Università

Italianistica, parla la direttrice

La professoressa Angela Ferrari si esprime sulla riorganizzazione decisa dall’ateneo di Basilea: «Non si perderanno ore di lezione» - Il bando per la cattedra di letteratura è pronto e sul potenziamento della linguistica conferma: «L’Università ha preso un impegno che verrà rispettato»
L’Università di Basilea è uno dei sette atenei svizzeri che ha un’offerta di italianistica. © REUTERS/Arnd Wiegmann
Francesco Pellegrinelli
20.11.2021 06:00

«Finora ho preferito non esprimermi pubblicamente, ma, ora che la decisione dell’Università di Basilea è ufficiale, vorrei esporre il mio punto di vista».

A parlare è Angela Ferrari, direttrice dell’Istituto di italianistica di Basilea e professoressa ordinaria di linguistica: «In queste settimane è stato detto che l’italianistica basilese è morente. Che la riorganizzazione decisa dall’ateneo ha indebolito l’Istituto. Giudizi trancianti, quando invece al Dipartimento e a tutta l’italianistica svizzera avrebbero giovato maggior pacatezza e cautela».

Angela Ferrari non nasconde la sua preoccupazione. Questa narrazione eccessivamente negativa - rimbalzata sui media con il concorso della politica - rischia di produrre paradossalmente più danni che benefici. «Molti studenti hanno contattato l’Istituto manifestando il timore che il loro percorso, in qualche modo, fosse a rischio». Un danno d’immagine non indifferente, dentro e fuori la Facoltà, per un Istituto che effettivamente sta cambiando, ma la cui transizione - osserva Ferrari - deve avvenire nel segno del rilancio.

Il travaso di percentuali

A far discutere - ricordiamo - la decisione dell’Università di Basilea di mettere a concorso la cattedra di letteratura italiana - vacante dopo la partenza della professoressa ordinaria Maria Antonietta Terzoli prevista per il 31 gennaio 2022 - al 75% anziché all’attuale 100%. Una perdita d’incarico compensata, però, da un pari potenziamento del 25 % della cattedra di linguistica. Un travaso di ore, dunque, da una cattedra all’altra, nel segno di una «parificazione» in atto in tutto il Dipartimento di lingue e letterature. Ancora Ferrari: «Non si tratta di una scelta contro l’italiano o contro la letteratura. La stessa parificazione tra linguistica e letteratura avviene in altri Istituti del Dipartimento, come il tedesco». Ferrari, tuttavia, non si nasconde dietro a un dito: «Sarebbe stato meglio parificare la linguistica senza depotenziare la letteratura». Comunque, aggiunge Ferrari, «in alcun modo è in corso una battaglia interna tra letteratura e linguistica».

I dubbi di Bertoli

Ma non è tutto. Il potenziamento della linguistica, infatti, avverrà «o nel momento della successione della cattedra di letteratura (febbraio 2023), o quando andrò in pensione e la cattedra verrà messa nuovamente a concorso (circa tra quattro anni)». Un dettaglio non indifferente, entrato nel radar del consigliere di Stato Manuele Bertoli, il quale - interpellato sul tema, negli scorsi giorni - ha parlato di «declassamento dell’italiano a Basilea». «Nessuno vuole indorare la pillola», replica Ferrari. «Il potenziamento della linguistica fa parte delle decisioni strategiche dell’ateneo. Fintanto che non sarà effettivo, l’Università ha comunque garantito il mantenimento dell’intero programma di studi». Che tradotto significa: tutte le ore d’insegnamento verranno garantite, tanto nella linguistica quanto nella letteratura. È dunque da smentire, continua Ferrari, la speculazione secondo cui le ore di lezione diminuiranno.

Una questione di qualità

Altra questione, la qualità dell’insegnamento della letteratura. A sollevare il tema la stessa professoressa Terzoli. Il timore? Che la sua partenza non verrà sostituita da un professore ordinario, ma da un professore con un profilo inferiore. Pronta la replica di Ferrari: «Il profilo messo a concorso - è oramai così dappertutto - è open rank: questo significa che, a seconda dei concorrenti che si presenteranno, potrà trattarsi di un professore ordinario o di un professore-assistente, che sarà promosso ordinario dopo qualche anno. Non c’è una scelta migliore a priori: tutto dipende dai candidati. L’importante è che si tratti di una personalità di alto spessore scientifico, che ami insegnare e che mostri di conoscere bene l’italianistica svizzera».

Intanto a Basilea il lavoro per individuare il successore di Terzoli è già iniziato. Proprio in questi giorni, ci confida Ferrari, sta prendendo forma la Commissione preposta alla sua scelta. Ma la notizia, in realtà, è un’altra. Il bando di concorso per la cattedra di letteratura italiana è pronto e verrà pubblicato nei prossimi giorni. Ferrari cita il passaggio saliente: «Il titolare deve garantire l’insegnamento ad alto livello dell’intero spettro della letteratura italiana e, per quanto riguarda la ricerca, mostrare di sapersi muovere in un ampio orizzonte storico-tematico con flessibilità metodologica». Vi sono poi altri aspetti peculiari all’Istituto di italianistica basilese - spiega Ferrari - come, per esempio, il respiro comparatistico che il futuro professore dovrà mostrare. Per quanto riguarda la tempistica, invece, il successore di Terzoli entrerà in carica solo a febbraio 2023. «Dopo il pensionamento della mia collega, che avverrà a gennaio 2022, è quindi previsto un anno di supplenza che per quanto riguarda la didattica sarà affidato a una personalità di spicco del mondo accademico, la professoressa dell’Università di Torino, Erminia Ardissino».

L’italianistica di Basilea, insomma, ha in mano tutte le carte per ripartire in bellezza. Ferrari ne è convinta: «Sono in corso progetti importanti sostenuti dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, come ad esempio quello che intende descrivere e valutare l’italiano istituzionale svizzero. Sono previsti importanti convegni internazionali. Abbiamo accordi di ricerca con Università italiane, come ad esempio quella di Firenze, o americane. Possiamo contare sulla presenza di un gruppo di dottorandi molto vivace. I giovani ricercatori che lavorano all’istituto sono tutti eccellenti e molto attivi».

Polemiche alle spalle

Le premesse, insomma, per garantire continuità e crescita sono date. «Come direttrice sono certamente preoccupata, ma non credo che la situazione sia catastrofica. È in atto un cambiamento che va accompagnato con pacatezza e comprensione. Dal canto nostro, abbiamo tutte le forze e la volontà per portare avanti questa cattedra nel segno della crescita. Piuttosto sono dispiaciuta per il gran polverone che si è creato attorno all’Istituto. Come dicevo, malgrado le buone intenzioni, certe battaglie possono rivelarsi, paradossalmente, controproducenti».

Per la nostra interlocutrice, è dunque giunto il momento di lasciarsi alle spalle ogni polemica. «La mia presa di posizione non vuole andare contro ciò che è stato fatto in difesa dell’italiano a Basilea. Ma occorre capire fino in fondo le dinamiche universitarie. Ora è tempo di costruire».