Svizzera

Chi è Steven Wood, l'americano che vuole rivoluzionare il gruppo Swatch?

All'interno del marchio orologiero elvetico c'è parecchia tensione: l'investitore statunitense punta a una poltrona del Consiglio di amministrazione, ma la famiglia Hayek non lo ritiene vicino ai valori dell'azienda
Nick Hayek, CEO del gruppo Swatch. © CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
28.04.2025 08:00

Chi è Steven Wood? E, soprattutto, che cosa intende fare con Swatch? Domande, queste, sulle quali si è chinato il Tages-Anzeiger. Wood, fondatore e amministratore delegato della società di investimento statunitense Greenwood Investors, sta creando non pochi dissapori all’interno del Consiglio di amministratore del gruppo orologiero. E questo perché, banalmente, le sue idee e strategie per rilanciare il marchio contrastano (e non poco) la gestione oculata della famiglia Hayek, non proprio vicina agli eccessi dei mercati finanziari.

Wood, banalmente, vuole entrare nel Consiglio di amministrazione del gruppo, proprietario di marchi come Omega, Longines e appunto Swatch, in rappresentanza degli azionisti al portatore. La famiglia Hayek, fra cui l’amministratore delegato Nick Hayek e la presidente del Consiglio stesso, Nayla Hayek, sono però contrari a questo ingresso. In primis perché, scrive il quotidiano zurighese, un rappresentante degli azionisti al portatore è già stato nominato: si tratta di Jean-Pierre Roth.

Wood, in esclusiva per il Tages-Anzeiger, dal canto suo ha ribadito: «Swatch Group è un’azienda svizzera tradizionale con un potenziale incredibile. E ancora: «Ho tuttavia notato che questo potenziale non viene sfruttato appieno». Urgono, agli occhi dell’investitore americano, interventi strategici urgenti. La società di Wood vanta una partecipazione dello 0,5% nello Swatch Group. Se è vero che sul tavolo c’è l’idea di aumentare questa quota, è altrettanto vero che lo 0,5% basterebbe, a Wood, per ambire a una poltrona del Consiglio. Di nuovo: che cosa intende fare Wood con Swatch? A suo dire, riallineare il gruppo per consentirgli di ritrovare la precedente forza e, di riflesso, sopravvivere in un mercato globale sempre più competitivo.

Wood, in questo senso, in vista della prossima assemblea ha chiesto di inserire, nell’ordine del giorno, la discussione circa l’elezione separata di un rappresentante degli azionisti al portatore nel Consiglio di amministrazione. Swatch Group, leggiamo, ha tempo fino a mercoledì per adeguare l’ordine del giorno senza dover rinviare la data dell’assemblea generale, in agenda per il prossimo 21 maggio.

Wood ha descritto come «costruttivista» il suo approccio. L’investitore statunitense, infatti, intende lavorare a stretto contatto e in collaborazione con la dirigenza e il citato Consiglio di amministrazione. Non vuole sostituire nessuno dei sette membri attuali, ma punta a essere eletto come ottavo membro e, quindi, a portare le sue idee.

«Non sono un azionista attivista» ha chiarito al Tages-Anzeiger. «Cerco un rapporto costruttivo con la famiglia Hayek, voglio lavorare con loro ed essere il loro migliore alleato». In particolare, l’amministratore delegato Nick Hayek secondo Wood è una sorta di Steve Jobs dell’industria orologiera. Grazie, manco a dirlo, a «un talento per la creatività e la comunicazione».

Wood, in effetti, ha collaborato intensamente con Swatch Group negli ultimi dodici mesi. Ha tenuto numerosi colloqui con analisti, esperti del settore ed ex dirigenti dell’industria orologiera svizzera. I risultati di questi incontri sono stati inseriti in un documento dettagliato da lui presentato allo Swatch Group. In questo rapporto, visionato dal Tages-Anzeiger, Greenwood Investors ha elencato i punti di forza e di debolezza dello Swatch Group, suggerendo anche passi concreti per apportare miglioramenti.

Wood, in particolare, vede del potenziale nei marchi di orologi di lusso Breguet e Omega, per tacere di Harry Winston: «Questi marchi hanno un grande fascino e una ricca storia, ma il gruppo non sfrutta al meglio la loro eredità». Secondo l’investitore, l’esperienza di acquisto andrebbe personalizzata di più. Andrebbe, nello specifico, resa più esclusiva. E bisognerebbe prestare più attenzione alla Generazione Z, che comprende i nati fra il 1997 e il 2012. Al contempo, Swatch Group deve migliorare la sua comunicazione con i mercati per riconquistare la fiducia degli investitori e stabilizzare il calo del prezzo delle azioni: «È importante rafforzare la credibilità dell’azienda attraverso una narrativa offensiva, piuttosto che lasciare l’interpretazione ad altri».

Detto ciò, la famiglia Hayek non sembra così entusiasta dei piani di Wood. Nell’invito all’assemblea generale, lo Swatch Group ha chiarito di voler respingere l’elezione di Wood in seno al Consiglio di amministrazione. La ragione principale addotta è la mancanza di legami tra l’americano e la Svizzera.

Wood, di conseguenza, si è detto deluso: «Il gruppo Swatch è esposto ai mercati internazionali. Per questo motivo, è importante per loro che gli affari procedano senza intoppi in tutto il mondo». Di qui, a suo dire, l’importanza di una sua elezione. Un altro punto critico è rappresentato dal coinvolgimento di Wood nel Consiglio di amministrazione dell’azienda di difesa italiana Leonardo. Un rischio reputazionale, agli occhi della famiglia Hayek, nonostante Wood abbia spiegato che Leonardo non produce armi ma tecnologie per la sicurezza come radar e sensori. Swatch Group, in ogni caso, ha ribadito che la posizione del gruppo rispetto a Wood è «nota» e «chiara». Di più, secondo il gruppo non è vero che l’investitore americano ha avanzato proposte e suggerimenti per sviluppare i marchi dell’azienda.

Allargando il campo, la candidatura di Wood solleva una questione di fondo importante: un’azienda tradizionale e, di fatto, a conduzione famigliare deve o no aprirsi ai capitali e alle influenze straniere? Gli Hayek, al momento, detengono circa un quarto del capitale o, se preferite, il 43% dei voti. Il che, banalmente, rende impossibile l’elezione di Wood. Il quale, nonostante tutto, mantiene un certo ottimismo: «Mi sono candidato perché credo che gli azionisti al portatore vogliano essere rappresentati nel Consiglio di amministrazione. La gente mi incoraggia ad andare avanti».

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