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Il franco svizzero non perde la grinta

La moneta unica europea negli scorsi giorni ha toccato il punto più basso dall’inizio del mese di settembre
Roberto Giannetti
05.01.2019 06:00

Il franco svizzero rimane una valuta rifugio, e in quadro politico europeo caratterizzato da numerose incertezze, non cede terreno rispetto all’euro. Infatti mercoledì notte la moneta unica è scesa fino a 1,1190 contro il franco, il minimo dall’inizio di settembre, per poi riprendersi leggermente. E questo nonostante alcuni analisti negli scorsi mesi prevedevano una risalita progressivamente verso quota 1,20, lo stesso livello della soglia di cambio abolita dalla BNS nel gennaio 2015. Questo cambio era stata toccato nello scorso aprile, ma da allora molti fattori hanno giocato contro la moneta unica.

Qual è la situazione? E quali sono i possibili scenari futuri? Lo abbiamo chiesto a due analisti finanziari.

«A indebolire l’euro negli ultimi giorni - sottolinea Maxime Botteron, economista del Credit Suisse - c’è stata la notizia che una banca italiana, la Carige, è stata posta sotto il commissariamento da parte della Banca centrale europea. Inoltre gioca anche la situazione in Cina, con dati sulla crescita economica nel mese di dicembre meno forti del previsto. Penso che questi due aspetti abbiamo portato il franco ad essere di nuovo ricercato. E a questo si aggiunge l’aumento dei rischi per l’economia mondiale».

«Allargando lo sguardo a quanto successo negli ultimi mesi - precisa - la situazione politica complessiva rimane difficile in Europa, anche se le tensioni in Italia si sono un po’ distese, con l’approvazione del budget. Ma più ci avviciniamo alla data della Brexit più le incertezze salgono, e anche la situazione francese è fonte di preoccupazioni».

«Insomma, il franco svizzero sta pagando il fatto - nota - che rimane una delle poche monete rifugio al mondo, assieme allo yen giapponese, il quale si è apprezzato molto».

«Per il futuro - aggiunge - sull’euro-franco noi abbiamo sempre il target di 1,20 a dodici mesi. Infatti crediamo che il franco resti sopravvalutato rispetto all’euro, e quindi con il tempo dovrebbe verificarsi un riequilibrio del cambio. Inoltre la situazione potrebbe migliorare se la Brexit andrà a buon fine e se la Banca centrale europea inizierà normalizzare la sua politica monetaria nella seconda metà del 2019. Tutto questo potrebbe portare il franco svizzero a perdere terreno».

«Chiaramente - afferma - in Svizzera resta il tema dei tassi di interesse negativi, che la Banca nazionale mantiene per impedire un rafforzamento del franco. Per un cambiamento di rotta, la BNS dovrà aspettare che la BCE aumenti i suoi tassi e che il franco diventi più debole. Infatti non è immaginabile che la BNS normalizzi i suoi tassi quando l’euro-franco è attorno a 1,12 o 1,13. Chiaramente, i tassi negativi causano dei problemi, soprattutto nel mercato immobiliare e a livello di rendimenti delle casse pensioni. Ma la BNS ha già adottato delle misure per calmierare il mercato immobiliare. Inoltre bisognerebbe vedere quali sarebbero gli effetti di un rafforzamento del franco sull’export elvetico».

«Secondo alcune nostre valutazioni - prosegue - il tasso di equilibrio fra euro e franco secondo la parità del potere d’acquisto è attorno a 1,24. Ma visto che c’è un margine di errore di dieci centesimi, se il cambio effettivo arrivasse a 1,14 non potremmo già più parlare di sopravalutazione».

«Come spesso accade - nota dal canto suo GianLuigi Mandruzzato, senior economist della EFG Asset Management - è una moltitudine di fattori ad agire sul franco. Negli ultimi mesi le tensioni sui mercati azionari e il clima di sfiducia sull’economia mondiale hanno provocato una fuga verso la qualità, e quindi verso il franco svizzero e altri beni rifugio come l’oro e lo yen giapponese».

«A pesare ci sono anche fattori domestici - illustra - dato che l’economia svizzera, anche se in un contesto di rallentamento, rimane tra le più brillanti a livello internazionale ed europeo. Inoltre un fattore che non è né domestico né globale, ossia la Brexit, continua a dominare la scena finanziaria, penalizzando la sterlina e anche l’euro. Per giunta, a questo si aggiunge anche il fatto che negli scorsi giorni la Banca centrale europea ha commissariato la banca italiana Carige».

«Noi riteniamo - spiega - che la tendenza di fondo del franco rimanga verso l’apprezzamento. Quindi è possibile un avvicinamento a quota 1,10, anche perché ci siamo già vicini. Questa previsione potrà essere smentita dall’arrivo di un evento inaspettato, ma il trend è questo. Se fino a un anno fa la stessa banca centrale svizzera riteneva appropriato un cambio fra 1,20 e 1,25, questa fascia si sta spostando e dobbiamo abituarci a vedere il franco su livelli più sostenuti. La prima fascia di equilibrio potrebbe essere 1,10-1,15, con la possibilità di apprezzarsi ancora, e andare a valori inferiori a 1,10».

«Per quanto riguarda i tassi negativi in Svizzera - nota - la Banca nazionale non guarda solo al cambio euro-franco, ma a quello rispetto a tutti i partner commerciali, e anche all’area del dollaro, che ha assunto un ruolo crescente per la Svizzera. E il franco rispetto a questo paniere è un po’ meno forte che nei confronti dell’euro, visto che contro il dollaro il cambio si mantiene praticamente uguale a un anno fa. Inoltre per la BNS la situazione è facilitata dal fatto che l’economia svizzera va bene. E anche se l’inflazione è bassa, rientra comunque nell’obiettivo fra zero e il 2%. Un ulteriore accomodamento della politica monetaria non è quindi al momento una priorità. Al tempo stesso la tempistica della futura normalizzazione dei tassi rimane estremamente incerta».