Altolà degli Stati a togliere ulteriori risorse alla SSR

Niente controprogetto sul canone radiotelevisivo a 200 franchi. La Commissione delle telecomunicazioni degli Stati si oppone all’idea di una seconda alternativa all’iniziativa popolare, accanto a quella proposta dal Consiglio federale. Quest’ultima, dice, tiene già sufficientemente conto delle richieste dell’iniziativa, promossa da UDC, Giovani PLR e Unione svizzera arti e mestieri. Ulteriori misure andrebbero a scapito della pluralità dei media. «Un paesaggio diversificato e una SSR forte e quadrilingue sono essenziali per garantire la vitalità della democrazia e un servizio base di qualità nel settore giornalistico, segnatamente anche nelle regioni linguistiche periferiche» afferma la maggioranza commissionale: 10 dei 12 commissari presenti alla seduta si sono detti contrari a un controprogetto indiretto.
Solo due i favorevoli, convinti che la SSR sia in grado di fornire prestazioni giornalistiche di qualità in più lingue anche riducendo fortemente le risorse finanziarie. L’idea di elaborare un controprogetto indiretto ( a livello di legge) era partita il mese scorso dalla commissione sorella del Nazionale, con una maggioranza risicatissima: 13 contro 12. I punti chiave comprendono una diminuzione del canone per le economie domestiche (senza specificarne ancora l’ammontare), l’esenzione totale per le imprese (nelle casse della SSR affluirebbero 170 milioni di franchi in meno), un ampliamento delle competenze dell’AIRR (l’autorità indipendente di ricorso), un obbligo di cooperazione fra SSR e privati il mantenimento dell’attuale quota del canone a favore delle emittenti radio e televisive concessionate. Secondo la maggioranza della commissione degli Stati, i punti chiave di questa proposta sono formulati in modo vago e l’elaborazione di modifiche di legge risulterebbe difficile.
La soluzione del Governo, invece, prevede di ridurre gradualmente (tramite ordinanza) il canone a carico delle economie domestiche a 300 franchi entro il 2029 (oggi 335) e di aumentare il limite per il pagamento a carico delle imprese; dagli attuali 500 mila franchi di fatturato a 1,2 milioni. In questo caso, dal 2027 circa l’80% delle imprese non pagherebbe la tassa di ricezione. In totale, alla SSR verrebbero a mancare entrate (stando ai dati del Governo) per 120 milioni di franchi. Quanto all’iniziativa, se accolta determinerebbe una riduzione dei proventi del canone dagli attuali 1,25 miliardi a 630 milioni. «Non sono sorpreso della decisione della commissione degli Stati», dice il «senatore» del Centro Fabio Regazzi, presidente dell’USAM. «È un gioco un po’ pericoloso perché si sottovalutano le chance di successo dell’iniziativa davanti al popolo, anche perché ho l’impressione che rispetto alla votazione su “No Billag” (ndr 2018) lo spirito del tempo sia cambiato. In aula, mi batterò nuovamente per l’esenzione delle imprese. L’alternativa del Consiglio federale è pura cosmesi. Il criterio della cifra d’affari non sta in piedi». Soddisfatto per contro il PS, contrario sia all’iniziativa sia al controprogetto.
«I media indipendenti e forti sono di grande importanza, soprattutto nel mondo di oggi, dove la percentuale di disinformazione è aumentata notevolmente. Questo è il momento di rafforzare il servizio pubblico mediatico e non di indebolirlo», afferma la consigliera agli Stati basilese Eva Herzog. Da parte sua, il sindacato SSM parla di «un passo nella giusta direzione», ma sostiene anche che il rischio di un ulteriore indebolimento del servizio pubblico mediale non può dirsi del tutto scongiurato, perché il controprogetto, fino a decisione contraria, rimane sul tavolo. Di qui l’appello a commissari e consiglieri nazionali, affinché considerino «la funzione essenziale e la rilevanza di un servizio pubblico mediale esaustivo e capillare». Il dossier torna al Nazionale, che dovrà decidere se insistere o lasciar perdere, limitandosi a prendere posizione sull’iniziativa. Alex Farinelli (PLR), membro della commissione, è contrario all’iniziativa ma ha sostenuto l’idea di un controprogetto come antidoto ai 200 franchi. Il chiaro no di oggi potrebbe affossarlo definitivamente, perché indica che agli Stati non ci sono margini per approvarlo. «È una scelta rischiosa. Senza controprogetto aumentano le chance dell’iniziativa. La sola alternativa del Consiglio federale potrebbe non bastare, perché si tratta di una modifica di ordinanza e non c’è la solidità di un progetto di legge. Trovo strano e irrispettoso contrapporre una modifica di ordinanza a una modifica costituzionale. Il Parlamento abdicherebbe al suo ruolo e lascerebbe fare al Governo». Di diverso avviso, invece, il collega del PS Bruno Storni, convinto che le controproposte sul tappeto, in un modo o nell’altro, porteranno ad importanti riduzioni delle entrate per la SSR, «con conseguenze anche peggiori per la RSI e quindi per la qualità dell’informazione nella Svizzera Italiana». Il Nazionale ne ridiscuterà in giugno. Se il controprogetto indiretto cadrà definitivamente, gli Stati esamineranno l’iniziativa in settembre. Il voto popolare dovrebbe avere luogo nel marzo del 2026.