L'intervista

«Adesso fra Italia e Svizzera si lavora come un unico team»

Gian Lorenzo Cornado è ambasciatore d’Italia in Svizzera dal mese di settembre del 2023 – Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulle relazioni fra i due Paesi e su alcune questioni aperte
© KEYSTONE/Anthony Anex
Giovanni Galli
17.01.2025 06:00

Gian Lorenzo Cornado è ambasciatore d’Italia in Svizzera dal mese di settembre del 2023. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulle relazioni fra i due Paesi e su alcune questioni aperte.

L’impressione è che dopo un periodo di incomprensioni, da qualche tempo fra Svizzera e Italia vada tutto bene. È corretta?
«È un’impressione condivisa da me e dalle mia autorità in Italia. La svolta è stata la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Berna, alla fine di novembre del 2022. Da lì abbiamo inanellato una serie di successi e “svuotato tutti i cassetti”. Si è creato anche un rapporto di collaborazione formale e informale molto stretto tra i due ministri degli Esteri, Antonio Tajani e Ignazio Cassis. Si conoscono, si stimano, hanno un approccio comune su molte questioni internazionali e si parlano, anche informalmente via WhatsApp. È una situazione inedita. Siamo arrivati a un livello di eccellenza dei rapporti bilaterali senza precedenti. Certo, la lingua italiana aiuta: il fatto che alla testa del DFAE ci sia un italofono è una finestra di opportunità preziosissima. Ci si apre di più e si trovano soluzioni più facilmente. Ma c’è un dialogo intenso anche fra gli altri membri del Consiglio federale e i loro omologhi italiani. Inoltre, il Presidente Mattarella ha ricevuto Viola Amherd a Roma e incontrerà in maggio la nuova Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter».

Fra i punti aperti c’è la questione della «tassa sulla salute» per i vecchi frontalieri e della sua compatibilità con l’accordo fiscale.
«L’ottica non è di scoraggiare gli operatori sanitari italiani ad andare a lavorare in Svizzera, ma di chiedere un piccolo contributo ai vecchi frontalieri fruitori del servizio sanitario nazionale, per aumentare leggermente gli stipendi di medici e infermieri che lavorano nelle zone di frontiera ed evitare una sorta di “desertificazione” del settore. È una tematica oggetto di chiarimenti a livello tecnico».

L’ex ambasciatrice a Roma Monika Schmutz Kirgöz, in un’intervista, ha dichiarato che la stabilità politica italiana è un’opportunità per le relazioni bilaterali.
«La stabilità è una realtà ed è anche una garanzia. Siamo il Paese più stabile di Europa. Lo ha rimarcato anche Cassis nella sua ultima visita a Roma in occasione del suo colloquio con il Presidente Mattarella. Questo aiuta moltissimo i contatti, gli scambi e le linee politiche. Pensiamo anche al dialogo e agli sforzi per riportare la pace in Ucraina. Svizzera e Italia hanno firmato una dichiarazione congiunta per una conferenza di pace a cui dovranno partecipare tutti gli attori, inclusa la Russia. Una pace giusta che non sia una resa per l’Ucraina e che riporti la pace nel continente e prepari il dopoguerra. L’iniziativa svizzera del Bürgenstock e l’intenzione di organizzare una nuova conferenza con il supporto dell’Italia è fondamentale. L’Europa deve avere un ruolo di primo piano. Guai se la pace fosse ristabilita solo grazie ad attori non europei».

La Svizzera è protagonista della scena internazionale?
«Sì, anche se non è sempre visibile lavora dietro le quinte con grande efficacia. La sua neutralità è uno strumento prezioso per la Svizzera e per l’intera comunità internazionale. Spesso, quando si dialoga, anche in forma riservata, lo si fa in questo Paese. La Conferenza del Bürgenstock per la pace è stata un’idea molto felice. Se un giorno seguirà una conferenza di pace, spero che abbia luogo qui. La Confederazione ha tutte le carte in regola. Tiene rapporti con tutti e rappresenta gli interessi americani in Iran e quelli russi in Georgia».

