Svizzera

I salari minimi cantonali non potranno prevalere su quelli previsti dai CCL

Lo ha deciso con 16 voti a 9 la Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale (CET-N), favorevole ad adeguare la normativa in materia sulla scorta di un messaggio del Governo
©Chiara Zocchetti
Ats
01.04.2025 17:23

Nonostante l'opposizione della sinistra, dei Cantoni e del Consiglio federale, i salari minimi cantonali non potranno prevalere su quelli previsti nei contratti collettivi di lavoro (CCL) dichiarati di obbligatorietà generale.

Lo ha deciso con 16 voti a 9 la Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale (CET-N), favorevole ad adeguare la normativa in materia sulla scorta di un messaggio del Governo - tra l'altro contrario a questo cambiamento - che realizza una mozione del consigliere agli Stati Erich Ettlin (OW/Centro) approvata dal Parlamento. La misura riguarda in particolare i cantoni di Ginevra e Neuchâtel, dove vigono salari minimi decisi a livello cantonale. Anche in Ticino, Giura e Basilea Città esistono salari minimi ma in questi tre cantoni la legge già esclude dal campo di applicazione i settori con contratti collettivi di obbligatorietà generale. A livello nazionale questi contratti sono in vigore in oltre 40 settori e interessano quasi un milioni di lavoratori.

Secondo la commissione, precisa una nota governativa odierna, la legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL) dovrà stabilire che le disposizioni dei CCL che prevedono salari minimi inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali possono essere dichiarate di obbligatorietà generale.

A parere della maggioranza della CET-N, fissare salari minimi cantonali che prevalgono su quelli previsti nei CCL dichiarati di obbligatorietà generale rappresenta un intervento unilaterale che mette a repentaglio la tradizione del partenariato sociale.

Una minoranza pensa invece che lo strumento del CCL di obbligatorietà generale sia messo a rischio proprio dal progetto di legge. Oltre ad argomenti di politica sociale, la minoranza rammenta che i salari minimi sono stati confermati dal Tribunale federale come misura di politica sociale conforme alla Costituzione. La maggior parte di essi, inoltre, è legittimata da votazioni popolari, mentre i CCL dichiarati di obbligatorietà generale sono convenzioni di diritto privato.

La maggioranza della commissione crede invece che la modifica di legge non contravvenga in alcun modo alla gerarchia delle norme e respinge, con 16 voti a 9, anche la proposta di rinviare il disegno al Consiglio federale affinché istituisca una base costituzionale per la nuova disposizione di legge.

Il 13 di dicembre scorso il Consiglio federale ha presentato il messaggio alle Camere basato sulla mozione Ettlin, pur sottolineando che tale modifica legislativa violi a suo avviso l'ordinamento giuridico elvetico. Attualmente, spiegava il Governo, un CCL può essere dichiarato di obbligatorietà generale solo se non è contrario al diritto federale o cantonale. Ciò esclude tuttavia i salari minimi fissati in un CCL se inferiori a quelli stabiliti dalle leggi cantonali.

Tale situazione è all'origine di una mozione - adottata dal Parlamento nel 2022 - del «senatore» Ettlin il quale, allo scopo di «proteggere» il partenariato sociale, ha chiesto una modifica di legge che desse la priorità ai salari minimi dei CCL di obbligatorietà generale. La modifica intrapresa dall'esecutivo introduce quindi la possibilità di dichiarare generalmente obbligatori i salari minimi dei CCL anche se sono inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali.

Tuttavia, stando al messaggio, una tale modifica contravviene a vari principi dell'ordinamento giuridico svizzero poiché cozza contro il principio della ripartizione delle competenze tra Confederazione e Cantoni; spetta a quest'ultimi, infatti, adottare i salari minimi in materia di politica sociale.

Per questo, l'esecutivo si dice contrario alla modifica di legge, alla luce anche dell'opposizione espressa da un'ampia maggioranza di Cantoni, gelosi della rispettiva competenza costituzionale di emanare salari minimi come misura di politica sociale.