Donald Trump al WEF: «Non volete produrre in America? Aspettatevi dazi»
Era atteso e (quasi) puntualmente è arrivato. Parliamo di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, intervenuto oggi da remoto al Forum economico mondiale di Davos (WEF). Il tycoon, sin dal suo discorso di insediamento, non ha certo usato toni morbidi. Nello specifico, Trump ha condiviso la platea con Klaus Schwab, Børge Brende, Stephen A. Schwarzman, Brian Moynihan, Ana Botín e Patrick Pouyanné.
«Hello» ha esordito Trump, dopo i convenevoli del caso e gli auguri di una buona presidenza. Il tycoon ha ricordato che, in America, è appena cominciata la cosiddetta golden age. E, ancora, che la sua è stata una vittoria schiacciante. «La mia amministrazione sta lavorando a una velocità incredibile per risolvere il disastro lasciato dall’amministrazione precedente» ha dichiarato Trump, con tanto di frecciate a Joe Biden. Quindi, il neopresidente ha elencato, a un ritmo invero sostenuto, tutte le mosse che ha già intrapreso e che intende intraprendere per riportare, appunto, il Paese ai livelli auspicati. «L’intero pianeta sarà più sicuro e più prospero» ha garantito l'ospite d'eccezione. E ancora: «Nelle ultime 72 ore abbiamo portato avanti la rivoluzione del buon senso». Il discorso di Trump, di fatto, ha ricalcato quello pronunciato al Campidoglio lo scorso 20 gennaio, durante il suo insediamento.
Il messaggio iniziale, sul fronte economico, «è semplice» ha chiarito Trump: l'intera comunità mondiale è stata formalmente invitata a produrre in America, dove le imprese devono aspettarsi un regime fiscale favorevole. «In caso contrario, aspettatevi dazi» ha tuonato il tycoon. L'obiettivo nell'obiettivo, insomma, è tenere fede al motto tanto caro a Trump: «Make America Great Again». «L’America è tornata ed è aperta agli affari» ha proseguito un Trump sempre più risoluto. Anche a livello politico, pensiamo in particolare all'immigrazione: «Questa settimana agirò rapidamente anche per fermare l’invasione del nostro confine meridionale». Trump, dicevamo, ha criticato aspramente le politiche della passata amministrazione: «Hanno lasciato entrare le persone a un livello che nessuno aveva mai visto prima: un qualcosa di ridicolo». Di nuovo: «Ho deciso e dichiarato di agire ed è molto, molto importante trovare una soluzione nazionale per risolvere questo problema una volta per tutte».
A proposito di frecciate a Biden, sul piano economico Trump non si è affatto risparmiato: «Quando sono entrato in carica, il tasso di inflazione che abbiamo ereditato era superiore del 50% rispetto all’obiettivo storico. Probabilmente è il tasso più alto nella storia del nostro Paese. Ecco perché, fin dal primo giorno, ho agito rapidamente per invertire ogni singola politica della sinistra radicale che ha causato questa catastrofe, in particolare sul fronte dell'immigrazione, della criminalità e appunto dell'inflazione. Durante il mio primo giorno, ho firmato un ordine esecutivo che ordinava a ogni membro del mio gabinetto di mobilitare tutte le forze a loro disposizione per sconfiggere l’inflazione e ridurre il costo della vita».
Non potevano mancare attacchi alle politiche climatiche e, analogamente, a quelle di diversità e inclusione: «Ho posto fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green New Deal, che io chiamo la New Green Scam. E ci siamo ritirati dall’Accordo di Parigi sul clima, che non era altro che un accordo ingiusto per il nostro Paese». «Diversità e inclusione sono sciocchezze» ha dichiarato con fermezza Trump. Tanto nel settore governativo quanto in quello privato: «Assolute sciocchezze».
Gli orizzonti del secondo mandato di Trump sono stati tratteggiati, una volta di più, con fermezza e senza lesinare critiche. Anche all'Europa, colpevole di accanirsi contro le aziende americane (a immagine delle azioni legali contro i colossi Tech) e di applicare eccessive regolamentazioni «che soffocano l'economia». Il neopresidente si è preso una buona fetta di merito per la tregua in Medio Oriente, con il rilascio da parte di Hamas degli ostaggi israeliani, quindi ha ribadito la necessità di trovare un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina. Nel ringraziare gli amici presenti in sala, ha citato il presidente della FIFA Gianni Infantino. «Si prospettano grandi tempi per il nostro Paese. La luce splende sugli Stati Uniti» ha detto Trump.
Sollecitato da Pouyanné, a capo del gruppo energetico francese TotalEnergies, Trump si è chinato altresì sulle necessità degli Stati Uniti a livello di approvvigionamento: l'America, ha detto il presidente, in futuro avrà bisogno del doppio dell'energia. Anche per via degli sviluppi dell'intelligenza artificiale. Per questo, anche per questo, Trump ha sentenziato che il carbone rimarrà «sempre a disposizione del popolo americano». E ancora: «Abbiamo più carbone, petrolio e gas di chiunque altro». E, verrebbe da dire, l'America ne avrà ancora di più. Non a caso, nel rispondere a una domanda Trump ha ricordato, da un lato, che il Green Deal dell’amministrazione Biden «è stato un enorme spreco» e, dal'altro, di voler espandere la produzione americana di petrolio e gas.
Ampio spazio, durante il botta e risposta con la sala, è stato dato alla guerra in Ucraina. Una guerra che non sarebbe mai scoppiata «se io fossi stato alla presidenza». Una guerra il cui esito, per certi versi, dipenderà dalla Russia «dal momento che l'Ucraina è pronta a sedersi al tavolo e discutere un accordo». Trump ha confermato di voler incontrare, presto, l'omologo russo Vladimir Putin. «Mi piacerebbe davvero incontrare il presidente Putin e porre fine a questa guerra. Non per un motivo economico, ma perché stiamo parlando di milioni di vite sprecate. Sul campo di battaglia vengono fucilati giovani. È una strage. I giovani vengono uccisi in questa guerra e le città vengono distrutte edificio dopo edificio. Dovremmo davvero fermare tutto questo».