Tribunale federale

Accolto il ricorso di un ex combattente svizzero dello Stato islamico

Il Dipartimento federale degli affari esteri dovrà riesaminare la sua domanda di rimpatrio
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Ats
27.12.2024 12:00

Il Tribunale federale (TF) ha accolto il ricorso di un ex combattente svizzero dello Stato islamico incarcerato in Siria: il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) dovrà riesaminare la sua domanda di rimpatrio.

Nel settembre 2022 il 30enne aveva domandato al DFAE di adottare tutte le misure a disposizione della Confederazione per permettergli il rientro in Svizzera. Stando al dispositivo della sentenza pubblicato oggi, egli giustificava la sua richiesta con il fatto che la sua vita e la sua integrità fisica erano minacciate in seguito alle cattive condizioni di detenzione a Derik, città dominata dai curdi.

Due mesi più tardi il DFAE ha informato il legale dell'uomo che la Svizzera non offre sostegno attivo per il rimpatrio di viaggiatori adulti motivati dal terrorismo. Nonostante una richiesta in tal senso, il Dipartimento non ha emesso alcuna disposizione che l'interessato potesse contestare.

Nel dicembre 2023, l'avvocato ha depositato un ricorso presso il Tribunale amministrativo federale (TAF), che non è però entrato in materia, considerando che il ricorso non fosse ricevibile trattandosi di una decisione relativa alla sicurezza del paese, un campo di competenza del Consiglio federale.

Inoltre, secondo il TAF, il ricorrente non aveva diritto alla protezione consolare: un simile diritto non esiste di principio, salvo quando sono in pericolo la vita e l'integrità fisica di una persona. L'uomo, tuttavia, non ha dimostrato di incorrere un simile rischio.

Il TF ha ora annullato questa decisione, constatando in primo luogo che il caso non rientra nelle competenze esclusive del governo e che esso doveva essere giudicato da un tribunale. I giudici losannesi aggiungono che il 30enne, a causa delle precarie condizioni carcerarie, ha «senza dubbio» un interesse degno di tutela all'emissione della decisione da lui richiesta.

Il caso torna ora al DFAE per un esame accelerato. Il TF spiega che il Dipartimento deve tenere conto della situazione attuale in Siria, cosa che «richiede, se necessario, una nuova valutazione dei rischi per la vita e l'integrità fisica invocata dal ricorrente». Una minaccia può eccezionalmente generare un diritto alla protezione consolare.