Costruzione

Carenza di muratori nel futuro dell’edilizia

A livello nazionale il numero degli apprendisti ha subito un forte calo negli ultimi dieci anni - Oltre un terzo della manodopera andrà in pensione entro il 2030 e al settore potrebbero mancare migliaia di lavoratori qualificati - La SSIC ha avviato una campagna - In Ticino la situazione è meno problematica
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Giovanni Galli
29.07.2020 06:00

Sempre meno giovani interessati a lavorare nella costruzione e una manodopera che invecchia senza il necessario ricambio generazionale. A livello nazionale, per l’edilizia le prospettive sono inquietanti. Di questo passo, tempo una decina d’anni e al settore mancheranno migliaia di lavoratori qualificati. Lunedì il «Blick» ha dipinto un quadro a tinte fosche. Il numero degli apprendisti è in continuo calo. È passato dai 1.200 del 2010 ai poco più di 700 dell’anno scorso. Con ripercussioni sull’intero settore, perché la maggioranza dei capisquadra, capomastri e capicantiere sono poi reclutati proprio fra i giovani muratori.

Attualmente nell’edilizia principale lavorano 78 mila persone. Il 36% di questi lavoratori ha più di 50 anni. Stando al portavoce della Società degli impresari costruttori Matthias Engel, interpellato dal quotidiano zurighese, circa 28 mila lascerà la professione nei prossimi dieci anni, visto che nella costruzione è possibile andare in pensione a 60 anni. La combinazione fra calo degli apprendisti e l’alto numero di lavoratori avviati al pensionamento è considerata allarmante. Per fare fronte alla prospettata penuria di manodopera, la SSIC ha adottato una serie di misure. L’obiettivo è innanzitutto di migliorare l’immagine della professione, che risente di parecchi pregiudizi. Genitori e docenti inoltre tendono a sconsigliare i giovani dall’intraprendere professioni artigianali. Quello del muratore resta un mestiere impegnativo, ma picco e pala vengono sempre meno utilizzati e hanno lasciato il posto a gru e ruspe. Anche la digitalizzazione dovrebbe contribuire a rendere più attrattiva la professione, ha fatto notare un operatore del settore.

Essendo mirata soprattutto ai giovani per mostrare i vantaggi di intraprendere una carriera professionale nella costruzione, la campagna viene condotta in particolare sulle reti sociali. L’associazione nazionale di categoria ha avviato anche un sondaggio a livello nazionale sulle scelte professionali nell’edilizia, affidato all’istituto Demoscope. L’indagine, che tocca anche il Ticino, è destinata ai genitori e ai giovani tra i 13 e i 15 anni. Nell’edilizia e nell’economia immobiliare, stando al sito specializzato nella ricerca di impieghi «x28», nel secondo trimestre di quest’anno erano stati segnalati 19.212 posti vacanti. Questo numero supera addirittura quello della sanità.

In media 70-80 contratti

In Ticino, almeno per quanto riguarda i giovani, la situazione è meno problematica, anche se in prospettiva, per ragioni demografiche, si pone la questione del ricambio generazionale. «Per ora non abbiamo avuto il problema di reclutamento. Almeno sul piano numerico gli interessati anche quest’anno dovrebbero esserci», dice il direttore della sezione cantonale della SSIC Nicola Bagnovini. «La nostra preoccupazione principale era piuttosto di vedere se dopo l’emergenza sanitaria, le imprese erano ancora disposte ad investire nella formazione duale. Abbiamo svolto un’azione di sensibilizzazione e un’indagine fra i nostri associati dalla quale è emerso che il grosso delle imprese è pronto a continuare l’impegno nella formazione degli apprendisti». Per la SSIC ticinese sono indicazioni rassicuranti che giustificano un moderato ottimismo. Mediamente vengono stipulati fra i settanta e gli ottanta contratti di tirocinio all’anno. Finora, ne sono stati sottoscritti una quarantina ma di solito, spiega Bagnovini, i mesi di agosto e settembre sono molto propizi per concluderne altri. Ci sono anche elementi che agevolano le assunzioni. A livello di criteri di aggiudicazione degli appalti pubblici, il contributo che le imprese forniscono per la formazione degli apprendisti beneficia di un grado di ponderazione del 5%. Inoltre la vicinanza con l’Italia offre, soprattutto nel Mendrisiotto, un bacino importante per trovare giovani. Da quest’anno inoltre il Fondo di formazione professionale fornisce un contributo forfettario di 2.000 franchi alle ditte che sottoscrivono un nuovo contratto di apprendistato.

Salario lievemente ridotto

Anche l’aspetto retributivo svolge un ruolo. «Abbiamo ridotto un po’ ma siamo sempre su ottimi livelli. Quelli di prima non erano più stipendi formativi. Un giovane non deve scegliere la professione per lo stipendio, perché senza voglia di fare e passione sui cantieri diventa dura arrivare a sera. Abbiamo aggiunto però nel contratto collettivo cantonale che una volta superati gli esami i datori di lavoro si impegnano a tenere in azienda questi giovani per almeno sei mesi. Questo permette di sopperire alla critica che l’assunzione viene negata per mancanza di esperienza. Anche se poi il posto non viene confermato il neodiplomato può scrivere nel suo curriculum un’attività pratica»