Svizzera e Italia unite contro il Nutriscore: «Basta demonizzare il cibo, è la dose che fa il veleno»

Fin dalla sua introduzione, il Nutriscore, l'etichettatura applicata sugli imballaggi alimentari per informare il consumatore sul valore nutrizionale di un prodotto, ha sollevato dubbi e polemiche. Se da una parte c’è chi vuole rendere la classificazione più stringente, dall’altra c’è chi ha deciso di abbandonarla. È il caso di Migros: il colosso del commercio al dettaglio svizzero, dopo 3 anni di utilizzo, ha optato per la rimozione dell’etichettatura, sostenendo che i benefici sono troppo limitati rispetto ai costi elevati. Anche il produttore di latte e derivati Emmi ha recentemente deciso di dire addio alle indicazioni a semaforo. In Svizzera questa classificazione non è obbligatoria: i produttori possono apporre l'etichetta volontariamente sugli imballaggi.
Di questi temi si è discusso ieri nella capitale svizzera, presso il Bellevue Palace, durante l’evento «Positive Nutrition. Le diete tradizionali come modello per uno stile di vita sano», organizzato dall’Ambasciata italiana a Berna e dall’Italian Trade Agency (ITA), con la finalità di esplorare e promuovere abitudini alimentari sane e sostenibili, evidenziando i limiti del Nutriscore.
La conferenza si è aperta con un messaggio del vice presidente del Consiglio italiano, nonché ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha voluto mettere sotto i riflettori l’approccio della Penisola alle questioni nutrizionali. Secondo Tajani, «la valorizzazione e la difesa del patrimonio di pratiche e conoscenze passa anche dalla promozione di uno stile di vita salutare e di una dieta alimentare vista nel suo complesso, piuttosto che da una classificazione artificiale degli alimenti come "sani" o "non sani". I sistemi di etichettatura semaforici, semplicistici, prima ancora che semplici, e che non tengono conto, per esempio, del grado di lavorazione dei prodotti, del metodo di produzione, dell’origine o del concetto di porzione, sono fuorvianti, con una influenza negativa sui comportamenti di acquisto dei consumatori e tali da penalizzare i produttori locali e tradizionali europei, spingendoli fuori dal mercato e impoverendo la varietà e la qualità dei prodotti disponibili». Il ministro italiano ha poi evidenziato che «solo con un approccio scientifico sarà possibile garantire ai consumatori una corretta informazione sui valori nutrizionali della loro dieta, valorizzando al contempo le tradizioni nazionali e il legame tra produzioni e territori».
I relatori dell’evento, riassumendo, hanno di fatto spiegato come sia possibile seguire una dieta sana e bilanciata senza dover rinunciare a determinati cibi, come la carne rossa, a patto di tenere d’occhio porzioni e frequenze di consumo. Secondo gli scienziati e i nutrizionisti che hanno partecipato alla conferenza, infatti, negli ultimi anni è stata prestata troppa attenzione agli elementi negativi del cibo, quasi demonizzandolo, perdendo di vista l’apporto positivo che l’alimentazione può dare alla nostra salute.
L'obesità e la dieta corretta
La questione è ovviamente complessa, visto che, da una parte si cerca di non demonizzare il cibo, anche quello da semaforo rosso sul Nutriscore, mentre dall’altra la nostra società deve fare i conti con il crescente problema sanitario dell’obesità, una patologia che colpisce un miliardo di persone, recentemente definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come una «crisi mondiale». Secondo Luca Piretta, professore di Gastroenterologia e Nutrizione presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, «negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescente epidemia di obesità e delle malattie ad essa correlate. Le ragioni sono da attribuire a cambi di alimentazione e stili di vita che hanno portato le persone ad allontanarsi dalle diete tradizionali abbandonando quella mediterranea, che, paradossalmente, nel tempo è stata riconosciuta proprio come il modello alimentare migliore. Si sono volute demonizzare alcune categorie di alimenti per cercare un capro espiatorio responsabile dell’aumento dell’incidenza dell’obesità, quando in realtà si sarebbe dovuto ragionare in senso contrario, ovvero capire quali sono gli alimenti migliori e la proporzionalità corretta con la quale assumerli. Si sarebbe compreso prima che non esistono cibi proibiti ma quantità, modi, tempi e proporzioni corrette con le quali assumere la massima varietà di alimenti. La piramide della dieta mediterranea riassume in modo rapido ed efficace molti concetti di corretta alimentazione che ci aiutano a vivere in salute e a prevenire le malattie».
