Il caso

Come figli o come «oggetti»?

Il diritto spagnolo ha compiuto un passo in avanti per quanto riguarda lo statuto degli animali domestici nelle cause di divorzio o separazione di una coppia – Si deciderà del loro futuro considerandone il benessere e valutando le possibilità di mantenimento – E in Svizzera? Come vengono considerati i nostri amici a quattro zampe? Ne abbiamo parlato con l’avvocata Sabrina Aldi
© CdT/ Chiara Zocchetti
Irene Solari
21.01.2022 16:29

Il Spagna la legge ha compiuto un grande passo avanti nella protezione degli animali e del loro statuto giuridico. A partire da inizio anno, il diritto civile iberico conferisce agli animali domestici adottati da una coppia una salvaguardia speciale nel caso i due partner decidano di separarsi. Il legislatore ha voluto riconoscere ai cuccioli di casa uno statuto di membri senzienti della famiglia a tutti gli effetti. Quindi, nelle cause di divorzio o separazione, i giudici dovranno tenere conto in modo particolare degli interessi e del benessere dell’animale domestico e decidere di conseguenza del suo affidamento. Una forma di protezione che ricorda molto quella dei figli. In effetti, in Spagna, ad aprire la strada è stata una sentenza che prevedeva l’affidamento congiunto nei confronti di un cane, facendogli passare un mese con l’uno e un mese con l’altro degli ex-partner, ispirandosi al modello per l’affidamento dei figli. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

«Come dei figli»
Questa riforma del diritto civile spagnolo – che ha seguito le orme di quanto già successo in Francia e Portogallo – segna una svolta notevole con quello che era il regime giuridico anteriore. Gli animali domestici non sono più visti dalla legge come oggetti da strapparsi dalle mani ma come esseri senzienti che, con i loro diritti, vanno rispettati. In effetti, grazie a questa nuova legge, gli animali adottati da una coppia vengono considerati e trattati alla stregua dei figli. Su questa tematica si era espresso anche il Papa che aveva criticato una quasi equiparazione tra la prole e gli animali domestici, dove questi ultimi «occuperebbero il posto dei figli» all’interno di una coppia: «Oggi la gente non vuole avere figli, e sono tante le coppie che non vogliono. Ma hanno due cani, due gatti».

L’avvocata spagnola Lola Garcia, specializzata in diritto civile e diritti degli animali, si è così espressa sulla questione: «Gli animali sono parte della famiglia e quando questa decide di separarsi, il loro destino deve essere regolato con la stessa importanza riservata al destino degli altri membri della famiglia». Garcia, il cui studio Rights&Animals si è occupato del caso, considera questo un primo passo importantissimo in una serie di futuri cambiamenti legali che regolano il rapporto tra le persone e gli animali. «Ora il giudice dovrà determinare dove l’animale domestico starà meglio e questa determinazione si baserà sul suo benessere», ha spiegato Garcia.

In Spagna, secondo la legge anteriore, l’animale domestico era visto soltanto come un “oggetto” e, per determinare a chi andasse la custodia, ci si limitava a guardare chi dei due partner lo possedeva come “cosa”. Chi lo aveva registrato a proprio nome aveva quindi il vantaggio sull’altra parte. Senza badare né ai legami affettivi, né alle necessità dell’animale. Ma ora quello che conta è il legame affettivo instaurato, insieme alla possibilità di mantenere l’animale domestico e al benessere di quest’ultimo, ha aggiunto Garcia. Infatti, la persona che ha più possibilità di vedersi affidare il cucciolo è quella che ha già ottenuto la custodia dei figli e che può dimostrare di avere la solvibilità finanziaria. Un regime di protezione accresciuta quindi, che va a tutela di una parte sensibile.

Come detto, un caso che spiega molto bene la situazione e che ha dato una spinta alla nuova legge, è quello dell’affidamento congiunto di un cane. Lo scorso ottobre un giudice di Madrid ha deciso per la custodia congiunta nei confronti di un cane adottato da una coppia di conviventi. I due ex-partner chiedevano al tribunale di stabilire chi dovesse stare con il compagno a quattro zampe dopo la separazione. Il giudice ha stabilito l’affidamento congiunto basandosi sul benessere e sugli interessi dell’animale stesso. Il cane passerà quindi un mese con un partner e un mese con l’altro e, di conseguenza, entrambi ne saranno legalmente responsabili.

È un importante indicatore che la sensibilità sul tema sta evolvendo e cambiando tanto da necessitare una modifica legislativa

Dopo aver guardato al modello spagnolo viene spontaneo chiedersi come sia la situazione giuridica per i nostri animali domestici. Abbiamo rivolto le nostre domande su questo tema, importante, ma ancora poco considerato, all’avvocata Sabrina Aldi.

Innanzitutto, le abbiamo chiesto come vede questa novità nel diritto civile spagnolo. «Credo che sia un passo avanti da salutare positivamente» le parole di Aldi, «perché rafforza la consapevolezza che gli animali non sono oggetti ma essere viventi dotati di sensibilità, responsabilizzando così anche i proprietari. Per chi ha avuto animali domestici questa appare un’affermazione piuttosto scontata, ma fortunatamente la consapevolezza si sta diffondendo tra tutta la popolazione». E questo cambiamento nel modo di pensare arriva a influenzare anche il modo di legiferare, come conferma Aldi: «È anche un importante indicatore che la sensibilità sul tema sta evolvendo e cambiando tanto da necessitare una modifica legislativa».

