Il caso

Keller-Sutter su Vance, giudizi positivi da Regazzi e Farinelli

Di «classica tempesta scatenata in un bicchier d’acqua» parla il consigliere agli Stati del Centro, il quale sottolinea in positivo la «provocazione» della presidente della Confederazione – Il consigliere nazionale del PLR: Una «censura preventiva azzoppa in modo irreparabile la libertà di opinione»
© KEYSTONE/Anthony Anex
Dario Campione
16.02.2025 20:45

«È stato un discorso molto liberale. In un certo senso, JD Vance era molto svizzero quando diceva che dobbiamo ascoltare la popolazione». Sono bastate poche parole a Karin Keller-Sutter, pronunciate in un’intervista rilasciata sabato al quotidiano ginevrino Le Temps, per scatenare una piccola bufera politico-mediatica. La presidente della Confederazione, commentando il discorso di venerdì scorso del vicepresidente USA alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, ha sottolineato come le considerazioni di JD Vance potessero essere lette alla stregua di un «appello alla democrazia diretta». Vance «ha parlato di valori da difendere e che condividiamo, come la libertà e la possibilità per la popolazione di esprimersi - ha detto Keller-Sutter - e ha anche affermato un principio molto liberale, su cui sono d’accordo: non dobbiamo soltanto condividere le opinioni degli altri, ma dobbiamo anche lottare affinché possano esprimerle».

Nell’intervista, la consigliera federale ha tenuto separato il ragionamento di carattere ideale dalle considerazioni più politiche, in cui peraltro ha espresso critiche molto chiare all’operato dell’amministrazione di Washington. «Nessuno sa concretamente quali siano le intenzioni e i piani degli Stati Uniti - ha infatti detto Keller-Sutter - Abbiamo l’impressione che, per il momento, stiano facendo annunci». E «gli annunci sono un modo per avviare le trattative. Non bisognerebbe farsi prendere dal panico dopo ogni annuncio».

Le reazioni

Una distinzione che, tuttavia, non ha evitato le polemiche. Il presidente del Centro, Gerhard Pfister, ha scritto su X: «Con tutto il rispetto per la presidente federale: non riesco a vedere molto di veramente liberale nel discorso del vicepresidente degli Stati Uniti. Negli Stati Uniti non ci sono né democrazia diretta né governi di coalizione». E intervistato dal SonntagsBlick, anche l’ex consigliere federale PLR Pascal Couchepin ha preso le distanze: «Karin Keller-Sutter è un’eccellente consigliera federale, ma ha poco interesse per la filosofia liberale. In una democrazia ci sono avversari, ma nessun nemico in casa, come sostiene il vicepresidente americano. Il liberalismo - ha aggiunto Couchepin - è più di una dottrina economica: pensa a lungo termine, apprezza il valore delle istituzioni, non butta tutto dalla finestra da un giorno all’altro e non minaccia i dazi. Non vedo un atteggiamento liberale a Washington in questo momento, ma un aspetto dell’America con caratteristiche imperialiste».

Durissima, poi, la reazione dai Verdi che, in un comunicato ufficiale hanno accusato la presidente della Confederazione di non essere «in linea con i valori e i princìpi della Svizzera» e di «isolare» il Paese «dal nostro partner più importante: l’Unione Europea».

«Il discorso del vicepresidente USA JD Vance è incendiario e lastricato di fake news - scrivono i Verdi - e ha l’obiettivo di sostenere l’estrema destra tedesca ed europea». Vance «attacca la legislazione UE volta a inquadrare meglio l’industria digitale nelle mani degli oligarchi, i quali gravitano ora nel cuore stesso del potere americano», aggiungono i Verdi, sottolineando come le parole del vice di Trump possano essere facilmente rivolte pure alla Svizzera, «impegnata a difendere lo Stato di diritto perseguendo gli autori di atti o commenti fascisti, razzisti o antisemiti. Signora presidente - dicono gli ecologisti - dare credito a un discorso del genere, che attacca i nostri vicini e partner europei, non è degno della Svizzera. Ed è particolarmente pericoloso in un momento in cui lei stessa parla della necessità di rafforzare i legami con la Germania e con l’Europa».

Il ruolo dell’Europa

Di «classica tempesta scatenata in un bicchier d’acqua» parla invece Fabio Regazzi, consigliere agli Stati del Centro, il quale sottolinea in positivo la «provocazione» della presidente della Confederazione. «È davanti a tutti come, in questo momento, l’Europa abbia un problema di credibilità, di unità d’intenti, di comprensione del proprio ufficio - dice Regazzi al Corriere del Ticino - L’Unione europea è debole e sta progressivamente perdendo quel ruolo centrale che sempre ha avuto nella storia. Le parole del vicepresidente degli Stati Uniti a Monaco hanno amplificato un problema che esiste, e di cui Keller-Sutter ha colto probabilmente il vero significato». Certo, aggiunge Fabio Regazzi, «un’Europa più fragile indebolisce anche la Svizzera. Siamo europei, non possiamo negarlo, e risentiamo pure noi di questa spossatezza del Vecchio continente. Ma, paradossalmente, siamo anche un esempio cui ispirarsi. La nostra realtà complessa, fatta di culture, lingue e religioni differenti in grado di trovare un modus vivendi e una capacità di convivenza pacifica e produttiva, potrebbe essere un modello. Forse Bruxelles dovrebbe imparare a guardare la Svizzera con meno diffidenza e meno sufficienza».

Anche Alex Farinelli, consigliere nazionale del PLR, «concorda» con le affermazioni fatte da Karin Keller-Sutter nell’intervista di sabato a Le Temps. «La consigliera federale - dice Farinelli al Corriere del Ticino - ha spiegato in maniera chiara di non voler giudicare l’Europa ma di condividere le opinioni del vicepresidente degli Stati Uniti quando questi afferma che è centrale non impedire alle opinioni discordanti di esprimersi. Keller-Sutter insiste nel dire che la democrazia è un confronto vero e noi lo sappiamo, perché lo viviamo quotidianamente nel nostro sistema federalista». Una «censura preventiva azzoppa in modo irreparabile la libertà di opinione e in un sistema democratico tutto questo può essere accettato, fatto salvo ovviamente il freno alle derive dei negazionisti». Secondo Farinelli, quindi, «c’è un fondo di verità quando si chiede all’Europa maggiore attenzione nel momento in cui entra in un sistema nel quale il politicamente corretto ha un potere fortissimo di censura su alcune tematiche. Se in Germania non si può affrontare tema dell’immigrazione senza essere tacciati di razzismo, un problema esiste».

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