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Berna dice stop alle adozioni internazionali

In futuro non sarà più possibile adottare in Svizzera bambini provenienti dall’estero – Dal rapporto di un gruppo di esperti indipendenti emerge che il rischio di abusi non può essere escluso, nemmeno con le severe norme in vigore: «Il divieto è il miglior modo per tutelare tutti»
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Red. Online
29.01.2025 15:00

In futuro non sarà più possibile adottare in Svizzera bambini provenienti dall’estero. Il Consiglio federale ha infatti incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare, al più tardi entro la fine del 2026, un progetto di legge sul divieto delle adozioni internazionali da porre in consultazione. Dal rapporto di un gruppo di esperti indipendenti, si legge in un comunicato diffuso dal Consiglio federale, emerge che anche un diritto in materia di adozioni severo non può escludere il rischio di abusi. Il divieto è il miglior modo per tutelare in modo adeguato tutte le persone interessate, in particolare i bambini.

Abusi difficilmente evitabili

In passato si sono verificate numerose irregolarità nell’ambito delle adozioni internazionali. «Il Consiglio federale ha riconosciuto tali irregolarità e deplora il fatto che le autorità non abbiano assunto le proprie responsabilità nei confronti dei minori e delle loro famiglie», si legge nel testo diffuso da Berna. «Per il Consiglio federale è chiaro: simili irregolarità non devono più ripetersi». «Oggi sappiamo che le dimensioni del fenomeno sono scioccanti», ha affermato il consigliere federale Beat Jans nel corso di una conferenza stampa a Berna.

Per questo motivo un gruppo di esperti indipendenti era stato incaricato di verificare se e in quale misura una revisione del diritto in materia di adozioni internazionali può impedire gli abusi in futuro. Il rapporto, di cui il Consiglio federale ha preso atto nella seduta odierna, mette in chiaro che la Confederazione e i Cantoni hanno già profuso sforzi per rendere più trasparente e sicura la prassi in materia di adozioni internazionali. Il rapporto stabilisce inoltre che ci sono esempi di adozioni condotte correttamente e che hanno avuto successo dal punto di vista dei bambini e dei genitori. Non sempre.

Nel corso dei lavori sono state valutate due possibilità per escludere abusi e violazioni: una profonda revisione della procedura di adozione da un lato e il radicale divieto di adozioni internazionali dall'altro. Secondo gli esperti, il primo scenario richiederebbe interventi radicali, controlli, nuovi criteri e regole severe. Un impegno notevole non proporzionale al numero di richieste di adozioni internazionali, che è nettamente in calo negli ultimi anni. A questo proposito Jans ha indicato che negli ultimi anni le adozioni internazionali sono diminuite notevolmente: oggi se ne contano circa 30 l'anno, mentre in passato ammontavano a diverse centinaia. Inoltre questa radicale e profonda revisione non sarebbe in grado di garantire una legalità assoluta.

Gli esperti sono giunti alla conclusione che, «anche con un diritto in materia di adozioni rivisto e rigoroso e il dispiego di notevoli risorse, rimane incerto se gli abusi possano essere completamente evitati». Non bisogna dimenticare – ha sottolineato Jans – «che l'adozione a livello giuridico è una misura di protezione dei bambini. Il loro benessere è prioritario rispetto al desiderio di avere un figlio».

La decisione

In futuro, quindi, «il Consiglio federale intende in linea di massima porre fine alle adozioni internazionali». Una decisione, evidenzia il comunicato, presa anche tenendo conto della notevole diminuzione, negli ultimi anni, delle adozioni internazionali: «Oggi se ne contano circa 30 l’anno, mentre in passato ammontavano a diverse centinaia». Nel corso del processo legislativo, l’Ufficio federale di giustizia (UFG) valuterà possibili eccezioni, in particolare in caso di adozioni intrafamiliari. Beat Jans ha precisato che le adozioni interne al Paese non saranno interessate dal provvedimento. Inoltre la decisione odierna non ha alcune effetto sulle procedure internazionali di adozione in corso. Sulla base di questa decisione, il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare un progetto di legge da porre in consultazione entro la fine del 2026.

Non ci sarà mercato nero

Interpellato in merito a un eventuale fiorire di un mercato parallelo («adozioni in nero»), il ministro della giustizia ha espresso il suo scetticismo: «secondo noi una misura di questo tipo servirà a frenare questi fenomeni piuttosto che a incentivarli. Chiaramente dobbiamo ancora elaborare tutto l'apparato giuridico».

Nel corso del processo legislativo, l'Ufficio federale di giustizia (UFG) valuterà possibili eccezioni, in particolare in caso di adozioni intrafamiliari.

Michael Schöll, direttore dell'UFG, ha dal canto suo precisato che la decisione elvetica non costituisce una novità: a livello internazionale diversi paesi hanno già optato per soluzioni analoghe. L'Olanda, ad esempio, ha deciso nel maggio dello scorso anno di rinunciare del tutto ad adozioni internazionali: in dicembre il governo ha presentato un piano di sei anni per concretizzare la decisione, lasciando quindi il tempo di concludere le procedure già avviate.

In precedenza – ha precisato Schöll – il Paese aveva optato per una regolamentazione più severa, riducendo tra l'altro il numero di paesi di provenienza dei minori, ma alla fine è stato costretto a gettare la spugna, dopo aver constatato che era impossibile contrastare gli abusi. Altri esempi sono quelli di Francia, Belgio e Norvegia, ma anche del Canada, dove sono in corso considerazioni analoghe.

Garanzia del diritto di conoscere la propria origine

Il gruppo di esperti ha anche affrontato la questione dell’importanza per le persone adottate di ottenere informazioni sulla loro famiglia d’origine. Anche in questo caso, è giunto a una conclusione chiara: in ogni caso le persone interessate devono avere la possibilità di ottenere le informazioni necessarie. Il gruppo di esperti sottolinea che le attuali basi giuridiche sono inadeguate, in particolare nel caso di adozioni irregolari. Il Consiglio federale ha pertanto incaricato il DFGP di esaminare la necessità di procedere a una riforma in materia di ricerca delle origini, prendendo in considerazione le raccomandazioni del gruppo di lavoro della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia e dell’UFG .

In conclusione, Beat Jans ha ribadito a chiare parole: «Non c'è un diritto all'adozione e non c'è un diritto ad avere un figlio», ma esistono i diritti dei minori, in particolare per quanto concerne la loro protezione e il loro benessere. «Si tratta di diritti iscritti nella Costituzione e nella Convenzione dei diritti umani».