Si guarda nella giusta direzione
Osservando la situazione nel nostro Paese, è possibile pensare che un domani si seguirà l’esempio spagnolo? «Anche in Svizzera la sensibilità verso il mondo animale è sempre più diffusa e lo si vede in tema di votazioni» ha proseguito Aldi. «Immagino quindi che in futuro sia possibile che si vada in questa direzione». E non solo, si sta già guardando al bene degli animali domestici nelle cause legali: «I tribunali già oggi considerano anche il benessere dell’animale in caso di separazione o di divorzio qualora questo sia considerato appartenere ad entrambi i coniugi. Si tratterebbe quindi di creare delle norme specifiche in caso di divorzio che possano dirimere eventuali conflitti nell’interesse dell’animale e di tutte le parti in causa».

Uno statuto ibrido
Ma qual è lo status degli animali domestici nel diritto svizzero? Ancora Aldi: «Gli animali a livello svizzero non sono cose e, in questo senso, si può dire che hanno uno statuto ibrido che tiene conto della realtà e alla sensibilità della società moderna. Tuttavia, pur non essendo cose, salvo disciplinamenti particolari, le prescrizioni applicabili alle cose sono parimenti valide per gli animali». Aldi fa riferimento a quanto si legge nell’articolo 641a del Codice civile al primo capoverso: «Gli animali non sono cose». Ma subito sotto – al secondo capoverso – viene precisato che, se non ci sono disposizioni particolari, agli animali si applicano le stesse regole che valgono per gli oggetti materiali. Questa apparente incongruenza si può spiegare con il fatto che il Codice civile affonda le proprie radici e i propri fondamenti nel diritto romano, che considerava gli animali alla stregua delle cose. E anche con il fatto che, in generale, le norme giuridiche evolvano più lentamente di quanto facciano quelle della società.

Ma fortunatamente, per dirla con Aldi, le regole applicate agli animali in istanze di separazione o di divorzio stanno cambiando, basandosi non soltanto sulle regole dei diritti reali della proprietà, ma anche – grazie alla giurisprudenza – sul benessere del cucciolo di casa: «Nelle cause di separazione fa ancora stato il criterio della proprietà, ovvero chi è il proprietario dell’animale. Spesso, tuttavia, è difficile da stabile o da provare oppure non vi è un unico proprietario e pertanto, in questo caso, è necessario usare un altro criterio. La giurisprudenza ha più volte applicato il criterio del benessere dell’animale che deriva anche dalle norme applicabili sullo scioglimento della comproprietà».

Sussiste tuttavia il problema delle “visite” per il partner che rimane privato dell’animale: «Non vi sono per contro norme che tutelano un diritto ad intrattenere relazioni con l’animale nel caso in cui questo venga attributo all’altro coniuge, salvo un accordo di entrambi».

Ma, fortunatamente, esistono nel diritto quei «disciplinamenti particolari» di cui si parlava al secondo capoverso: regole particolari, studiate per gli animali, a supporto del loro statuto ibrido. Nuovamente Aldi: «Vi sono nel diritto svizzero diverse norme speciali che si applicano solo agli animali quali ad esempio quelle riguardanti lo scioglimento della comproprietà, così come quelle relative al risarcimento in caso di morte o ancora le disposizioni di diritto penale a loro tutela».

In mezzo alle dispute in tribunale
Non sono nemmeno da sottovalutare l’impatto emotivo della separazione – forzata – dal proprio amato animale e le dispute che ne derivano. Soprattutto quando il tutto è inserito in un contesto già di per sé burrascoso, fallimentare e doloroso come quello del divorzio e della separazione. E proprio in questi casi sorgono ulteriori problemi: «Gli animali domestici sono, sempre più spesso, considerati veri e propri membri della famiglia e quindi in caso di separazione sono sempre più frequenti le liti sul loro affidamento. Proprio come i figli, purtroppo, possono finire al centro di ricatti e ritorsioni in separazioni particolarmente contenziose». Per riparare a queste situazioni, l’avvocata propone una soluzione a monte: «In questo senso sarebbe forse opportuno, a tutela di tutte le parti, che queste questioni vengano regolate con contratti matrimoniali proprio per evitare lunghe liti in caso di separazione».

Gli animali domestici sono, sempre più spesso, considerati veri e propri membri della famiglia e quindi in caso di separazione sono sempre più frequenti le liti sul loro affidamento

Le sfide del futuro per proteggere il benessere degli animali
Abbiamo infine domandato all’avvocata Aldi come vede il futuro, se ci potranno essere delle aperture simili a quanto accaduto in Spagna. «Credo che la sensibilità negli ultimi anni sia notevolmente mutata e auspico che aumenterà ancora con le future generazioni. È ormai risaputo che gli animali sono esseri senzienti e quindi è fondamentale che possano beneficiare di un’ampia protezione in tutti i campi». Quindi, ecco i passi che si stanno facendo in tal senso nell’ambito politico: «In veste di granconsigliera mi sono occupata, unitamente ad altri colleghi, di diverse iniziative per fare in modo che lo statuto venisse migliorato. Deve dire che spesso i colleghi del Parlamento hanno approvato questi atti parlamentari e questo sicuramente è già un segnale positivo». Anche se, ha chiosato la nostra interlocutrice, restano comunque alcuni passi da fare su temi molto importanti: «È necessario fare di più, perché ci sono ancora troppe lacune legali come, ad esempio, la possibilità di praticare l’eutanasia su un animale sano, cosa che sicuramente non è conciliabile con il rispetto dovuto a tutti gli esseri viventi».