Chi si nasconde, davvero, dietro a Temu in Svizzera?
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Secondo le stime di Carpathia, società di consulenza, Temu ha fatturato 350 milioni di franchi in Svizzera nel 2023. L'anno scorso, addirittura, dovrebbe aver superato i 700 milioni. A conferma della crescita, smisurata, del colosso cinese nel nostro Paese. Con tutte le conseguenze del caso, evidentemente. Cifre da capogiro, dicevamo, accompagnate però da un basso, bassissimo profilo. Come rivelano le testate del gruppo CH Media, infatti, la sede di Temu in Svizzera è piuttosto anonima: si trova al sesto piano di un edificio di Basilea. La filiale elvetica ha un nome tutto suo, Whaleco Switzerland, e come si legge sul portale Watson non ha nulla che colpisca al di là di una vista, splendida, sulla città.
Niente, insomma, farebbe pensare che in questi uffici ha sede il negozio online più famoso della Svizzera. Un'impiegata, a precisa richiesta, spiega: «Abbiamo solo un indirizzo e-mail per interfacciarci con Temu». Whaleco, in effetti, è una delle quattro filiali di OBC Suisse, una società specializzatasi nella domiciliazione di società estere. Quando arriva una lettera destinata al colosso cinese, per intenderci, viene scansionata e inviata alla piattaforma. Temu, fra le varie critiche, viene additata di praticare una politica esagerata, con prezzi talmente bassi da danneggiare i rivenditori svizzeri. Non solo, prezzi bassi (spesso) fanno rima con qualità mediocre, se non scadente, per tacere degli sconti ingannevoli e del fatto che Temu evada l'IVA in Svizzera.
Accuse, queste, cui Temu non risponde direttamente in Svizzera. Non c'è un portavoce, ad esempio. Sul sito ufficiale, per contro, la società fornisce soltanto un indirizzo generico per la richiesta di informazioni, mentre il registro di commercio svizzero riporta l'indirizzo di Whaleco e due nomi: Qin Sin, cittadino cinese residente a Boston, negli Stati Uniti, e Florian Müller, cittadino svizzero residente a Zugo. Müller, scrive sempre Watson, lavora per MLL Legal, studio legale che rappresenta Temu nel nostro Paese. Le testate del gruppo CH Media hanno provato a contattarlo, invano. Qin Sun, invece, è cofondatore di Whaleco e membro del team di gestione globale di Temu, stando a Fortune. Anche lui non ha risposto alle sollecitazioni dei media.
La sola traccia di Temu, in questo senso, è un'email dall'ufficio legale della piattaforma, a Shanghai, indirizzata all'associazione di categoria Swiss Retail Federation, che dal canto suo ha presentato un reclamo alla SECO, la Segreteria di Stato per gli affari economici. Temu, nella fattispecie, ha proposto un accordo. Accordo che, ha spiegato la direttrice dell'associazione, Dagmar Jenni, Swiss Retail Federation ha rifiutato per, citiamo, proteggere i rivenditori svizzeri. Temu ha pure cercato, senza successo, di aderire alla Federazione svizzera del commercio. Anche in questo caso, le comunicazioni fra le parti sono avvenute via e-mail. Lo scorso settembre, la SECO ha convocato due dipendenti di Temu a Berna in relazione alla denuncia per pratiche scorrette. I due dipendenti, secondo quanto è stato comunicato, sono arrivati da Dublino, dove ha sede l'unico, vero ufficio di Temu in Europa. Lì, d'altro canto, si trova Whaleco Technology Ltd, la società madre di Whaleco Switzerland.
Le testate di CH Media fanno notare, una volta di più, come alla richiesta di interviste con qualcuno di Temu la risposta sia sempre una: non è possibile. A gestire i rapporti con la stampa, in questo senso, è un'agenzia di pubbliche relazioni con sede a Berlino. Che risponde, anche in maniera puntuale, alle varie accuse mosse, ma fornendo risposte preconfezionate: la sicurezza dei prodotti è «una priorità assoluta per Temu» e, venendo all'IVA, «l'azienda paga regolarmente dal 1. gennaio». D'accordo, ma chi paga, davvero, l'imposta sul valore aggiunto? Mistero.