Svizzera-UE, approvato il progetto di mandato negoziale
Il progetto di mandato negoziale con l'Ue, elaborato dopo lunghi colloqui esplorativi in seguito al «no» elvetico del 2021 all'accordo istituzionale, è stato adottato oggi dal Consiglio federale.
Toccherà ora a Cantoni e Parlamento, comprese parti sociali e ambienti economici, esprimersi prima dell'approvazione definitiva, ha spiegato davanti ai media il «ministro» degli esteri, Ignazio Cassis, secondo cui fra 2-3 mesi l'esecutivo potrà approvare definitivamente il mandato.
Il capo negoziatore, ha aggiunto il consigliere federale ticinese, sarà Patric Franzen, capo della Divisione Europa del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e segretario di Stato supplente. Franzen svolgerà questo compito con i negoziatori dei dipartimenti competenti per i vari ambiti del pacchetto di accordi, «mentre il segretario di Stato, Alexander Fasel, farà da coordinatore e si occuperà degli aspetti di politica interna».
Secondo Cassis, i risultati dei colloqui esplorativi costituiscono una base solida ed equilibrata per avviare i negoziati. È in particolare stato possibile trovare potenziali soluzioni per diversi aspetti delicati, soprattutto in materia di libera circolazione delle persone, ed è stata chiarita la questione degli aiuti di Stato, ha spiegato il «ministro» PLR. Rimangono comunque punti in sospeso - per esempio sulla protezione dei salari - che andranno affrontati nel quadro dei negoziati, ha sottolineato Cassis.
Più in generale, ha affermato il responsabile del DFAE, la Svizzera ha bisogno d stabilizzare le proprie relazioni con l'Ue, non solo perché si tratta del nostro maggiore partner economico da cui dipende la nostra prosperità, ma anche alle luce delle crisi che ci circondano, dai Balcani, per passare all'Ucraina o al Caucaso. Si tratta insomma di dare prospettive anche a chi verrà dopo di noi, ha sottolineato il ticinese.
L'obiettivo del Governo è quindi aggiornare gli accordi esistenti sul mercato interno e concludere nuove intese settoriali nell'ambito dell'energia elettrica e della sicurezza alimentare, ha spiegato il capo del DFAE. Le questioni istituzionali saranno risolte direttamente negli accordi sul mercato interno. L'adozione di disposizioni sugli aiuti di Stato è prevista negli accordi relativi al trasporto aereo, ai trasporti terrestri e all'elettricità.
Altra novità, secondo Cassis, riguarda l'accordo sulla cooperazione in materia di sanità pubblica come pure la partecipazione sistematica ai programmi dell'UE, in particolare nel campo dell'istruzione e della ricerca (per es. Orizzonte Europa ed Erasmus+). Da ultimo, ha ricordato il consigliere federale, «fa infine parte del pacchetto anche un contributo svizzero periodico a favore della coesione nell'Ue»
I risultati dei colloqui esplorativi sono riportati in un documento tecnico delle delegazioni, detto «common understanding», che illustra le aree d'intesa comune che la delegazione svizzera e quella dell'UE hanno definito durante questi incontri per ogni ambito del pacchetto. Le soluzioni delineate nel documento tecnico permettono alle parti di intavolare i negoziati in un contesto favorevole, secondo Cassis. Occorrerà poi concretizzarle e risolvere le questioni ancora in sospeso.
A tale proposito, ha aggiunto, l'esecutivo intende portare avanti con le parti interessate le discussioni a livello nazionale nei settori della protezione dei salari, dell'energia elettrica e dei trasporti terrestri.
Circa gli aspetti legati alla libera circolazione, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha detto che in materia ci sono stati progressi importanti, specie per quanto riguarda la direttiva europea sulla cittadinanza, elemento sul quale Berna e Bruxelles non erano riuscite a mettersi d'accordo durante i negoziati per l'accordo istituzionale.
Ebbene, secondo la «ministra» giurassiana, l'intesa raggiunta in linea di principio permetterà alla Svizzera di mantenere la sua prassi in materia di espulsioni penali (qui non cambia nulla, secondo la consigliera federale) e delle regole per i permessi di soggiorno permanenti.
Avranno diritto a un permesso di soggiorno permanente solo le persone che lavorano e non dipendono dall'assistenza. Tale diritto decade se una persona dipende dall'aiuto sociale al 100% oltre 6 mesi senza sua colpa, ha spiegato la consigliera federale socialista, che ha parlato di soluzione ragionevole.
Anche per quanto attiene ai lavoratori a beneficio di un permesso di breve durata - 90 giorni - Bruxelles ha accettato il principio dell'obbligo di annuncio affinché le autorità possano svolgere i controlli a livello di rispetto dei salari e delle condizioni di lavoro. Tali controlli, volti alla protezioni dei salari, sono elementi legittimi e centrali per noi, ha spiegato la responsabile - ancora per poco - del Dipartimento federale di giustizia e polizia.
In generale, secondo Baume-Schneider, l'intesa raggiunta - che dovrà ancora essere confermata dai negoziati -, estende alcuni aspetti legati alla libera circolazione delle persone, specie circa l'accesso all'aiuto sociale per i lavoratori europei. Tuttavia, le cifre dimostrano a suo avviso che i lavoratori europei ricorrono meno all'aiuto sociale rispetto agli Svizzeri.
In merito al futuro accordo sulla ricerca, il consigliere federale Guy Parmelin ha parlato di progressi nel dossier e di una legge transitoria che dovrebbe consentire dal 2024 ai ricercatori svizzeri di partecipare ai bandi di concorso europei. Passi in avanti, ha aggiunto il «ministro» dell'economia e della ricerca, anche a livello di accesso al mercato, ora limitato per i dispositivi medici e le macchine.
Per quanto attiene agli aiuti di Stato nei settori del trasporto aereo, terrestre e dell'elettricità, la Svizzera dovrà adeguarsi al diritto europeo, ma potrà applicare le proprie procedure. A livello di trasporti, per esempio, quella sul servizio pubblico.
Sulla rete elvetica potrebbero circolare in futuro anche treni di compagnie estere, ma nel rispetto delle condizioni di lavoro elvetiche e con certi obblighi (come l'accettazione degli abbonamenti in vigore in Svizzera).
Tra l'altro, ha aggiunto il democentrista, per quanto attiene ai trasporti terrestri, la Svizzera non sarà obbligata ad applicare tutte le modifiche legislative europee. Il limite delle 40 tonnellate e del divieto di circolazione la domenica e la notte per i camion non verrà toccato, ha puntualizzato. Ciò vale anche per i transiti alpini; i limiti posti dall'iniziativa delle Alpi non verranno modificati.
In merito ai lavoratori distaccati, un altro aspetto cruciale delle relazioni bilaterali, Parmelin ha spiegato che la Svizzera intende adeguarsi alle regole europee in materia ma nel contempo negoziare eccezioni. L'obiettivo? Preservare le condizioni di lavoro nella Confederazione e non esporre le aziende svizzere a concorrenza sleale.
Per questo la Svizzera chiede che venga applicato il principio in vigore in Svizzera di salario uguale a lavoro uguale su tutto il territorio. Aspetto molto importante: la Svizzera non sarà obbligata a riprendere dall'Ue direttive che potrebbero peggiorare le condizioni di lavoro in vigore nella Confederazione, ha dichiarato Parmelin. Rimane tuttavia oggetto di discussione il tema delle spese professionali che sarà oggetto di discussione con i partner sociali, ha concluso.