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Deduzioni fiscali per i figli, il pomo della discordia

Il 27 settembre gli elettori si dovranno pronunciare sull’aumento delle detrazioni a livello di imposta federale diretta - Ne beneficerebbero più di 900 mila famiglie - Secondo i referendisti si tratta di un «regalo ai ricchi»
©CdT/Archivio
Giovanni Galli
04.09.2020 06:00

A giudicare dai sondaggi il tema è decisamente controverso. Il 27 settembre gli elettori dovranno decidere se aumentare dagli attuali 6.500 a 10.000 franchi la deduzione fiscale per i figli minorenni o in formazione. Lo sgravio, che riguarda solo l’imposta federale diretta (in Ticino la deduzione generale è di 11.100 franchi) era stato adottato un anno fa dal Parlamento dopo un lungo tira e molla. Il PS ha lanciato il referendum, sostenendo che a beneficiarne sono in massima parte i contribuenti benestanti e non il ceto medio. La riforma proposta inizialmente dal Consiglio federale prevedeva solo un’estensione della detrazione per la cura dei figli da parte di terzi. Adesso chi affida il proprio figlio (purché abbia meno di 14 anni) ad un asilo nido o ad una mamma diurna può dedurre un massimo di 10.100 franchi dal reddito che fa stato per il calcolo dell’imposta federale. L’intenzione è di portare la soglia massima a 25.000 franchi. I contribuenti potranno dedurre solo le spese effettive e dovranno comprovare che queste sono strettamente connesse con l’attività lucrativa, la formazione o un’eventuale incapacità lavorativa.

Gli effetti

L’impatto stimato in termini di gettito è limitato a 10 milioni di franchi, perché grazie allo sgravio attuale molti genitori riescono già a dedurre la totalità di quanto spendono. Lo scopo è di creare un incentivo affinché le madri (specialmente quelle maggiormente qualificate professionalmente) possano lavorare di più e non siano frenate da motivi fiscali. La Confederazione stima che grazie allo sgravio si dovrebbero occupare circa 2.500 posti di lavoro a tempo pieno. Questa modifica di legge non è contestata dai referendisti. Il bersaglio è l’aumento della deduzione generale da 6.500 a 10.000 franchi, introdotto «in corso d’opera» su proposta del consigliere nazionale zurighese Philipp Kutter (PPD). L’obiettivo dello sgravio è duplice: da un lato venire incontro anche alle famiglie che rinunciano ad un reddito accudendo i loro figli a casa; dall’altro attenuare l’onere fiscale di quei nuclei familiari che pagano imposte ma non beneficiano di nessun sostegno pubblico, come i sussidi per i premi di cassa malati o gli aiuti per gli asili nido.

Più del congedo

L’impatto stimato in termini di gettito è di 370 milioni di franchi (solo un centinaio al massimo nel 2021 a causa della pandemia), un importo ben superiore al costo del congedo paternità, 230 milioni a carico di salariati e datori di lavoro tramite i contributi alle indennità per perdita di guadagno (IPG). Una parte della fattura, un’ottantina di milioni, ricadrebbe sui Cantoni, ai quali ogni anno viene riversata una quota dell’imposta federale diretta. Sono favorevoli UDC, PPD e PLR. Contrari PS, Verdi e Verdi liberali.

Il confronto

Il motivo del contendere ruota sia attorno ai beneficiari sia all’impatto sulle casse federali, che per i favorevoli è sopportabile (a fronte di un bilancio totale della Confederazione di 75 miliardi di franchi) mentre per i referendisti è eccessivo. Lo sgravio non interessa tutte le famiglie. Già oggi il 40% circa non paga l’imposta federale diretta perché non raggiunge la soglia minima di reddito imponibile. Una famiglia con due figli, ad esempio, la paga solo a partire da un imponibile di poco superiore ai 60 mila franchi. Per le famiglie esenti quindi, in caso di approvazione popolare della riforma, non cambierebbe nulla. Dalla nuova legge invece dovrebbero trarre vantaggio le oltre 900.000 famiglie tassate a livello federale.

Perché no

Secondo i contrari la ripartizione dei benefici è iniqua e non favorisce il ceto medio. Il 40% delle famiglie – quelle con un imponibile fino a 100 mila franchi (equivalenti a un reddito lordo di circa 150 mila franchi) – otterrebbe riduzioni d’imposta per un totale di 120 milioni di franchi. Il 15% delle famiglie, con un reddito imponibile superiore ai 100 mila franchi, beneficerebbe degli altri 250 milioni. In concreto, chi ha due figli risparmierebbe 257 franchi con un imponibile di 80 mila franchi e 350 con un imponibile di 100 mila. L’entità dello sgravio crescerebbe ovviamente con il reddito: per 120 mila franchi sarebbe di 473 franchi e per 140 mila di 657. Il massimo, 910 franchi, verrebbe raggiunto a partire dai 160 mila di imponibile (oltre 200 mila di reddito lordo). Per questo i contrari accusano il Parlamento di aver stravolto il progetto e non esitano a parlare di «imbroglio» e di «regalo fiscale ai ricchi». Gli oppositori aggiungono infine una ragione formale: a differenza di quello per la custodia dei figli, questo sgravio è stato introdotto senza consultare i Cantoni, che non hanno potuto esprimersi su una riduzione delle loro entrate.

Perché sì

Ad approfittare delle maggiori deduzioni sono più della metà delle famiglie svizzere, obiettano i sostenitori dello sgravio. Sono famiglie che pur confrontate ad una continua crescita degli oneri, come i premi di cassa malati, non ricevono nessun aiuto diretto dallo Stato. E poi, se si viene incontro a chi affida a terzi la custodia dei figli, bisogna farlo anche con chi vi rinuncia. Il concetto di classe media è molto ampio, dice il comitato favorevole. Secondo le stime dell’Ufficio federale di statistica, il ceto medio comprende tutte le persone che vivono in un’economia domestica con un reddito lordo compreso tra il 70% e il 150% del reddito lordo equivalente mediano. Questi ricavi si aggirano tra i 100.000 e i 210.000 franchi all’anno. Le famiglie con un reddito annuo lordo di almeno 100.000 franchi vedrebbero la loro fattura fiscale ridotta da 90 a 210 franchi, a seconda della composizione della famiglia. Questo consentirà di aumentare il loro potere d’acquisto. Inoltre, bisogna considerare che l’imposta federale diretta è progressiva, il che va a vantaggio di tutti, anche di coloro che non pagano le imposte. Lo stesso vale per le deduzioni: chi più paga, beneficerà anche di un maggior risparmio fiscale.

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