In cassaforte i caccia F-35: salvata la Patrouille Suisse
Dopo più di otto anni dalla disfatta dei Gripen, si è chiusa la saga del rinnovo della flotta degli aerei da combattimento. Anche il Nazionale (gli Stati lo avevano fatto in giugno), con 124 voti contro 66, ha dato luce verde all’acquisto di 36 caccia F/35, prodotti dall’americana Lockheed Martin. Il Consiglio federale avrà tempo fino alla fine di marzo per sottoscrivere il contratto con gli USA. La pista di decollo è praticamente sgombra. Prima di questa data non si voterà sull’iniziativa popolare «Stop F-35» presentata negli scorsi giorni con la richiesta, subito respinta dal Governo, di andare alle urne per direttissima. La spesa per comprare i nuovi jet sarà 6 di miliardi di franchi. L’onere complessivo, comprendente i costi d’esercizio, ammonterà a 15,5 miliardi sull’arco di 30 anni.
Programma da primato
Gli F-35 sono il piatto forte di un programma d’armamento di oltre nove miliardi di franchi, il più grosso di sempre, comprendente anche un credito di due miliardi per il sistema di difesa missilistico terra-aria Patriot, prodotto negli Stati Uniti dalla Raytheon. Il Nazionale, al pari degli Stati, ha inoltre deciso di salvare la flotta dei vecchi 25 Tiger F-5, che il Governo avrebbe voluto eliminare per ragioni finanziarie. Questa decisione permetterà anche alla Patrouille Suisse, a rischio di smantellamento, di rimanere in servizio. Approvato anche un supplemento di 300 milioni di franchi, sollecitato dal Parlamento dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, che prevede in particolare l’acquisto di una seconda tranche di mortai da 12 cm (175 milioni) e investimenti per rafforzare la cibersicurezza (110 milioni).
«Schiaffo alla democrazia»
La sinistra, che insieme al Gruppo per un Svizzera esercito ha promosso l’iniziativa popolare, è tornata alla carica. Gli F-35 sono considerati inadeguati per la polizia aerea e inaffidabili, sia a causa dei problemi tecnici emersi nella fase di sviluppo sia per i costi, che potrebbero superare le previsioni e pesare eccessivamente sul bilancio federale. Di qui la richiesta di rinviare il dossier al Governo e di optare per un aereo europeo (in lizza c’erano il Rafale francese e l’Eurofighter) in modo da rafforzare i rapporti con l’UE invece che con gli Stati Uniti e la NATO. Tutte proposte che la maggioranza ha rifiutato.
Ma l’obiezione piu forte è stata sollevata contro l’intenzione di firmare il contratto d’acquisto prima di conoscere il risultato di un eventuale voto sull’iniziativa. Una decisione che secondo i socialisti equivale a «uno schiaffo alla democrazia»: la maggioranza della popolazione, secondo il PS, non vuole i jet americani, mentre il Consiglio federale teme di essere sconfessato, dopo il risicato sì popolare del mese di settembre del 2020. I promotori decideranno il da farsi solo dopo la firma del contratto con gli Stati Uniti.
Un duplice rischio
La responsabile della Difesa Viola Amherd ha difeso l’operato del suo dipartimento nella procedura di selezione del nuovo caccia, destinato a sostituire progressivamente i 30 F/A-18 attualmente in servizio, a partire dal 2027. Se il contratto non dovesse essere firmato nei tempi concordati con il Governo degli Stati Uniti sussistono due rischi: un ritardo nelle forniture, visto che nel frattempo anche altri Paesi hanno deciso di acquistare gli F-35, e maggiori costi, perché i contratti andrebbero rinegoziati a condizioni peggiori, a causa dell’inflazione negli USA (9%). Ancora di recente, il Governo degli Stati Uniti ha garantito che in caso di firma entro la fine di marzo, nonostante il rincaro, per la Svizzera varranno i prezzi concordati l’anno scorso.
Tutti argomenti ripresi dalla maggioranza. L’F-35, scelto con una procedura corretta, è ormai diventato uno standard per la difesa aerea. Diversi Paesi europei l’hanno scelto, ultimi in ordine di tempo Finlandia e Germania. Con il voto di principio del 2020, seppure di misura, il popolo ha accettato l’idea di rinnovare la flotta di combattimento, lasciando al Consiglio federale la facoltà scelta del nuovo aereo. Sull’iniziativa si potrà sempre votare, ma questa non potrà avere effetto retroattivo o sospensivo. Ci saranno inoltre (compreso il sistema terra-aria) 4,2 miliardi di franchi sotto forma di affari di compensazione.
«Decisione storica»
«Un messaggio storico, determinante per l’efficacia della nostra difesa aerea nei prossimi trent’anni», commenta Rocco Cattaneo , membro della Commissione della politica di sicurezza. Secondo il consigliere nazionale PLR, «è giusto firmare quanto prima, anche per evitare ritardi nelle forniture visto che da quando la Svizzera ha preso impegni con gli USA, sono giunte da parte di altri Paesi richieste per 500 apparecchi». La scelta di un top di gamma come l’ F-35 è considerata anche «azzeccata» dal punto di vista dell’interoperabilità e della collaborazione internazionale (esercitazioni e formazione), fermo restando che la Svizzera dovrà restare un Paese neutrale. Quanto ai Tiger, spiega Cattaneo, non sono solo la Patrouille Suisse. Sono velivoli usati ancora per la formazione. Mantenerli in esercizio consente anche di risparmiare sugli F/A-18, che dovranno restare in servizio fino al 2030. Di rilievo, conclude il deputato, è anche il fatto che sono stati aggiunti 300 milioni al messaggio del Consiglio federale, con gli investimenti nella cibersicurezza e nella nuova tranche di mortai, che permetteranno di colmare una lacuna a livello di truppe di terra. «Questa aggiunta», conclude Cattaneo, «anticipa la decisione presa in primavera di aumentare la spesa militare entro il 2030, dall’attuale 0,7 all’1% del PIL».