La storia

Dalla neve ai cactus il passo è breve

Il Vallese, complice il cambiamento climatico, è stato invaso da diverse specie del genere Opuntia: un problema, grosso, per la biodiversità – Segnalazioni anche in Ticino e nei Grigioni
Marcello Pelizzari
10.02.2023 18:00

Montagne innevate. È, o meglio sarebbe, lo scenario tipico del Vallese. Il riscaldamento globale, tuttavia, ha complicato (e cambiato) le cose. Già, perché i pendii, come ha spiegato il Guardian, sono sempre più invasi dai cactus. Possibile? Sì, evidentemente.

Le autorità, al riguardo, hanno specificato che si tratta di specie appartenenti al genere Opuntia, di cui fa parte il famoso fico d’India. Questi cactus stanno proliferando in diverse parti del Cantone. Di più: essendo invasivi, rappresentano una minaccia per la biodiversità.

A fine 2022, il Comune di Fully ha lanciato una campagna di sradicamento. Al grido «queste piante non sono gradite». Specie del genere Opuntia e cactus vari stanno proliferando anche nelle colline che circondano Sion: secondo le stime, queste piante rappresentano addirittura il 23-30% della bassa copertura vegetale. La loro presenza è stata segnalata pure in Ticino e nei Grigioni, come in Valle d’Aosta e Valtellina.

«In alcune parti del Vallese, stimiamo che i cactus possano occupare un terzo della superficie disponibile» ha detto al Guardian Yann Triponez, un biologo che lavora nel servizio di protezione della natura del Canton Vallese. Le piante invasive del genere Opuntia, tuttavia, non sono una novità di questi ultimi anni: la loro presenza in Vallese risale addirittura al diciottesimo secolo, quando venne importata dal Nordamerica.

Detto questo, le autorità stimano che un clima più caldo sull’arco alpino, con periodi di vegetazione più lunghi, e la diminuzione del manto nevoso potrebbero aver creato le condizioni perfette per la proliferazione dei cactus. Non solo, le specie che stanno «deturpando» il paesaggio possono sopportare senza problemi anche le basse temperature: fino a -10 o addirittura -15 gradi, per quanto preferiscano luoghi asciutti e privi di neve.

La neve è sempre più rara

Neve che, anche sulle Alpi, sta diventando merce rara a quote più basse. MeteoSvizzera, in questo senso, ha spiegato che il numero di giorni di neve sotto gli 800 metri si è dimezzato dal 1970 a oggi. La situazione, a detta degli esperti, è senza precedenti. Le temperature in tutta la catena montuosa sono aumentate due volte più velocemente della media globale, mentre le temperature medie in Svizzera sono già di 2,4 gradi più calde rispetto alle medie del 1871-1900.

E così, nove specie di cactus si sono diffuse sui pendii soleggiati, esposti a sud, al di sotto dei 700 metri di altitudine. Una brutta notizia per la biodiversità, dal momento che – ribadiamo – queste piante sono invasive. Ovvero: dove crescono i cactus, non cresce nient’altro.

La campagna di sradicamento, intanto, riprenderà nelle prossime settimane a Fully e Triponez. Le autorità hanno pure lanciato una campagna di sensibilizzazione per informare i residenti, oltre ai turisti.

Sbarazzarsene è impossibile?

Frenare se non addirittura impedire la proliferazione delle piante del genere Opuntia appare, comunque, una missione difficile. Anzi, quasi impossibile dal momento che i cactus si riproducono con facilità e possono ricrescere pure in seguito a un abbattimento o dopo essere rimasti senz’acqua per mesi.

Un decennio fa, circa, le campagne di eradicazione a Sion non furono affatto un successo. A Fully, l’anno scorso, le piante sradicate sono state ammucchiate in un bosco: le autorità erano convinte che l’umidità e l’ombra avrebbero fatto marcire i cactus. E invece, le piante sono letteralmente rinate. Esperti come  Peter Oliver Baumgartner, citato dal Guardian, sono arrivati perfino a una conclusione inquietante: «Possiamo limitare i cactus, ma non credo che possiamo sbarazzarcene».