Ferrovie

Il CEO di FFS: «Valutiamo la chiusura di alcune stazioni a lungo termine»

È quanto dichiara Vincent Ducrot, precisando tuttavia che «a breve ciò non è all'ordine del giorno»
© CdT/Chiara Zocchetti
Ats
15.09.2024 08:33

Il CEO delle FFS Vincent Ducrot non esclude la chiusura di alcune stazioni a lungo termine. Lo afferma in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ am Sonntag, precisando tuttavia che «a breve ciò non è all'ordine del giorno».

«È ancora troppo presto per dire quali potrebbero essere interessate dai cambiamenti», aggiunge, lasciando che siano le generazioni future a decidere.

Anche se alcune stazioni verranno chiuse, il trasporto pubblico continuerà ad esistere, prosegue, assicurando che quelle che sono state recentemente ristrutturate o che stanno per esserlo »rimarranno sicuramente al loro posto per i prossimi 30 anni».

È una questione sulla quale Ducrot aveva già chiesto di discutere in passato, ritenendo che la mobilità cambierà a lungo termine. Le FFS devono stabilire delle priorità, rileva sulle colonne del foglio zurighese, facendo notare che »le frequenti fermate dei treni rallentano il sistema e consumano molta capacità della rete«.

Ducrot invita inoltre i politici a concentrarsi sull'offerta ai viaggiatori piuttosto che sulle infrastrutture. Dapprima bisogna determinare dove è necessaria una cadenza maggiore o un collegamento più veloce. «Poi dobbiamo decidere quale infrastruttura è necessaria per quale offerta».

Un tipico esempio è la cadenza semioraria tra Berna e Lucerna: «Purtroppo non possiamo introdurla prima del 2035, perché le infrastruttura è insufficiente».

Anche per quanto riguarda la possibile chiusura di stazioni, l'analisi di Ducrot si basa sui bisogni della clientela. All'inizio dell'anno, il friburghese si era già espresso a favore di una cadenza al quarto d'ora nei nodi ferroviari a partire dal 2035.

Per il futuro, Ducrot auspica un sistema che solleciti meno le FFS a livello locale. La ferrovia è forte sulle medie e lunghe distanze, sottolinea, concludendo che comunque «alla fine sono i politici a decidere».