Il Nutriscore è fuorviante?
Una critica, quella del dottor Piretta, condivisa da Andrea Poli, presidente della Nutrition Foundation of Italy (NFI), che ha volute porre maggiormente l’accento sulla corretta informazione veicolata ai consumatori, confrontando i sistemi di etichettatura NutrInform Battery (italiano) e Nutriscore (francese). Secondo Poli, «i sistemi di etichettatura nutrizionale fronte pacco (front-of-pack labelling: FOPL) di tipo informativo sono gli unici che possono consentire alle persone con specifiche esigenze nutrizionali o metaboliche di identificare correttamente gli alimenti più adatti per loro. Soggetti con un lieve aumento dei valori pressori, che devono limitare l’apporto di sale con gli alimenti, trovano l’informazione per loro necessaria con il NutrInform Battery, ma non con i sistemi FOPL di tipo interpretativo. Analoga la situazione dei soggetti con blanda ipercolesterolemia, che devono limitare l’apporto di grassi saturi. Poiché la quota degli adulti portatori di fattori di rischio metabolico, che necessitano quindi di una personalizzazione della dieta, sono probabilmente circa il 50% della popolazione generale, questa differenza tra i vari FOPL è di grande importanza concettuale».
Anche il dottor Paolo Colombani, editore e cofondatore del Centro di competenza Notabene Nutrition, basato a Zurigo, ha sottolineato come il Nutriscore sia fuorviante per i consumatori: «Nell’ambito di un progetto completo di oltre dieci anni fa, l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) aveva fatto valutare l’adozione di un FOPL adatto alla Svizzera. L’utilità dei FOPL era stata considerata limitata, ed era stato evidenziato che i sistemi a semaforo portano a compiere la scelta sbagliata per alcune categorie di prodotti. Ciononostante, dal 2019 la Svizzera ha adottato ufficialmente il Nutriscore come etichettatura volontaria. Anche i discutibili studi svolti sui consumatori svizzeri hanno mostrato al massimo un beneficio molto limitato del Nutriscore ed è anche per questo che il più grande commerciante al dettaglio, Migros, ha annunciato a maggio che smetterà di utilizzarlo».
Un problema di informazione, non di alimenti
Al dibattito hanno preso parte pure due consiglieri agli Stati, il ginevrino Mauro Poggia e il sangallese Benedikt Würth. Poggia si è detto scettico su tutta la «propaganda» che punta a spaventare i consumatori sull’assunzione di certi alimenti, ricordando che «è la dose che fa il veleno». Il «senatore» ginevrino ha poi rimarcato l’importanza dell’educazione, invitando le istituzioni elvetiche a creare l’ambiente adatto a favorire stili di vita sani, poiché «per ridurre i tassi di obesità e di malattie croniche legate alla dieta, occorre agire sulla consapevolezza delle persone, sulla conoscenza, sull’informazione». Secondo Poggia, «è del tutto inutile proibire un alimento se una persona poi non ha idea di come si componga una dieta sana e ben bilanciata».
Benedikt Würth, invece, è l’autore della mozione presentata con successo a giugno dello scorso anno ad entrambi i rami del Parlamento, con la quale intendeva eliminare «gli effetti problematici del Nutriscore». Il consigliere agli Stati sangallese si è detto preoccupato che la comunicazione del Nutriscore possa sostituirsi ai principi di dieta bilanciata previsti dalla piramide alimentare svizzera, che deve rimanere il riferimento nutrizionale principale della popolazione. Würth, inoltre, ha sottolineato come il Nutriscore non tenga conto «degli additivi, del grado di lavorazione, della sostenibilità o del metodo di produzione. E non tiene nemmeno conto di tutti gli aspetti rilevanti dal punto di vista nutrizionale, come il valore proteico, il contenuto di vitamine, acidi grassi saturi e insaturi». In chiusura di conferenza, l’ambasciatore Gian Lorenzo Cornado ha auspicato che «su temi importanti come la nutrizione e la tutela della salute, Italia e Svizzera possano avviare una proficua collaborazione nell’ambito dei tradizionali canali di dialogo tra i due Paesi».