Guerra

Garry Kasparov alla Svizzera: «Invece di conferenze, servono le armi»

«Il futuro dell'Ucraina non si deciderà al tavolo dei negoziati, ma sul campo di battaglia»
© KEYSTONE/Salvatore Di Nolfi
Ats
20.02.2025 15:53

Garry Kasparov, campione di scacchi e uno dei più noti dissidenti russi, non manca di mostrare delusione nei confronti della Svizzera.

«Invece che tenere continuamente conferenze, sarebbe più impressionante se la Svizzera facilitasse l'accesso degli ucraini alle armi con componenti elvetici», afferma il 61.enne in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger. «Il futuro dell'Ucraina non si deciderà al tavolo dei negoziati, ma sul campo di battaglia. Putin sta negoziando solo perché l'esercito ucraino continua a combattere».

«Il successo dell'Ucraina non dipende solo dal coraggio dei suoi soldati, ma anche dalle armi e dalla tecnologia che riceve o non riceve», argomenta l'attivista che oggi ha la cittadinanza croata. «Il 70-80% dei componenti dei droni russi proviene dall'estero, soprattutto dagli Stati Uniti. E anche la tecnologia elvetica è utilizzata nelle armi russe», puntualizza l'intervistato.

Gli Stati dell'UE devono ora svegliarsi, perché una pace dettata da altri minaccia il continente, afferma l'ex campione mondiale di scacchi (dal 1985 al 2000), a Ginevra per un vertice sui diritti umani e la democrazia. «Gli Stati Uniti stanno negoziando senza sapere esattamente su cosa. Il solo fatto che stiano parlando di una guerra che non riguarda direttamente l'America dice tutto. La parte russa sta festeggiando: è esattamente quello che voleva Vladimir Putin. Ora la Russia chiede il ritiro delle truppe Nato dall'Europa orientale: se Donald Trump si adeguasse, sarebbe la fine della Nato».

«Non credo che Trump capisca la complessità del problema», prosegue l'ex ragazzo prodigio nato a Baku, capitale dell'allora repubblica socialista sovietica azera. «Le persone che lo circondano hanno troppa paura di dirgli che le sue conoscenze geopolitiche non sono sufficienti. Ci troviamo in una situazione molto poco convenzionale: le questioni morali purtroppo non sono più un tema», conclude.

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