Aerei russi bloccati in Europa: il caso dell'Airbus A321 di Aeroflot a Ginevra
Gli aerei russi stanno tornando a casa. Anche perché, nel frattempo e volendo riassumere al massimo, alcuni sono passati in mani cinesi. Parliamo, nello specifico, dei velivoli atterrati su suolo europeo il 27 febbraio del 2022, poco prima che l'Unione Europea – in risposta all'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca – disponesse la chiusura del proprio spazio aereo alle compagnie della Federazione Russa. Impossibilitati a ripartire, questi aeroplani sono rimasti a lungo «prigionieri» degli scali in cui erano atterrati. Finendo in una sorta di limbo o, peggio, in un inferno dantesco fra rotture unilaterali dei contratti con i lessor occidentali, le società di leasing che avevano ceduto i velivoli ai vettori russi, e tentativi di aggiramento delle sanzioni tramite ri-registrazioni in Paesi non soggetti a sanzioni. Così, ad esempio, Aeroflot potrebbe aver rimesso le mani su due Airbus A320 bloccati rispettivamente ad Amsterdam e Monaco di Baviera. Potrebbe perché, a marzo e a giugno, è stato CMB Leasing – lessor cinese – a far ripartire i due velivoli da Schiphol e dal Franz Josef Strauss.
La vicenda, di per sé interessante, è ancora più interessante se pensiamo che fra i velivoli tuttora incastrati fra i due mondi, se ci passate l'espressione, figura un Airbus A321-200 con sigla VP-BOE sempre di Aeroflot. Un caso che riguarda da vicino, molto vicino noi svizzeri, come avevamo scritto tempo fa, dal momento che l'aereo in questione è parcheggiato (anzi, bloccato) all'aeroporto di Ginevra proprio da quel 27 febbraio 2022. Senza manutenzione, o quasi, visto che le sanzioni occidentali impediscono ad Airbus di intervenire su un aereo della Federazione Russa. Il velivolo, in provenienza da Mosca, da allora non ha più rivisto il suolo russo. Posatosi alle 15 sulla pista ginevrina, sarebbe dovuto ripartire un'ora più tardi per la capitale russa. Ma i cieli di Germania, Austria, Italia e Francia, proprio in quel momento, negarono l'accesso alle compagnie russe vista la decisione dell'Unione Europea. Aeroflot compresa, va da sé. All'epoca, equipaggio e passeggeri furono costretti a prendere altri voli, via Turchia, per ritornare in Russia.
Se l'A320 rimasto a Monaco, dopo 834 giorni, è finalmente ripartito, quello «ginevrino» è ancora lì. E nessuno sa, con precisione, se e quando potrà lasciare Cointrin. «L'Airbus A321 di Aeroflot, il 27 febbraio 2022, in effetti non aveva potuto lasciare Ginevra a causa della chiusura dello spazio aereo europeo» ribadisce il portavoce dello scalo romando Ignace Jeannerat. «Oltre due anni dopo – prosegue il nostro interlocutore – l'aereo è ancora sul nostro tarmac». Viene appunto da chiedersi quali potrebbero essere, ora, le tempistiche. Quando, cioè, l'A321 decollerà di nuovo. «Per il momento, con l'autorizzazione di Monica Bonfanti, responsabile della Polizia cantonale ginevrina, e dell'Ufficio federale dell'aviazione civile l'aereo è stato spostato in due occasioni».
Niente di più. Il problema, fronte Ginevra, è che l'occupazione di un «parcheggio» non consente a Cointrin di liberare spazio per altri aerei e altre compagnie. Tradotto: lo scalo, per questo disturbo, perde circa 1.300 franchi al giorno. Fate voi i calcoli dal 27 febbraio 2022 a oggi. Altra domanda: chi paga o pagherà, per tutto ciò? «Da tempo sono stati avviati contatti e sono in corso discussioni con l'azienda incaricata di liquidare la società di leasing proprietaria del velivolo per discutere il futuro di questo A320» conclude Jeanneret. Stando a CH Aviation, la proprietà dell'aereo nel febbraio del 2022 era riconducibile a GTLK, lessor russo che dall'aprile dello stesso anno, in risposta alla guerra di aggressione di Vladimir Putin, figura negli elenchi delle sanzioni del governo britannico e dell'Unione Europea. «Nell'ambito di queste discussioni, è stata e verrà affrontata la questione delle tariffe di parcheggio». È verosimile pensare che il lessor cinese CMB, ora, sia intervenuto per regolare la questione.