Ricerca

Il CERN espellerà centinaia di scienziati russi

L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare aveva deciso di tagliare i ponti con Mosca già nel 2022 – La misura, ora, sta diventando effettiva
© Shutterstock
Red. Online
20.09.2024 14:45

L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta con la sigla CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, posto al confine tra la Francia e la Svizzera, espellerà centinaia di scienziati russi o affiliati alla Russia. L'Organizzazione, riferiscono diversi media, aveva deciso di tagliare i ponti con Mosca già dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito russo. La misura, che pone fine a quasi sessant'anni di collaborazione, sebbene Mosca non sia mai stata un membro a pieno titolo, sta ora diventando effettiva.

Nel dettaglio, gli scienziati legati a istituzioni bielorusse avevano salutato a luglio, alla scadenza dei propri contratti, quelli legati alla Russia invece perderanno l'accesso e i permessi di residenza a dicembre. Detto ciò, il CERN manterrà comunque un legame con il Joint Institute for Nuclear Research, un centro intergovernativo vicino a Mosca. Una decisione, questa, ritenuta e giudicata controversa da alcuni ricercatori. 

Molti governi occidentali, a margine della citata invasione su larga scala dell'Ucraina del febbraio 2022, avevano subito chiesto ai loro istituti di ricerca di tagliare i ponti con le controparti russe. La mossa del CERN e, in precedenza, quella di altre strutture hanno fatto storcere il naso alla comunità scientifica russa. C'è chi, al riguardo, teme che queste «espulsioni» diventino l'ennesimo cavallo di battaglia per Vladimir Putin. Il leader del Cremlino, in effetti, potrebbe usare la decisione del CERN e di altri istituti «come argomento per convincere il popolo russo del fatto che i Paesi occidentali sono nemici» ha dichiarato un fisico a SwissInfo. In realtà, anche la Russia è diventata decisamente più sospettosa rispetto ai progetti accademici con ricercatori stranieri. 

Il risultato, come riferisce Science Business, è che la Cina ha superato, nel 2023, Germania e Stati Uniti nelle collaborazioni scientifiche. Diventando, così, il partner privilegiato di Mosca. «I legami con la Cina in realtà non stanno crescendo molto, sono solo i legami con l'Occidente a ridursi» ha dichiarato un ricercatore russo al portale. Collaborazione scientifica, agli occhi dei funzionari statunitensi, potrebbe significare anche collaborazione militare e, allargando il campo, sostegno allo sforzo bellico di Mosca in Ucraina in cambio della cessione, da parte russa, di tecnologie sensibili. Ad esempio, nell'ambito dei sottomarini e dei missili. 

Di sicuro, le tensioni geopolitiche stanno complicando altresì la cooperazione nella ricerca tra Stati Uniti e Cina. In questo senso, un patto scientifico fondamentale tra le due superpotenze è scaduto alla fine di agosto, sebbene un portavoce del Dipartimento di Stato americano abbia dichiarato a Semafor che le due parti «restano in comunicazione» sull'accordo, che risale all'inizio dei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cina nel 1979. Pur essendo in gran parte simbolico, l'accordo è diventato un punto di riferimento per la cooperazione scientifica tra i due Paesi. Gli esperti sospettano che Washington non abbia voglia di firmare un accordo con Pechino prima delle elezioni presidenziali statunitensi. Il motivo? I Democratici non vogliono apparire morbidi nei confronti della Cina.