«Faremo di tutto per la ratifica dell'accordo sui frontalieri»
Signora ambasciatrice, quali sono gli obiettivi e l’utilità di questi Forum bilaterali, giunti quest’anno alla sesta edizione?
«Svizzera e Italia hanno l’opportunità di intensificare ulteriormente l’ottima relazione bilaterale. Il Forum offre una piattaforma regolare d’incontro e di scambio di idee tra rappresentanti di alto livello degli ambienti economici, giornalistici, politici, scientifici e culturali dei due Paesi. Nata da un’idea dell’Ambasciata di Svizzera a Roma, del direttore della rivista italiana di geopolitica Limes, Lucio Caracciolo, e di Marco Solari, presidente del Film Festival di Locarno, l’iniziativa ha immediatamente ottenuto il sostegno del Dipartimento federale degli affari esteri e del Ministero degli affari esteri italiano. L’edizione di quest’anno è incentrata sul tema “Da Dante al Fintech: Svizzera e Italia all’alba del 2030”. Il tema è declinato in quattro sotto-temi, oggetto di altrettanti gruppi di lavoro, ai quali prenderanno parte un’ottantina di personalità. Le raccomandazioni saranno sottoposte ai rispettivi governi allo scopo di stimolarne l’interazione, evidenziando possibili nuovi ambiti di cooperazione».
Nella presentazione del Forum si afferma che la visione reciproca fra i due Paesi è troppo spesso fondata sullo stereotipo invece che su una reale conoscenza. Quali sono questi stereotipi? Ha avuto modo di toccare con mano la persistenza di questi stereotipi nella sua funzione?
«Alcuni degli stereotipi tipici riguardano piazza finanziaria, cioccolato e orologi, ma la Svizzera è molto più di questo. È un Paese estremamente innovativo, con lo sguardo rivolto al futuro e che ha una strettissima collaborazione con i suoi partner, come l’Italia. Le relazioni sono solide e costanti. L’Italia esporta verso la Svizzera tanto quanto verso Cina, Brasile e India, che insieme formano un mercato di quasi tre miliardi di persone. La Svizzera è il quarto mercato di esportazione per l’Italia e l’Italia è per la Confederazione il terzo partner economico. La Svizzera vanta anche un alto numero di ricercatrici e ricercatori, tra cui molte italiane e italiani. In questo contesto l’USI e la SUPSI svolgono un ruolo molto importante, in quanto unici atenei italofoni al di fuori della Penisola».
Al centro del prossimo Forum ci saranno Fintech, migrazioni, salute, sfida climatica e crisi energetica. Perché sono stati scelti questi temi? Con quali obiettivi concreti nell’ottica della collaborazione fra i due Paesi?
«La scelta dei temi di ogni edizione è preceduta da approfondite discussioni tra i membri del comitato organizzativo, composto dalle due Ambasciate, Limes e Avenir Suisse. Gli argomenti scelti rappresentano tematiche di primaria importanza per i due Paesi, anche nel contesto internazionale».
Quando si parla di finanza, però, viene spontaneo chiedersi se le priorità non siano altre, a cominciare dalla possibilità per le banche svizzere, oggi non data, di operare sul mercato italiano senza dover per forza aprire una succursale.
«La tematica dell’accesso al mercato è ben nota a tutti gli attori svizzeri e italiani coinvolti, e non da ieri. A questo proposito, va però ricordato che, oltre all’aspetto bilaterale della questione, il discorso si inserisce in una dimensione europea più ampia, in particolare quella delle relazioni Svizzera-UE. Riassumendo: il dialogo con l’Italia su questo tema non si è mai interrotto. Tuttavia, non prevedo sviluppi rivoluzionari a breve termine».
Sul tavolo c’è sempre l’irrisolta questione dell’accordo fiscale sui frontalieri, che con ogni probabilità non potrà entrare in vigore all’inizio del 2023, in quanto il Parlamento italiano non ha ancora dato il suo benestare. Accanto all’accordo in sé, che non può essere modificato, sono aperte anche questioni eminentemente locali, come quella della franchigia sul reddito imponibile in Italia.
