Gli ebrei e la Svizzera: le tre famiglie da cui tutto ricominciò

Le Judengasse del XIII secolo
Secondo quanto scrive l’Enciclopedia Giudaica, in Svizzera non sono mai stati creati veri e propri ghetti. Nelle città elvetiche, così come altrove, «gli ebrei erano confinati in alcune strade loro riservate», dalle quali non potevano uscire durante la Settimana Santa. La via degli ebrei, a Berna, è menzionata già nel XIII secolo. A Zurigo la maggior parte degli ebrei viveva nella Brunnengasse, chiamata anche Judengasse, fuori dalla città vera e propria. La sinagoga era invece situata di fronte al Rindermarkt, nella già menzionata Brunnengasse; con il permesso del vescovo di Costanza fu costruita una nuova sinagoga nel 1383, probabilmente sul sito di quella vecchia. Anche il quartiere ebraico di Basilea, prima del 1349, si trovava nel Rindermarkt, dove le case degli ebrei erano state costruite su un terreno appartenente al convento di San Leonardo. Lì erano pure il loro mattatoio e la sinagoga, quest’ultima in un’ala di una casa chiamata Zum Alten Safrön.
Il rogo di Basilea
Gli ebrei svizzeri subirono molte persecuzioni. La prima di queste persecuzioni ebbe luogo a Berna nel 1294, quando gli ebrei furono accusati di aver crudelmente assassinato un ragazzo di nome Rudolf (Ruff). Uno degli episodi più terribili risale al 1349, anno in cui la peste nera imperversò in tutta la Svizzera. A Zofingen, dove si diceva che fosse stato trovato veleno nei pozzi, alcuni ebrei furono sottoposti alla tortura delle «Dümeln» - le viti a testa zigrinata. L’ammissione di colpa fu comunicata agli abitanti di Basilea, Zurigo, Friburgo. E a quelli di Basilea, dove gli ebrei adulti, accusati di essere untori, furono bruciati vivi su un’isola del Reno il 9 gennaio 1349, mentre i loro figli, che furono risparmiati, vennero battezzati.
L’apertura di Argovia
«Per alcuni secoli - racconta al Corriere del Ticino Elio Bollag, luganese, cultore della storia ebraica - la Svizzera è stato un Paese antisemita, nel quale gli ebrei non potevano entrare né risiedere». La Dieta dei tredici Cantoni, nel 1622, decise addirittura di espellere per sempre gli ebrei dalla Confederazione Elvetica. Ciononostante, «fino al 1643 - si legge sempre nell’Enciclopedia Giudaica - nel villaggio di Mammern, in Turgovia, vivevano 24 famiglie ebree. E dopo quella data, altre famiglie furono ammesse in Argovia nei villaggi di Klingnau, Lengnau ed Endingen». Località che per molti decenni furono le uniche accessibili a chi professava la religione ebraica.
In fuga da Trapani
«Dopo alcune ricerche - dice ancora Elio Bollag - ho scoperto che i miei stessi antenati provengono da Ober Endingen, come si chiamava allora il villaggio. Quando la Svizzera era chiusa agli ebrei, questi paesi, e in particolare appunto Endingen, accolsero almeno tre famiglie: i Wyler; i Dreyfuss, da cui discende l’ex presidente della Confederazione, Ruth: e i Bollag, i quali erano fuggiti da Trapani, in Sicilia, per non farsi battezzare, e dopo aver risalito tutta l’Italia si erano stabiliti in Alsazia, da dove poi raggiunsero l’Argovia». Nonostante tutto, racconta ancora Elio Bollag, «gli ebrei di Endingen erano trattati relativamente bene. Non potevano, però, varcare le stesse porte dei cristiani, cosicché le case avevano due porte. Curiosità che persiste in molte abitazioni».
La vecchia sinagoga al Sassello
«In qualche modo, la comunità crebbe - prosegue Bollag - ma soltanto con Napoleone fu concessa l’emancipazione. Sino alla fine del ’700 gli ebrei erano considerati cittadini di secondo piano. In effetti, nella Svizzera tedesca è rimasto un po’ di antigiudaismo clericale, mentre in Ticino non si sapeva nemmeno che cosa fosse un ebreo». Nel cantone di lingua italiana, in Val di Blenio, «il cognome Sciaroni potrebbe in effetti derivare da Sharon», conclude Bollag, il quale ricorda poi come suo nonno avesse «creato a Lugano il primo albergo kasher nel 1920. Un anno prima, grazie alla donazione di un ebreo straniero che aveva perso la moglie in città, era stato pure possibile comprare un terreno a Pazzallo dove realizzare il cimitero ebraico. Sempre a Lugano, la sinagoga vecchia era stata ricavata sopra il ristorante Venezia, al Sassello: era bellissima, con il soffitto a cassettoni e il pavimento di coccio. Nel cortile si giocava a bocce. Poi nel 1960 fu costruita l’attuale sinagoga, in via Maderno».