Prevenzione

Attenzione, stanno tornando le zecche

A causa dell'aumento delle temperature, questi piccoli parassiti sono attivi per più tempo e ad altitudini più elevate, fino a 2.000 metri – La SUVA commenta: «Ormai è indispensabile essere vigili tutto l'anno»
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Federica Serrao
18.03.2025 22:00

Anche se dalla giornata odierna non si direbbe, la primavera sta tornando. Insieme ai fiori, al sole e alle giornate più lunghe e più calde. Ma anche insieme alle zecche. L'aumento delle temperature, in Svizzera, coincide infatti con l'inizio della stagione di questi piccoli parassiti, le cui punture sono sempre più frequenti. Un dato, questo, che non si può ignorare, e su cui occorre fare prevenzione. 

Gli infortuni legati al morso di zecca, come spiega la SUVA, sono infatti in continuo aumento. Basti pensare che, tra il 2015 e il 2019, il numero di casi annui si aggirava attorno a 13.000, mentre tra il 2020 e il 2024 è salito a 15.000. Una dato in crescita dal 2003, che ha a che fare con il fatto che, nella Confederazione, le temperature sono sempre più calde. Ciò significa che l'arco di tempo in cui le zecche sono «attive» si sta allungando. Gli inverni, infatti, sono sempre più miti, mentre i periodi di caldo durano più tempo: si tratta di condizioni ottimali per questi parassiti, che possono così rimanere attivi più a lungo e diffondersi in nuove zone. Nello specifico, come ci spiega Caspar va de Ven della SUVA, le zecche sono attive principalmente da marzo a novembre, ma possono essere presenti ormai anche nei mesi invernali. Motivo per cui «è indispensabile essere vigili tutto l'anno» e iniziare a proteggersi adeguatamente in primavera, quando le zecche si risvegliano dal loro torpore in invernale, ormai sempre più rapidamente. Basti pensare che, negli ultimi anni, nel 2018 e nel 2020 il numero di punture ha superato i 17.000 casi (quasi 18.000 nel 2020). Un dato che, secondo la SUVA, è legato al mese di aprile «particolarmente caldo e soleggiato» che caratterizzò quegli anni. 

A cambiare, però, non è solo il periodo di tempo in cui è più probabile venire punto da una zecca, ma anche l'altitudine a cui si possono incontrare questi parassiti. Complici le temperature più miti, le zecche – che un tempo si trovavano prevalentemente tra i 500 e i 1.000 metri – oggi possono essere trovate anche attorno ai 2.000 metri di altitudine. Ossia, sulle cime delle montagne. 

È importante non sottovalutare il morso delle zecche. Questi parassiti, oltre a essere sgradevoli, possono infatti trasmettere agenti patogeni. Tanto che, come ricorda la SUVA, le loro punture causano, ogni anno, otto casi di rendite di invalidità, e un decesso ogni due anni. Tra gli agenti patogeni più trasmissibili dalle zecche ci sono la borreliosi e la TBE. La prima è un'infezione batterica che può causare arrossamento della pelle, danni al sistema nervoso e, in rari casi, paralisi. La malattia non può essere prevenuta con la vaccinazione, ma è curabile con gli antibiotici. La TBE, invece, è un'infezione virale che causa un'infiammazione delle meningi e del cervello. Può comportare danni permanenti e portare persino alla morte. Conosciuta anche come «meningoncefalite primaverile-estiva», quest'infezione non può essere trattata con medicamenti, ma può essere prevenuta con la vaccinazione.

E, a proposito di vaccinazione, il consiglio della SUVA alle persone che trascorrano parecchio tempo all'area aperta resta quello di vaccinarsi, per ottenere «una protezione duratura». Come prima cosa, occorre «immunizzarsi di base»: la prima e la seconda dose di vaccino vengono somministrate a distanza di 1-3 mesi. Dopo la seconda vaccinazione, si è protessi al 98% per i mesi successivi. A seguire, dopo 5-12 mesi viene somministrata una terza dose di vaccino, che offre una protezione ancor più estesa, di almeno tre anni. In alternativa, esiste anche la possibilità di seguire un processo di vaccinazione «abbreviato», con intervalli adattati, qualora ci fosse necessità di agire rapidamente. 

La vaccinazione, però, non esclude altre misure di prevenzione per le punture di zecca. La SUVA, a tal proposito, raccomanda di indossare indumenti di protezione quando ci si reca in prati e terreni dove potrebbero trovarsi le zecche. In particolare, il consiglio è quello di scegliere abiti chiusi e di colore chiaro, che rendano più difficile ai parassiti di accedere alla pelle e al contempo più facile la loro individuazione. Inoltre, chi fa spesso attività all'aria aperta, dovrebbe avere con sé un repellente per zecche. Si tratta di appositi spray – acquistabili in farmacia – che se spruzzati adeguatamente riducono il rischio di essere morsi da questi parassiti.

Una volta rientrati a casa dopo essere stati nella natura, è opportuno controllarsi minuziosamente, ispezionando ogni parte del corpo e prestando attenzione, in particolare, al retro delle ginocchia, alle ascelle e alla radice dei capelli. Nel caso in cui si trovi una zecca, il suggerimento è quello di afferrarla vicino alla pelle con una pinzetta o con le speciali pinze per zecche, estraendola lentamente e disinfettando la zona della puntura. Operazioni, queste, che possono essere svolte anche in farmacia qualora non ci si sentisse sicuri da soli. 

«La cosa importante è rimuovere immediatamente la zecca, appena ci si accorge di averla», ricorda Caspar va de Ven. «È importante disinfettare l'area dopo la rimozione del parassita, e osservarla, tenendo anche una documentazione fotografica, se necessario». Una misura da seguire, indipendentemente dallo stato di vaccinazione.