«Per motivi procedurali, a seguito delle elezioni del 25 settembre il percorso di ratifica deve de facto ripartire dal principio. Il Ministero degli esteri dovrà quindi trasmettere il dossier al Consiglio dei ministri e da lì al nuovo Parlamento, che procederà al consueto lavoro di approfondimento sui vari aspetti. Dal canto nostro manteniamo stretti contatti con tutti gli attori per tentare di facilitare il passaggio del testo sui tavoli delle rispettive commissioni del Parlamento in tempi relativamente brevi. Va comunque tenuto presente che in questo periodo ci sono anche altri problemi da gestire per il Paese, dalla guerra all’energia. Posso solo assicurare che faremo di tutto per concludere finalmente questo iter e portare a termine la ratifica dell’accordo, frutto di un lungo lavoro condiviso con tutti gli attori svizzeri e italiani».
In tema di migrazioni la direttrice del DFGP Karin Keller-Sutter, negli scorsi giorni, ha detto di essere molto preoccupata per quanto sta avvenendo sulla rotta balcanica. La collaborazione con l’Italia resta comunque di fondamentale importanza?
«Gli sviluppi nel settore della migrazione attraverso il Mediterraneo centrale rimangono molto importanti per la Svizzera, anche se attualmente un numero maggiore di migranti arriva nel nostro Paese attraverso la rotta Grecia-Balcani. In generale, la cooperazione con l’Italia è fondamentale per la Svizzera e le nostre relazioni in ambito migratorio sono molto buone».
Si affronterà anche il tema della crisi energetica. L’Italia ha detto che si impegnerà a garantire le forniture di gas. Mentre le discussioni con la Germania non sembrano per ora portare a nulla di concreto, a Berna è stata presentata una mozione per un accordo di solidarietà con Roma. Con quali prospettive?
«L’accordo di solidarietà è una delle tante opzioni possibili, ma è necessario tenere presente il fatto che i contatti con l’amministrazione italiana nel settore energetico e gli altri attori svizzeri (dall’Ufficio federale dell’energia alle aziende private) sono frequenti e costruttivi. Nel corso delle ultime settimane, tali contatti si sono ulteriormente intensificati, proprio per garantire una rapida capacità di reazione in caso di bisogno. Abbiamo ovviamente ben presente la particolarità della situazione ticinese per quanto riguarda la dipendenza dal gas proveniente dall’Italia, ragion per cui siamo in regolare contatto anche con gli attori ticinesi, come l’AIL».
L’Italia presto avrà un nuovo governo, retto da una maggioranza diversa. Questo dovrebbe cambiare qualcosa nei rapporti bilaterali dopo l’era Draghi o storicamente queste relazioni sono immuni ai nuovi equilibri politici?
«Le relazioni, come ho detto, sono molto buone. La prova è che quasi ogni mese riceviamo visite di alto livello. Gli scambi politici sono intensi e fruttuosi, così come quelli economici. Numerosi sono anche i dossier su cui Italia e Svizzera stanno lavorando insieme. Naturalmente, seguiamo attivamente i cambiamenti in corso in Italia. Con fiducia! Sono convinta che le nostre relazioni bilaterali continueranno a svilupparsi».
Le elezioni hanno portato anche al rinvio della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Svizzera. Quando si svolgerà e di cosa si parlerà?
«Il presidente Mattarella non ha potuto recarsi in Svizzera nella data convenuta, prevista inizialmente per questo mese, per via dell’insediamento delle Camere e dell’avvio delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo, che dovrebbe comunque concludersi in tempi relativamente brevi. Superata questa fase, la visita potrà avere luogo. I preparativi sono in corso e tutti i dipartimenti e ministeri sono coinvolti. Saranno affrontati tutti i principali dossier che riguardano le relazioni bilaterali. Entrambi i presidenti tengono molto a questo incontro, anche perché è rilevante che il presidente dalla Repubblica italiana, che non ha ancora compiuto una visita di Stato in Svizzera, possa recarsi nel Paese durante la presidenza di un italofono».