poche SIM, solo alcuni rivenditori specifici le hanno. Decido quindi di abbandonare la ricerca e aspettare il giorno successivo. Ma mentre esco dall'ultimo chioschetto, sento una voce che mi chiama. Mi giro: «Ehi amico, non mi riconosci? Stavo aspettando la tua chiamata, vieni da me. Ti offro un posto dove dormire».
La giornata di benvenuto che mi ha dato la Guinea è sicuramente la più piena e la più caotica che abbia affrontato finora. Forse, può entrare in competizione soltanto il passaggio di frontiera tra la Turchia e l'Iran in un viaggio di tre anni fa, ma queste sono altre storie.
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