Storia di una truffatrice: ora Anna Sorokin rischia l'estradizione
Anna Sorokin, Anna Delvey, molti la conosceranno grazie alla fortunata serie di Netflix Inventing Anna, che svela sotterfugi e inganni messi in atto dalla donna per inserirsi nell’élite di New York. Alla base un piano molto semplice: fingersi una ricchissima ereditiera tedesca e truffare mezza upper class, facendo nel mentre la bella vita. Un castello di carte che, presto o tardi, doveva crollare. Sorokin è stata arrestata nel 2017, processata e condannata negli Stati Uniti. Dopo alcuni anni scontati in carcere nella contea del New Jersey, è ora in attesa di una possibile estradizione verso la Germania. Decisione che Sorokin, manco a dirlo, sta contestando.
Le origini di Anna Delvey
La storia, quella vera, di Anna Sorokin parte da lontano. Dalla Russia. Per la precisione da Domodedovo, città dove Anna nasce il 23 gennaio del 1991. La vita lì non era di certo quella agiata che avrebbe condotto a New York qualche decennio dopo: Domodedovo non è una città dalle luci sfavillanti, neanche lontanamente, è un “satellite” della capitale Mosca, abitata prevalentemente dalla classe operaia. Anna vive per 16 anni in Russia, fino a quando i suoi genitori (il padre camionista e la madre impiegata in un minimarket) decidono di trasferirsi in Germania, sperando in una vita migliore. La famiglia arriva così nella Renania settentrionale-Vestfalia. La giovane studia e, dopo il diploma di scuola superiore ottenuto nel 2011, prova a frequentare una scuola d’arte a Londra. Un progetto che termina presto e Sorokin torna in Germania. Decide quindi di seguire la sua grande passione per il mondo della moda e di frequentare uno stage a Parigi per una rivista, Purple. Ed è qui che, per la prima volta,entra in scena Anna Delvey: la giovane decide di presentarsi nella Ville Lumière con un cognome che ritiene più glamour. Anna ha poi sostenuto, in seguito ai primi sospetti e alle accuse sul suo conto, di aver utilizzato quel cognome non per crearsi una falsa identità, ma semplicemente perché quello era il cognome da nubile della madre. Una circostanza che però è stata smentita dai suoi stessi genitori. Alla fine, Anna Sorokin ha ammesso che il cognome “Delvey” fosse una pura invenzione.
Le frodi nell’élite di New York
Nel 2013 Anna Delvey – così si farà chiamare in tutta la sua
avventura – arriva a New York. Il suo intento è costruirsi da
subito delle conoscenze all’interno dell’upper class. E lo fa cominciando a
inserirsi nell’ambiente grazie alla New York Fashion Week. In
effetti, Anna lavorava per una rivista di moda, conosceva il settore e si vestiva sempre in modo ricercato. L’impatto con la Grande Mela è subito
positivo. La donna inizia così a pensare a come costruire
la sua carriera di finta ereditiera, talmente ricca da potersi permettere di
tutto senza muovere un dito. Anna padroneggia subito quel ruolo in modo impeccabile: indossa
abiti e accessori costosi, conosce l'alta società, si distingue per modi raffinati
e atteggiamento snob. Nessuno mette in dubbio che si tratti effettivamente di
una giovane ereditiera viziata e ricchissima.
Ma Anna vuole di più: vuole lanciarsi in progetti e investimenti importanti che le diano risalto agli occhi dei ricchi e che aumentino la credibilità del suo status privilegiato. Ma per portare avanti questa messinscena servono soldi, e
ne servono molti. La donna si inventa a questo scopo la «Anna
Delvey Foudation», a vocazione artistica. Comincia così a formarsi per Anna una
rete di contatti nell’alta società, costruita con persone importanti. Il tutto sempre accompagnato da eventi e feste sfarzose. Così Anna accresce il proprio giro di
conoscenze nell’élite più influente della città. E, in questo mondo patinato, più
conoscenze portano a più credibilità. Più fiducia. Molti personaggi facoltosi
le affidano grosse somme e progetti ambiziosi, concedendole crediti a molti
zeri e spesandole viaggi in jet privati e soggiorni di lusso.
Ma non solo. Sorokin si stava anche conquistando delle conoscenze nel mondo della finanza
e delle grandi banche newyorkesi. Per l'occasione aveva creato dei documenti falsi che attestavano
la sua fortuna patrimoniale, garantita da conti in Svizzera. Tutto,
naturalmente, falso.

