Investimenti

Sui mercati prese di profitto, timori per l’economia USA

Zurigo arretra del 3,59% - In calo anche le altre Borse europee - Molto colpite le banche (UBS -9,49%)- Operatori sorpresi dal rialzo della disoccupazione negli Stati Uniti - Secondo alcuni la Fed sarebbe in ritardo nel taglio dei tassi
©Richard Drew
Roberto Giannetti
02.08.2024 22:00

Dopo essere saliti molto negli ultimi mesi, i mercati oggi hanno registrato una correzione. L’elemento scatenante è stato il dato peggiore rispetto alle attese arrivato dal mercato del lavoro statunitense, che alimenta i timori di recessione e aumenta l’avversione al rischio degli investitori.

Particolarmente pesante il bilancio della Borsa svizzera, che è stata fra le peggiori a livello europeo e ha chiuso in netto ribasso: l’indice dei valori guida SMI ha terminato a 11.875,52 punti, in calo del 3,59% rispetto a mercoledì. A giocare in modo negativo sono anche stati i volumi ridotti del periodo estivo, accentuati dal fatto che oggi era una seduta «ponte» fra la festività del primo agosto e il week end. Inoltre, essendo stata chiusa giovedì, giorno in cui i mercati internazionali avevano già registrato una perdita, la Borsa elvetica è risultata particolarmente penalizzata.

Piazza Affari in rosso

Chiusura in rosso anche per le altre principali piazze europee: Milano ha perso il 2,55%, mentre lo spread tra Btp-bund si è attestato a 148 punti basi, in rialzo rispetto alla chiusura di giovedì. In rosso anche Francoforte (-2,26%), Londra (-1,32%) e Parigi (-1,61%). Nel complesso, lo Stoxx Europe 600, l’indice che rende meglio la fotografia dell’azionario in Europa, ha perso il 2,73%. Molto colpite le banche (-4,3%), i finanziari (-5,2%) e tecnologici (-6%, il calo più grande da ottobre 2020). Anche a livello svizzero il titolo UBS è stato particolarmente penalizzato, e ha chiuso in perdita del 9,49% a 24,13 franchi.

A Wall Street l’indice Dow Jones a metà seduta perdeva il 2,22%. A pesare anche il crollo di Amazon (-8,74%), insieme a quello del colosso dei chip Intel, che in giornata era in flessione di oltre il 27% e registra il calo maggiore da almeno il 1982, portando l’indice Nasdaq a perdere oltre il 3%.

Le vendite non hanno risparmiato neanche i listini asiatici: Tokyo ha perso il 5,8% accusando la seconda peggior flessione di sempre.

USA, senza lavoro al 4,3%

A preoccupare gli investitori sono stati soprattutto i dati sul mercato del lavoro in arrivo dagli Stati Uniti. Il rapporto sull’occupazione di luglio è stato peggiore delle stime. Nel mese scorso sono stati creati 114.000 posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti attendevano un aumento di 185.000 posti. Come risultato la disoccupazione è salita dal 4,1% al 4,3%, contro attese per una conferma del 4,1%.

Questi dati fanno temere che l’economia statunitense possa cadere in recessione. Insomma, secondo gli operatori, i dati di oggi lasciano supporre che le banche centrali non si siano mosse abbastanza velocemente per tagliare i tassi di interesse, spingendo il mercato del lavoro in una spirale negativa. Quindi, in questo momento, i deboli dati sul mercato del lavoro americano aumentano le chance di un taglio dei tassi di interesse da parte della Fed a settembre, che potrebbe essere anche di mezzo punto.

Le vendite erano iniziate già giovedì, con due dati economici americani che hanno spaventato gli investitori: l’ISM manifatturiero, che a luglio si è attestato a 46,8 punti dai 48,5 del mese precedente, risultando anche inferiore alle attese degli analisti che stimavano un aumento fino a 48,8 punti. L’indicatore, che viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, si mantiene dunque sotto la soglia chiave di 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività. Sul fronte del lavoro, le richieste sussidi disoccupazione nella settimana del 26 luglio su base settimanale sono state 249 mola unità, ai massimo da 11 mesi.

Dollaro in flessione

Sul fronte dei cambi, l’euro ha chiuso in deciso rialzo a 1,0920 dollari (da 1,0780 dollari la vigilia) dato che il dato negativo sulla disoccupazione USA avvicina il taglio dei tassi Fed. A picco il prezzo del petrolio, che è sceso ai minimi da sei mesi a causa dei timori sulla tenuta della domanda globale: il contratto sul Brent per ottobre perde il 3,55% a 76,70 dollari al barile, mentre il barile Wti per settembre cede il 3,97% a 73,28 dollari. Sale dello 0,4% a 37,1 euro al megawattora il gas naturale ad Amsterdam.