Esercito, ritardi per i sistemi di telecomunicazione moderni
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Un altro progetto miliardario dell'esercito è in ritardo sulla tabella di marcia. Si tratta di quello denominato «TC Es», con il quale si intendono acquistare mezzi di telecomunicazione più moderni, che non verrà completato prima del 2035, ossia tre anni dopo il previsto.
Molti dei sistemi di telecomunicazione impiegati dall'esercito risalgono agli anni '90 e raggiungeranno presto la fine della loro durata di utilizzazione. Con il progetto in questione, lanciato nel 2008, si vogliono quindi modernizzare le prestazioni di trasmissione e di rete dei mezzi mobili.
L'obiettivo è permettere a soldati e servizi di emergenza di comunicare tra loro in modo rapido e affidabile tramite radio, telefonia mobile e altre connessioni. Il Parlamento ha approvato un tesoretto di 1,8 miliardi di franchi per condurre in porto l'operazione di rinnovamento.
Il progetto sta però avanzando a singhiozzo. In particolare, l'acquisto di radio tattiche di nuova generazione e di apparecchiature per le comunicazioni di bordo è rallentato.
Una delle ragioni, ha spiegato oggi in un incontro con i media a Berna il capo del comando Ciber Simon Müller, sono i problemi di consegna nei tempi previsti e le carenze qualitative del fornitore israeliano Elbit. Ad esempio, alcuni componenti avevano cavi della lunghezza sbagliata.
L'esercito sta attualmente lavorando con armasuisse per ripianificare il progetto. La riorganizzazione dovrebbe essere ultimata entro l'inizio del 2026, ha aggiunto Müller, che si è detto fiducioso.
Il ritardo non significa che tutte le attrezzature moderne non saranno disponibili per le truppe fino al 2035, ha precisato ancora Müller. «Laddove avremo il livello di maturità necessario, impiegheremo i dispositivi», ha assicurato.
Gli intoppi nelle consegne da parte del produttore israeliano stanno provocando rallentamenti anche ad altri progetti, come il sistema di esplorazione tattica Tasys, che arriverà un anno dopo quanto immaginato. Di recente la ministra della difesa, dimissionaria a marzo, Viola Amherd e il capo delle forze armate Thomas Süssli hanno ammesso che diversi grossi progetti militari stanno incontrando delle difficoltà.