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Cassa malati: Berna alzerà l'asticella della franchigia minima

Le Camere chiedono al Governo di adeguare l'importo attuale fermo da più di vent'anni a 300 franchi – La maggioranza: «I costi crescono, va rafforzata la responsabilità individuale» – La sinistra: «Schiaffo ai malati cronici»
© KEYSTONE/Christian Beutler
Giovanni Galli
19.03.2025 22:30

La franchigia minima di cassa malati aumenterà. Non si sa ancora di quanto e da quando, ma è certo che dopo oltre vent’anni dall’ultimo adeguamento l’asticella verrà alzata. Il Parlamento (prima gli Stati e oggi il Nazionale con 118 voti contro 70 e 4 astensioni) ha accolto una mozione della «senatrice» sangallese Esther Friedli (UDC) che incarica il Governo di modificare la partecipazione ai costi, «in modo che la franchigia ordinaria sia più rappresentativa della situazione attuale dei costi nell’assicurazione obbligatoria». La franchigia obbligatoria è la quota minima che gli assicurati devono versare di tasca loro quando ricorrono a prestazioni sanitarie. Al momento dell’introduzione della LAMal, nel 1996, era di 160 franchi. Nel 1998 era stata portata a 230 franchi e nel 2004, data dell’ultimo adeguamento, agli attuali 300 franchi.

La mozione non indica cifre  ma ritiene che «un aumento periodico della franchigia» sia giustificato, anche perché finora le misure di contenimento dei costi si sono concentrate principalmente sul contributo richiesto a fornitori di prestazioni, Cantoni e assicuratori, ma non sulla responsabilità individuale degli assicurati. Il meccanismo di adeguamento, che non si applica ai bambini, dovrà comunque essere «moderato», in modo da offrire le stesse franchigie per diversi anni e garantire così la stabilità del sistema dei premi. Secondo Friedli, un aumento della franchigia ordinaria farà leggermente diminuire i premi e mitigherà i futuri aumenti. Tocca ora al Governo decidere come procedere in concreto.

Conseguenza dei costi

Il relatore commissionale Cyril Aellen (PLR/GE) ha sostenuto l’esigenza di adeguare la franchigia con l’aumento costante dei costi sanitari a carico dell’assicurazione di base: dal 1996, infatti, gli oneri per le prestazioni fornite da medici e ospedali e altri operatori sono più che triplicati.  Di fronte a consumi sempre più elevati, un aumento della franchigia permetterebbe di rafforzare la responsabilità individuale e la sensibilità ai costi della popolazione, ha sottolineato Aellen. Tale misura contribuirebbe anche a ridurre il livello dei premi. Secondo Diana Gutjahr (UDC/TG), gli assicurati verrebbero incoraggiati a cambiare il loro comportamento. Inoltre, la modifica non riguarderà i beneficiari di prestazioni complementari o dell’assistenza sociale.

Uno studio sull’impatto

L’autunno scorso era stato pubblicato uno studio sul rapporto fra costi e comportamenti realizzato dal Centro di economia sanitaria di Basilea su incarico della cassa malati Helsana. Secondo questo studio (cfr. NZZ 11.9.2024), gli assicurati adattano il loro comportamento quando devono pagare di tasca propria una quota maggiore dei costi sanitari. Le persone con una franchigia di 500 franchi richiedono circa 200 franchi in meno di prestazioni sanitarie all’anno rispetto agli assicurati con la franchigia minima. Il potenziale di risparmio ammonterebbe a 1,2 miliardi di franchi all’anno se la franchigia minima aumentasse da 300 a 500 franchi. Considerando l’effetto del cambiamento di comportamento e la franchigia più elevata, i costi per le casse malati si ridurrebbero di 360 franchi. Applicando questa stima a tutti i 3,3 milioni di assicurati con una franchigia di 300 franchi (il 45% del totale), secondo lo studio si otterrebbe un risparmio di 1,16 miliardi. Con questo importo il premio medio per tutti gli assicurati adulti si ridurrebbe di circa 160 franchi all’anno.

Addio solidarietà

Il campo rosso-verde, da parte sua, ha espresso il proprio disappunto, sottolineando che un incremento della franchigia minima rappresenta uno schiaffo ai malati cronici, oltre a violare il principio di solidarietà. Per molte persone una franchigia bassa è una necessità, ha sottolineato Brigitte Crottaz (PS/VD). Già oggi molte persone non vanno dal medico, o ci vanno troppo tardi, per motivi economici. La proposta non farebbe altro che peggiorare le cose, ha sostenuto. Inoltre, «l’aumento della franchigia non permetterà di ridurre i costi della sanità, che dipendono dall’invecchiamento della popolazione, dai progressi delle tecnologie mediche ma soprattutto dei profitti esagerati di certi attori del sistema sanitario», ha proseguito la vodese. Crottaz ha poi ricordato che, nel confronto internazionale, in Svizzera il tasso di partecipazione degli assicurati ai costi della salute è particolarmente elevato. Quanto al Consiglio federale, ha detto la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider, è d’accordo di ritoccare la franchigia, ma questo aumento deve restare «moderato per essere sopportabile».

Pianificazioni da coordinare

Dal canto loro, sempre in tema sanitario, i «senatori» hanno adottato una mozione della Commissione della sicurezza sociale e della sanità, che chiede di migliorare la pianificazione ospedaliera intercantonale, così da limitare l’attuale eccesso di offerta di servizi stazionari e, di conseguenza, ridurre significativamente i costi. Il Nazionale deve ancora esprimersi. Attualmente  la pianificazione intercantonale dell’assistenza ospedaliera è praticamente inesistente. Secondo la nuova organizzazione mantello degli assicuratori malattia prio.swiss, un maggiore coordinamento permette di evitare costosi doppioni, inefficienze e situazioni di eccesso di offerta.

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