Comportamenti sospetti
Nonostante le capacità manipolatorie, le bugie ben studiate e la sua presenza costante sulla scena della New York che conta, la bolla creata ad arte da Anna Sorokin doveva prima o poi scoppiare. Troppi gli scoperti lasciati sul suo passaggio e i debiti mai ripagati. Con i soldi prestati in buona fede che venivano usati tutti per abiti firmati, personal trainer o trattamenti di bellezza, tra cui le famose extension alle ciglia a 400 dollari. Troppi anche i comportamenti che insospettivano. Come il fatto di pagare sempre utilizzando i contanti e mai una carta di credito che, di fatto, non possedeva. O la scelta di alloggiare nelle suite degli alberghi e mai in un appartamento. Troppe le menzogne che venivano piano piano a galla tra e-mail false, conti fittizi, assegni fraudolenti, ricevute contraffatte, manager inesistenti e discrepanze nei documenti. Cominciavano poi a moltiplicarsi le persone che, non avendo più avuto notizie di lei o dei del denaro di cui era debitrice, stavano unendo i puntini. Una lunga scia di briciole che, a ben vedere, c’era sempre stata e che portava dritta dritta sulla pista della truffa. Qualcuno aveva anche scoperto che Sorokin non aveva detto la verità sulla sua nazionalità: il suo passaporto diceva che era originaria della Russia, mentre lei negli Stati Uniti si era sempre presentata come tedesca. Nel 2017 cominciò ad arrivare la prima denuncia sul suo conto.
L’arresto e la condanna
Il castello di bugie di Anna Sorokin aveva iniziato a sgretolarsi. Gli
alberghi, stufi dei conti non saldati e delle carte di credito che «non
funzionavano», cominciavano a sfrattarla. E le persone che le stavano intorno sentivano puzza di bruciato, dopo averle offerto aiuto economico e
aver visto come la sedicente ereditiera sfruttava tutto a proprio vantaggio. Parallelamente anche
le banche che Sorokin aveva truffato si stavano muovendo: nello stesso anno l’Ufficio
del procuratore distrettuale di Manhattan la stava indagando per frode bancaria.
In totale si calcola che le sue truffe ammontino a oltre 200 mila dollari.
L’arresto di Anna Sorokin è avvenuto il 3 ottobre 2017, in un’azione coordinata
dal Dipartimento di polizia di New York insieme all’ufficio del procuratore
distrettuale di Manhattan. Lo stesso procuratore che l’ha incriminata per diversi
capi d’imputazione tra cui furto, tentato furto aggravato e illecito furto di
servizi.
La donna è stata messa in detenzione nel carcere di Rikers Island. Nel 2018 si
è presentata davanti al tribunale penale di New York City e ha rifiutato un
patteggiamento che le era stato offerto e che prevedeva dai tre ai nove anni di
prigione.
Il processo e l’estradizione
Il processo nei confronti di Anna Sorokin è iniziato nel 2019.
E la giovane, per l’occasione, ha richiesto tramite il suo avvocato che uno
stilista professionista le procurasse gli abiti per apparire alla sbarra. Abiti
che dovevano essere sempre impeccabili e ben stirati. L’avvocato, oltre a
pensare agli outfit di Sorokin, ha imbastito la difesa sostenendo che l’intento
della sua assistita era sempre stato quello di restituire i soldi prestati e di ripagare
il debito. Aggiungendo anche che numerosi dei servizi che le venivano offerti erano stati ripagati con la pubblicità che Sorokin offriva su Instagram. Agli occhi
della difesa, la donna era semplicemente un’imprenditrice che ha voluto cerarsi
la sua «golden opportunity» nella città di New York.
Poco più di un mese dopo Sorokin è stata condannata a 12 anni di carcere e a restituire
diverse centinaia di migliaia di dollari. Rilasciata nel 2021 per buona
condotta, Sorokin è stata arrestata nuovamente sei settimane dopo dalle autorità dell’immigrazione
statunitense per aver lasciato scadere il proprio visto. Successivamente a questo episodio, era stata messa in detenzione in uno dei centri della Immigration and Customs Enforcements.
Alla vicenda si aggiunge ora un altro tassello: il giudice che si occupa del suo caso – riporta l'ANSA – ha stabilito che la donna possa lasciare il carcere e trasferirsi agli arresti domiciliari. Questo contro il pagamento di una cauzione da 10 mila dollari e un'indirizzo di residenza al quale deve essere sempre reperibile. Un'altra piccola clausola prevede che Anna non possa nel frattempo utilizzare i social, un peccato per lei che su Instagram conta più di un milione di followers.
Nel frattempo si parla anche di un tema più serio che potrebbe riguardare la finta ereditiera: l'estradizione. Sorokin rischia infatti di essere estradata dalle autorità
americane in Germania, nazione dove si era stabilita con la famiglia prima di partire per gli
Stati Uniti. La donna ha già contestato legalmente questa decisione. A far luce sulla vicenda sarà la sentenza che deciderà o meno sulla sua estradizione e che cosa succederà in Germania, se e quando Sorokin dovesse tornare. Per sapere come proseguirà la storia dovremo quindi aspettare la prossima puntata.