Siamo arrivati a un livello di eccellenza dei rapporti bilaterali senza precedenti

Secondo Schmutz la burocrazia (su ambo i versanti) costituisce un freno a una maggiore cooperazione fra Italia e Svizzera. Condivide?
«Le leggi ci sono dappertutto. Le procedure anche. Anche la Svizzera non ha processi decisionali rapidi. In realtà, quello che fa cambiare le cose sono le persone. Se c’è l’impegno ad andare a avanti si riesce a fare la differenza e ad accelerare i tempi, anche rispettando le norme. In occasione dell’incontro a Brissago fra Cassis e Tajani, lo scorso agosto, molte questioni sono state affrontate sul momento. Una riguardava il Piemonte. Invece di limitarsi a prendere nota, Tajani ha chiamato direttamente in vivavoce il Presidente della Regione Cirio e il problema è stato risolto subito. Stesso discorso per l’accordo sul cabotaggio, firmato in ottobre a Roma e per il quale non c’era più motivo di attendere. Il lavoro di squadra è importante e ora lavoriamo come un unico team. Ci parliamo di continuo. Questo aiuta molto perché si crea un clima di amicizia sincero e leale».

Ciò che ha detto sul rapporto privilegiato fra Cassis e Tajani vale anche per quello che c’è stato tra lei e Schmutz?
«Il grande valore aggiunto è che entrambi amiamo i nostri Paesi ma anche quelli in cui prestiamo servizio. Volevamo creare un rapporto privilegiato, anche sul piano personale, tra le autorità di Roma e quelle di Berna e ci siamo riusciti anche grazie al prezioso supporto di Anna Fazioli, consigliere personale del consigliere federale Cassis e dell’Ambasciatore Francesco Genuardi, Capo di Gabinetto del Ministro Tajani. Con il nuovo Ambasciatore Roberto Balzaretti vogliamo continuare su questa strada di collaborazione diretta. Così guadagneremo tempo quando dovremo affrontare e risolvere questioni di interesse comune».

A fine dicembre si sono conclusi i negoziati fra Svizzera e UE su un nuovo pacchetto di accordi bilaterali. Qual è la sua valutazione di questo dossier particolarmente spinoso e quali i suoi auspici ora che la palla è solo in campo svizzero?
«Il mio auspicio è che gli accordi vengano firmati e approvati dal Parlamento e dalla popolazione e che la Confederazione divenga ancor più parte integrante della grande famiglia europea. Insieme saremo tutti più forti. Ma spetterà agli svizzeri decidere del loro futuro, senza interferenze esterne. Per questo l’Italia non interverrà nel dibattito politico che impegnerà il Paese nei prossimi anni».

Sul tavolo c’è sempre l’annosa questione del mancato libero accesso al mercato italiano dei servizi finanziari per gli istituti che non sono in grado di aprire una succursale. Quando si risolverà?
«È una politica che si applica a Paesi terzi extra-UE. Mi rendo che ciò delude le aspettative di molti operatori. Ma al momento non c’è disponibilità da parte italiana a tornare su questa decisione. Ciò detto, se ne può sempre parlare».

Se c’è l’impegno ad andare a avanti si riesce a fare la differenza e ad accelerare i tempi

Lei ha organizzato proiezioni cinematografiche in contemporanea in diverse città svizzere: nel marzo scorso Dante di Pupi Avati e quest’anno (il 6 marzo) C’è ancora domani di Paola Cortellesi, in occasione della giornata internazionale della donna. Qual è lo scopo di queste iniziative?
«Il film parla del diritto di voto. È bello vedere la forza di questa donna che si impone e riesce a travolgere il modello tradizionale della società patriarcale. L’anno prossimo, nell’800. della morte di San Francesco d’Assisi, presenteremo il film di Zeffirelli Fratello Sole e Sorella Luna. Vedo il cinema e la lingua italiana come elementi di unità, in un Paese in cui la presenza italiana è molto forte (650 mila persone), ha contribuito allo sviluppo della Confederazione e all’evoluzione dei costumi nella società elvetica».

Ambasciatore, c’è un luogo particolare in Svizzera che le è caro?
«Con mia moglie frequentiamo molto le Alpi. Ma i luoghi che abbiamo visitato di più sono il Ticino e i Grigioni. Si sviluppa un forte legame col territorio. Mi sento strettamente legato alla Svizzera e svolgo con intenso impegno questa mia missione. Riferisco a Roma su tutto quanto avviene in campo economico, politico, culturale e sociale. A questo proposito, sono rimasto molto scosso di fronte alle immagini della devastazione in Vallemaggia, anche perché oltre ai danni delle intemperie ho visto la popolazione soffrire. Per me è stato importante poter esprimere un messaggio di solidarietà e vicinanza».