Giustizia

Adozioni irregolari dallo Sri Lanka, Zurigo pronto ad indagare

Il Cantone, particolarmente toccato dal fenomeno delle adozioni internazionali, intende fare luce sul passato - Intanto le persone direttamente coinvolte continuano a lottare per ritrovare le proprie radici e attendono un rapporto da Berna

Zurigo intende indagare sulle adozioni irregolari avvenute nel suo territorio. Il Cantone tende la mano a chi è stato adottato illegalmente dallo Sri Lanka, aiuti concreti a riconnettersi con la propria famiglia d’origine giungono però per vie meno ufficiali, come raccontano persone direttamente coinvolte.

In Svizzera, tra il 1979 e il 1997, sono stati adottati 881 bambini dallo Sri Lanka. Molti di loro sono arrivati nel nostro Paese per vie quanto meno discutibili. Nel Paese asiatico, come messo in luce nel 2017 dall’emittente olandese Zembla, si era infatti sviluppata un’industria dell’adozione. Per molti degli addottati la ricerca delle loro origini è molto difficile.

A inizio anno, uno studio commissionato dalla Confederazione e realizzato dalla ZHAW, l’Università di Scienze Applicate di Zurigo, ha confermato adozioni dallo Sri Lanka verso Zurigo, San Gallo, Berna e Ginevra. Il primo è il Cantone maggiormente coinvolto nella questione delle adozioni internazionali: una su cinque nel periodo in questione rientra infatti nella sua giurisdizione. Proprio per questo Zurigo intende ora fare luce sul passato. Oltre a fornire assistenza diretta gratuita alle persone alla ricerca delle loro radici (tramite l’Autorità centrale per l’adozione, presso l’Ufficio per la gioventù e l’orientamento professionale, o tramite l’Archivio di Stato), il Dipartimento della giustizia e dell’interno sta attualmente esaminando come procedere con indagini inerenti alle adozioni nell’ultimo quarto del secolo scorso. Un’eventuale inchiesta non si limiterebbe allo Sri Lanka, ma includerebbe altri importanti Paesi di origine di bimbi adottati e la Svizzera stessa. Attualmente, ci dice il responsabile dell’Ufficio cantonale per la gioventù e l’orientamento professionale André Woodtli, i lavori necessari per lanciare una ricerca approfondita sono in corso. «L’indagine dovrebbe partire entro fine anno». Altri Cantoni della Svizzera tedesca starebbero inoltre interessati a partecipare.

In Svizzera, d’altronde le autorità sapevano cosa stava accadendo. Lo studio della ZHAW mostra che queste erano a conoscenza, al più tardi dalla fine del 1981, dell’esistenza di irregolarità e di casi di traffico di bambini nell’ambito di adozioni dallo Sri Lanka . Non solo: anche in Svizzera si è talvolta verificata un’attività illegale sistematica, anche se ci sono stati funzionari svizzeri che hanno attirato l’attenzione sulla tratta di minori e hanno preso provvedimenti per contrastarla.

Identità perse

Come detto, per le persone coinvolte è difficile scoprire la verità sulla loro storia. Ne sa qualcosa Sarah Ramani Ineichen. «Non è raro che i documenti di questi bambini siano stati forniti con informazioni false o che siano andati persi. L’identità delle madri biologiche è sovente stata nascosta o falsificata. In alcuni casi negli ospedali alle puerpere veniva comunicata la morte del loro bambino, mentre altre si fingevano la madre dello stesso bebè, vivo e sano, comparendo poi sui suoi documenti» spiega la 39.enne. Lei stessa, giunta a poche settimane di vita in una famiglia del semicantone di Nidwaldo, non è mai riuscita a trovare i suoi genitori. Un percorso doloroso, pieno di domande senza risposta. Un iter simile a quello di molte altre persone arrivate dallo Sri Lanka in Svizzera nello stesso modo. «Il 70% dei dossier riguardanti adozioni dallo Sri Lanka è falsificato. Nel restante 30% dei casi la famiglia d’origine è rintracciabile in soli 2-3 giorni», afferma Ineichen. La donna, oggi levatrice e mamma di tre bambini a Ginevra, ha cofondato «Back to the Roots» («Ritorno alle radici»), un’associazione all’interno della quale persone adottate possono confrontarsi e venire aiutate a ritrovare la propria famiglia d’origine.

L’importanza del test del DNA

Che Zurigo non faccia pagare per le ricerche è molto positivo, afferma la donna. Non è l’unico Cantone, ma « in molti altri si pagano 75 franchi per ogni mezz’ora di lavoro». E spesso per nulla. «I documenti a disposizione delle autorità svizzere sono appunto sovente falsificati e le autorità srilankesi non hanno né l’interesse né le risorse per fare ricerche approfondite». I metodi di ricerca che portano a risultati concreti non passano dai canali ufficiali. «A funzionare sono i test del DNA pagati dalla nostra associazione», afferma Ineichen. «Per ora ci hanno contattato oltre 100 madri srilankesi. A giugno c’è stato il primo riscontro positivo: una mamma ha trovato suo figlio in Svizzera».

Dopo lo studio della ZHAW, si attendono vari studi commissionati da Berna. Primo fra tutti, atteso per fine anno, un rapporto del Consiglio federale. Un gruppo d’esperti (che include pure «Back to the Roots») creato dal Dipartimento federale di giustizia e dalla Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia sta accompagnando i lavori. Il documento dovrà includere un’analisi delle attuali norme internazionali per le adozioni, nonché delle raccomandazioni giuridiche. Infine, sottolinea Ineichen, «deve spiegare come le persone coinvolte possano essere aiutate, pragmaticamente, nella ricerca delle loro radici». Intanto, l’associazione continuerà a cercare finanziamenti per pagare i test del DNA. Recentemente ha lanciato un progetto di crowdfunding.

Ieri come oggi?

Non solo in Sri Lanka si sarebbero svolte pratiche disoneste. «Sempre più persone adottate e provenienti dall’India si rivolgono a noi», conclude Ineichen, che esorta le autorità a controllare tutti gli intermediari e fare in modo che tutti gli atti vengano sistematicamente registrati dagli archivi statali.

La triste realtà delle adozioni irregolari non sembra infatti purtroppo appartenere solo al passato. Solo a maggio «Republik» ha riportato la storia di un intermediario che voleva incitare una coppia vodese disposta ad adottare a corrompere le autorità dello Sri Lanka per accelerare la procedura. Un atto condannato dal Tribunale penale di Lucerna.