Sua maestà la pinzetta

Cos’hanno in comune l’orologiaio, l’entomologo, il chirurgo, l’elettronico, il meccanico d’aviazione e l’estetista? Semplice, a tutti loro capita di dover utilizzare la pinzetta. Uno strumento che può sembrare banale ma che si rivela indispensabile in innumerevoli campi di attività.
«La pinzetta può essere concepita come un prolungamento delle dita, laddove è necessaria la massima precisione», esordisce Simon Terrier, direttore generale di Regine Switzerland SA, azienda di Morbio Inferiore che negli anni si è ritagliata un ruolo di riferimento mondiale in questo particolare mercato di nicchia. «Abbiamo in catalogo più di 2.500 modelli di pinzette - spiega Terrier -, ne produciamo circa un milione all’anno, di cui l’86% viene esportato, principalmente in Europa, negli Stati Uniti, in Giappone e nel Sud-est asiatico».
Gli inizi nel canton Giura
La storia di questa singolare azienda ticinese ha origine all’inizio del Novecento, nel canton Giura, che all’epoca era la culla della fiorente industria orologiera elvetica. «In quel periodo gli artigiani iniziarono a esternalizzare la produzione di alcuni strumenti che servivano all’assemblaggio dei movimenti dell’orologio - racconta Terrier -. Tra i pionieri ci fu mio nonno, che si mise a produrre pinzette per gli artigiani giurassiani. Finché nel 1930 decise di trasferirsi a sud delle Alpi e aprire una sua azienda a Stabio».
Fu così che la famigliaTerrier avviò la tradizione ticinese della pinzetta. Un’attività industriale che funzionava bene, tanto che finì per sdoppiarsi, non per motivi commerciali bensì per un disaccordo familiare.
La candidatura bocciata
«Mio padre Michel - racconta Simon Terrier - andò a studiare come meccanico di precisione al Technicum di Saint-Imier. A metà degli anni ‘50 decise anche lui di trasferirsi in Ticino con l’idea di andare a lavorare nell’azienda di mio nonno e in seguito rilevarne l’eredità. Ma mio nonno respinse la candidatura di mio padre, sostenendo che non avesse il profilo giusto per entrare in azienda. Allora mio padre, che era anche lui un testone come tutti i giurassiani, decise nel 1962 di aprire una propria attività e si mise a fare concorrenza a mio nonno. Affittò dei locali nella vecchia Filanda di Mendrisio e iniziò a produrre lui stesso pinzette».
Ed è così, da questa scissione familiare, che nacque la Regine Switzerland, un’azienda che negli anni ‘80 si spostò a Morbio Inferiore per assecondare la sua costante crescita.
Attività raddoppiata
«Quando ho rilevato l’attività di famiglia dopo la dipartita di mio padre - spiega il direttore generale di Regine Switzerland -, avevamo una quarantina di dipendenti. Oggi sono il doppio. Una cinquantina nella sede di Morbio Inferiore, gli altri nello stabilimento produttivo che abbiamo acquisito tre anni fa a Clivio, in provincia di Varese».
Un’espansione all’estero che permette all’azienda di diversificare la propria presenza sui mercati. «Il Made in Switzerland è garanzia di assoluta qualità - afferma Terrier - ed è per questo che viene molto apprezzato nel mondo. Chi compra una pinzetta prodotta in Svizzera si attende la perfezione e la ottiene. Siamo la patria della pinzetta di alta qualità. Tuttavia anche il Made in Italy ha la sua attrattiva, in particolare nel settore della bellezza. In questo senso la produzione in entrambi i Paesi ci permette di sfruttarne al meglio le peculiarità».
Perché il mondo della pinzetta è molto più vasto di quanto si potrebbe pensare. «All’inizio la produzione era destinata prevalentemente all’orologeria - spiega Terrier -. Poi, con il passare degli anni, la pinzetta ha trovato sempre nuove applicazioni. Per esempio nell’elettronica, con l’avvento dei semiconduttori, nell’industria aerospaziale, nelle attività di laboratorio, nel medtech. Per ognuno di questi mercati sviluppiamo delle nuove pinzette, in collaborazione con i nostri partner nel mondo intero che si occupano della commercializzazione dei nostri prodotti e curano i rapporti con i clienti finali. È così che siamo arrivati a produrre oltre 2.500 modelli diversi».
L’intera filiera produttiva
Cambiano i materiali, che possono andare dall’acciaio temprabile al titanio, dall’ottone al nickel, dal bronzo a varie leghe, a dipendenza dell’utilizzo cui è destinata la pinzetta. «Cambiano anche le esigenze - aggiunge Terrier -. Per esempio, noi siamo certificati ISO per garantire gli alti standard richiesti e soprattutto per produrre le pinzette che vengono usate nelle sale operatorie. Sono pinzette che entrano nel corpo umano e che quindi devono rispettare dei severi requisiti».
C’è comunque un punto in comune fra tutti i prodotti della Regine Switzerland ed è la loro altissima qualità. «Noi gestiamo l’intera filiera produttiva, dal taglio del materiale alla finitura - spiega Terrier -. Questo ci permette di garantire una qualità costante, con un ritorno di merce négligeable, inferiore allo 0,01%».
La fedeltà dei dipendenti
Merito anche e soprattutto dell’esperta manodopera, cardine di una produzione che resta ancora molto legata all’abilità manuale. «I materiali e le forme delle pinzette evolvono - prosegue Terrier -, ma la produzione è ancora molto simile a quella di sessant’anni fa. È un processo molto artigianale, in cui ci sono macchinari moderni ma ci sono anche le persone con il martello e la lima. Sono loro a curare la parte finale e quindi a determinare la qualità del prodotto».
Sono tutte persone che hanno imparato il mestiere sul campo, visto che non esiste una scuola di fabbricatori di pinzette. «I nostri dipendenti hanno profili molto variegati - spiega Terrier -.Ci sono falegnami, idraulici, pizzaioli... tutte persone che hanno una certa manualità e una grande attenzione alla qualità. Noi facciamo la formazione in azienda, investiamo tra 12 e 18 mesi su ognuno di loro. Un investimento che nella stragrande maggioranza dei casi viene ricambiato. La media di permanenza in azienda è di 17 anni e ci sono collaboratori che sono qui da 45 anni». Una vita a fabbricare pinzette, come da perfetta tradizione della famiglia Terrier.